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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Quinto Vicentino

Quinto, denunciato cacciatore di frodo di merli e uccelli rari

A finire nei guai è stato un ottantenne: le guardie zoofile gli hanno trovato con una "caponara" ma anche con attrezzature di "ultima generazione"

E’ successo la scorsa settimana, durante un normale controllo agli animali d’affezione di proprietà di un cacciatore ottantenne, residente a Quinto Vicentino , gli agenti zoofili dell’E.N.P.A. si imbattevano in una rudimentale trappola per la cattura illegale di merli.

L’attrezzatura messa in campo per commettere l’illecito penale, era costituita da una sorta di gabbione rovesciato, denominato in dialetto Veneto “ la caponara” sollevata da un lato per circa venticinque centimetri da terra tramite un bastoncino al quale era legata un lunga cordicella che arrivava al garage del cacciatore, sotto la “caponara” si trovava una gabbia per uccelli da richiamo con all’interno un merlo femmina. Questo è il periodo degli amori per gli uccelli, i maschi naturalmente sono attirati dalla femmina, diventa un gioco da ragazzi per il bracconiere appena il merlo si avvicina alla femmina finendo all’interno della trappola, catturarlo tirando la cordicella.

Ma non era finita, alle guardie è bastato buttare l’occhio dietro ad un ricovero attrezzi che da verso i campi per rilevare dei fatti più gravi, altre due gabbie trappola di nuova generazione, con tanto di pesi, contrappesi e girelli, all’interno usati come richiami vi erano due uccellini di specie particolarmente protette, inserite nell’appendice due della convenzione di Berna, un pettirosso ed un lucerino, entrambi senza anello identificativo.

Gli agenti zoofili hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri Forestale che sono arrivati sul posto e hanno provveduto al sequestro delle tre gabbie trappola, dei due uccelli di specie protetta utilizzati come richiami e di quattro uccelli tra merli e quaglie non inanellati.

Da quanto è trapelato uno dei bracconieri avrebbe spiegato che la mancanza degli anelli di riconoscimento sulle zampette degli uccelli era dovuta al fatto che non avrebbero avuto il tempo di inanellarli. Per legge, solo un allevatore autorizzato può mettere l’anello di riconoscimento inamovibile alla zampetta del pullus nato in cattività, ma va fatto entro i primi dieci giorni di vita, alla presenza di un addetto della Provincia e o comunque sotto il controllo della stessa, non è ammesso metterlo ad un esemplare adulto catturato illecitamente. 

Ora il cacciatore è stato denunciato penalmente per detenzione di uccelli protetti non inanellati, per l’utilizzo di gabbie trappola, denunciato ancora penalmente per detenzioni di animali in condizioni incompatibili con la propria natura e sanzionato per i richiami non inanellati, sarà la Questura che deciderà per quanto tempo tenergli bloccato la licenza di caccia.

Renzo Rizzi portavoce CPV ha aggiunto:

“il bracconaggio legato alla catture di uccelli selvatici ha raggiunto in Veneto livelli record, con un mercato in continua crescita, non solo uccelli da richiamo per la caccia ma anche specie protette di ogni tipo si trovano in vendita dai grossisti specializzati, quindi non solo allodole, tordi, cesene o altre specie cacciabili ma anche frosoni, pispole, prispoloni, pettirossi, cinciallegre, cince more cardellini, passere scopaiole ecc..ecc… insomma pur in molti casi non essendoci allevamenti il mercato pullula di uccelli protetti”.

“Come hanno dimostrato le recenti indagini dei carabinieri-Forestale in provincia di Vicenza e Treviso la maggior parte degli anelli che "indossano" i malcapitati uccelli sono platealmente falsi, è un mercato che muove svariati milioni di euro nella nostra regione, tanto che anche le organizzazioni mafiose ci hanno messo il naso, ha delle similitudini al mercato della droga, me se vogliamo contempla più reati, che vanno dal furto ai danni dello Stato, alla ricettazione, alla truffa, alla alterazione di sigilli e al maltrattamento di animali.”

“si stima ad esempio, che nella sola provincia di Vicenza per saziare l’appetito dei cacciatori servano intorno ai quarantamila uccelli all’anno, con un valore medio cadauno di 80/100 euro, mentre non è possibile stimare il mercato dei collezionisti ornitologi, che comprano specialmente uccelli di specie particolarmente protetta; mentre è certo che di questi uccelli solo il dieci per cento arriva da allevamenti autorizzati, tutti gli altri sono animali prelevati illegalmente in natura”.

“I grossisti che si ingrassano con questo malaffare, creano anche un patto con dei fidatissimi piccoli catturatori dislocati nel territorio i quali, garantiscono il rifornimento continuo delle varie specie di uccelli che il mercato richiede, il patto tra grossista e i suoi tentacoli non è scritto ma deve funzionare perché a nessuno conviene interromperlo.”

“La responsabilità di questa deriva va ricercata nella mancanza totale di attenzione da parte delle istituzioni Regionali, che sono deputate a legiferare in maniera restrittiva per salvaguardare la fauna selvatica, anzi la Giunta Zaia fa il contrario, legifera sempre in maniera più permissiva, non si capisce bene se la nostra Giunta Regionale lo faccia perché è continuamente sotto scacco della lobby venatoria più estremista, oppure se ci vada a braccetto… per cui ritengo che sotto l’aspetto della salvaguardia dei beni comuni e la tutela della fauna selvatica, la nostra Regione non può essere annoverato tra i paesi civili”. 

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