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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Romano d'Ezzelino

Romano, gli amanti killer condannati a 30 anni

Il Gup Roberto Venditti del tribunale di Vicenza ha inflitto il massimo della pena a Lucia Lo Gatto, 41 anni, e Manuel Palazzo, 27 anni, per l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione di Aldo Gualtieri, il convivente 40enne della donna e padre delle sue due figlie

Solo la richiesta che rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena, ha evitato la condanna in primo grado all'ergastolo per i due amanti killer di Romano D'Ezzelino. Come riferiscono i media locali, Lucia Lo Gatto, 41 anni, e Manuel Palazzo, 27, sono stati condannati dal Gup Roberto Venditti, del tribunale di Vicenza, a 30 anni di carcere per l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione di Aldo Gualtieri, 40 anni, convivente della donna e padre delle sue due figlie. La difesa ha annunciato che, lette le motivazioni della sentenza, farà ricorso in Appello. 

La vicenda ha inizio il 23 aprile scorso, quando a Possagno, nei pressi del Tempietto del Canova, venne rinvenuto il cadavere carbonizzato della vittima. Ci vollero solo poche ore di indagini, da parte dei carabinieri, per far scattare le manette ai polsi della compagna dell'uomo e del suo giovane amante, nonché vicino di casa: la coppia era stata avvistata da un contadino nei pressi del luogo del ritrovamento sull'auto del Gualtieri, in panne, la domenica precedente al ritrovamento. 

Successivi e più approfonditi esami, hanno consentito ai militari di ricostruire la dinamica del delitto: la sera prima dell'omicidio, la Lo Gatto ha mandato le sue due figlie a dormire proprio dalla convivente dell'amante e la mattina ha stordito il convivente con del sonnifero. A quel, punto, sarebbe intervenuto il Palazzo per procedere con l'accoltellamento della vittima. Il corpo è stato caricato, nel bagagliaio della sua Golf e portato a Possagno, dove è stato bruciato. Gli amanti diabolici avrebbero pianificato anche i minimi dettagli, come la limatura delle impronte per rendere irriconoscibile il cadavere. Gli inquirenti trovarono anche un messaggio sul telefono della convivente di Palazzo che recitava: "Ciao, la carne è ben bruciacchiata".

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