rotate-mobile
Cronaca Bassano del Grappa

Riciclaggio di fuoriserie rubate: al vertice della banda due bassanesi

Tredici persone denunciate per riciclaggio internazionale di veicoli rubati e 6 le vetture poste sotto sequestro, per un valore di 400mila euro: Al vertice della banda, sgominata dalla polizia stradale di Ferrara, due pluripregiudicati di Bassano e un napoletano residente nel milanese

Era un ufficio di Treviso il quartier generale di un'organizzazione criminale specializzata nel riciclaggio di autovetture di grossa cilindrata (tra cui Range Rover HSE Sport, Porsche Cayenne, Audi A7), tutte di provenienza illecita. Al vertice della banda, sgominata dalla polizia stradale di Ferrara, due pluripregiudicati di Bassano e un napoletano residente nel milanese: complessivamente sono tredici le persone denunciate per riciclaggio internazionale di veicoli rubati e 6 le vetture poste sotto sequestro, per un valore di 400mila euro. Nel corso dell'inchiesta, coordinata dal Procuratore Capo dalla Procura della Repubblica di Vicenza, Antonino Cappelleri, sono state recuperate decine di carte di circolazione bulgare false.

L'avvio dell'indagine risale all’ottobre 2014, quando la Motorizzazione Civile di Ferrara, segnalò alla squadra di polizia giudiziaria della polstrada, alcuni personaggi che avevano avanzato una richiesta di nazionalizzazione di una Mercedes ML, consegnando dei documenti di immatricolazione bulgari che si sono rivelati essere falsi. Gli investigatori organizzarono un finto appuntamento, presso la motorizzazione, in cui venne sequestrato il veicolo: si scoprì infatti che il telaio della vettura era stato modificato (tecnica era solitamente usata dai malviventi per “nascondere” il numero di telaio originale), accertando che la provenienza del mezzo era illecita.

Le indagini si sono poi estese alle province di Mantova, Milano, Verona, Treviso, Venezia, Padova e Vicenza. L'organizzazione, che aveva contatti in tutta Europa, si “riforniva” da personaggi che rubavano per loro macchine in Romania, Bulgaria, Germania e Polonia. Successivamente le macchine venivano “stoccate” in garage privati, dove, con tecniche all’avanguardia, venivano ribattuti tutti i numeri di telaio e riprogrammate le centraline elettroniche. Proprio a causa di ciò, l’identificazione dei veicoli originali è stata molto complicata. Sistemati i telai, un falsario, produceva documenti falsi (carte di circolazione bulgare, certificati di omologazione, ecc..) coi quali veniva avviata la pratica di nazionalizzazione, tramite Agenzie di pratiche auto, presso le Motorizzazione del Veneto. I nuovi telai “assegnati” provenivano tutti da vetture esistenti, prodotte addirittura per il mercato australiano, pertanto le nuove macchine diventavano dei veri e propri cloni.

Le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla Procura di Vicenza, hanno permesso di delineare non solo i compiti che ognuno aveva all’interno dell’organizzazione, ma il sistema in cui avvenivano gli approvvigionamenti di denaro, auto e documenti falsi. Fondamentale anche il contributo dato dall’analisi del materiale sequestrato durante le perquisizioni disposte dal Procuratore Capo Cappelleri, materiale che consiste in decine di apparecchiature elettroniche usate per le comunicazioni tra i vari componenti del sodalizio (tablet, pc, smartphone).

da www.trevisotoday.it
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Riciclaggio di fuoriserie rubate: al vertice della banda due bassanesi

VicenzaToday è in caricamento