Ragazzino rasato, la compagna ammette: "Sì, sono stata io"

"Sono stata io a rasare la testa con la croce in mezzo". E' l'ammissione di , G.P., 21 anni, coinvolta nella vicenda del ragazzino di 11 anni vicentino che avrebbe subito la 'lezione' dei capelli rasati a zero - "come agli ebrei", era stato detto - e una croce disegnata in cima alla testa per non essersi impegnato a sufficienza in una gara internazionale di nuoto. Una 'lezione', risalente al maggio scorso e denunciata dai genitori del bambino, a cui avrebbero preso parte anche due istruttori.

"E' accaduto - ha detto l'atleta - in una camera dell' albergo dove c'erano anche altri ragazzi grandi, il tutto in un ambito rituale e sportivo, deciso in maniera collettiva". "Non c'era volontà di fare violenza contro nessuno", ha sottolineato il suo legale, l'avvocato Michele Grigenti, che ha aggiunto: "Abbiamo deciso di avere un atteggiamento aperto e collaborativo". Le forze dell'ordine hanno sentito anche l'istruttrice di nuoto che era in Svizzera con la squadra nel maggio scorso, accompagnata dall'avvocato Anna Sambugaro.

"Esisteva un sistema di disciplina basato su cartellini gialli e rossi - ha spiegato l'istruttrice - ma le punizioni erano sportive: fare più esercizi addominali, più vasche a delfino, insomma più lavoro fisico. Non certo il taglio dei capelli. E' accaduto però che alcuni atleti più grandi, seguendo una moda, se li siano rasati e che i più piccoli abbiano chiesto di fare lo stesso - ha proseguito -. Uno è stato rasato mentre noi allenatori eravamo al ristorante dell'albergo. Un secondo ragazzo si è spaventato e ha chiamato la madre, è stato rassicurato. Io stessa mi sono poi scusata con la madre". E' stato rinviato a domani l'interrogatorio dell'altro allenatore, oggi impegnato con il lavoro.