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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Schio, arrestata badante: gestiva un giro di usura "alla filippina"

In manette anche il complice della donna filippina, un bengalese. La guardia di finanza ha trovato contanti e gioielli per diverse migliaia di euro, proventi dell'attività criminale. Gli interessi erano più del doppio della somma prestata

Il modus operandi consolidato (rientrante peraltro nel modello “five-six”, diffuso nella comunità filippina) prevedeva che, a fronte della concessione di un prestito, il debitore si obbligasse a pagare mensilmente una quota di interessi, da corrispondersi senza soluzione di continuità sino a quando - circostanza evidentemente di difficile realizzo - l’usurato fosse in grado di restituire, in un’unica tranche, l’intera somma ottenuta.

L'arresto

Nel corso della perquisizione eseguita nei confronti dell’indagata filippina – che negli ultimi 4 anni ha dichiarato redditi per poco più di 1.300 euro annui e che, oltre a curare il giro d’usura, lavorava quale badante nell’abitazione di un ignaro anziano – una vittima di origini asiatiche è giunta presso l’abitazione, chiedendo di poter consegnare all’indagata delle somme di denaro.

La donna, subito interrogata dalle Fiamme Gialle della Tenenza, ha riferito che stava fungendo da mero “tramite” per la consegna delle somme, conferitele da un’ulteriore cittadina filippina vittima di usura, relative al pagamento degli interessi (nel caso specifico, a fronte del prestito di 3.000 euro ricevuto nel 2015 per pagare i costi di un funerale, la donna aveva allo stato restituito oltre 6.000 euro di soli interessi).

In considerazione della palese flagranza del reato di usura, la badante-usuraia filippina è stata tratta in arresto dagli investigatori.

Nella mattinata di giovedì 12 luglio, l’arrestata è stata accompagnata dai Finanzieri in Tribunale, ove la GIP Barbara Maria Trenti,  ha celebrato l’udienza di convalida.

Le minacce alle vittime

Nell’abitazione dell’arrestata sono stati altresì rinvenuti documenti di identità da questa trattenuti in pegno per le obbligazioni contratte dai debitori i quali, escussi in atti, hanno riferito di essere soggetti ad intimidazioni non soltanto legate ai documenti. Sovente, infatti, alle debitrici filippine coniugate con uomini di nazionalità italiana gli usurai prospettavano di riferire al marito il debito contratto ed il mancato saldo dello stesso, gettando discredito su di esse, con l’effetto di indurle alle dovute dazioni finanziarie.

L’operazione in questione evidenzia ancora una volta il costante impegno della Guardia di Finanza e della Magistratura berica a contrasto degli illeciti nel mercato dei capitali, tutelando così i cittadini appartenenti alle c.d. “fasce deboli”, sfruttati dai criminali economico-finanziari.

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