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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Ricatti via internet con finte citazioni in tribunale, in corso perquisizioni in tutta Italia

I decreti sono stati emessi dalle procure della Repubblica di Vicenza e Brescia. Ignari utenti della rete si sono visti accusati, processati e condannati per delitti mai commessi con mail estorsive contenenti una falsa citazione in tribunale per fatti afferenti alla pedopornografia

La polizia di Stato, a conclusione di una delicata attività d’indagine condotta dal servizio polizia postale e delle comunicazioni, ha eseguito 16 decreti di perquisizione personale e domiciliare, emessi dalle procure della Repubblica di Brescia e Vicenza, con l’ausilio dei compartimenti di polizia postale di Milano, Torino, Pescara, Trieste, Venezia e Roma. L'operazione è stata denominata "Kafka". Proprio come nel libro “Il processo” dello scrittore boemo, ignari utenti della rete si sono visti accusati, processati e condannati per delitti mai commessi. Infatti l’indagine trae spunto dall’invio massivo di mail estorsive, apparentemente provenienti da autorità istituzionali, contenenti una falsa citazione in tribunale per fatti afferenti alla pedopornografia.

La corrispondenza telematica oggetto di indagine riproduce un falso documento governativo e presenta nell’intestazione falsi loghi di forze di polizia e di Ministeri italiani, tra i quali il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa, affiancati a quelli di Agenzie internazionali quali Europol ed Interpol. Il falso documento era a firma di vertici di istituzioni statuali quali il capo della polizia Lamberto Giannini, piuttosto che del  comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Teo Luzi, dal direttore del servizio polizia postale, pro tempore, Nunzia Ciardi e dall’attuale supplente del direttore del servizio polizia postale, Ivano Gabrielli. L’atto fraudolento contesta all’utente violazioni gravissime, commesse attraverso la rete internet, legate a condotte penalmente rilevanti riferite a delitti di molestie sessuali su minori. Il documento minaccia di inoltrare le prove ad un non meglio specificato “procuratore” ed ai media, invitando a fornire giustificazioni entro 72 ore. Il passo successivo è una richiesta di denaro per far “decadere” le accuse e l’indicazione delle coordinate bancarie verso le quali corrispondere le somme estorte.

Il fenomeno che ha una rilevanza europea, colpisce in particolare Francia, Austria, Spagna, Belgio e Italia. Sono in corso, da parte della polizia, i rituali accertamenti tecnici sul materiale informatico oggetto di perquisizione, al fine di delineare le responsabilità dei soggetti indagati nell’attività delittuosa e la rete dei contatti coinvolti nell’invio delle mail estorsive con particolare attenzione ai collegamenti con l’estero.

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