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Cronaca

LA RICHIESTA Pozzi d'acqua, inquinamento da Pfas e retrogusti amari

Una lettera di Raffaele Colombara chiede chiarimenti sulla situazione dell'inquinamento dell'acqua a Vicenza e sulla vicenda dell'ARPAV, non contattata

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VicenzaToday

Un nuovo capitolo nell'emergenza Pfas, la vicenda dell'acqua inquinata dal fluoro scoppiata un anno fa: l'allarme, gli interventi di filtraggio, le rassicurazioni, ma anche lo stanziamento di 2 milioni da parte della Regione che impone ulteriori campionamenti e screening sulle persone.

E così, con un'ordinanza degli scorsi giorni, l'amministrazione comunale, "Per tutelare in via precauzionale la salute pubblica in relazione alla propagazione della contaminazione delle acque sotterranee da parte di sostanze perfluoroalchiliche in un'area di circa 150 chilometri quadrati che comprende anche il territorio di Vicenza … obbliga tutti cittadini utilizzatori di pozzi privati ad uso personale o per la produzione di alimenti, nonché le aziende agricole o agro-industriali che producono alimenti utilizzando direttamente acqua di pozze ad effettuare la denuncia di esistenza e, in mancanza di allacciamento all'acquedotto di produrre le analisi delle acque provenienti da queste sorgenti".

Un obbligo per i privati, che potranno produrre analisi effettuate in laboratori accreditati, i cui risultati dovranno esser poi comunicati al servizio di igiene alimentare dell'Ulss 6. "Va detto- spiega l'assessore Antonio Dalla Pozza - che ci sono solo pochi laboratori che svolgono questo tipo di indagine".

Un lavoro di analisi che peraltro avrebbe potuto essere svolto dai laboratori ARPAV, la cui esperienza e professionalità è stata a lungo un fiore all'occhiello del nostro territorio, oltre che garanzia di indipendenza. Peccato che il laboratorio di Vicenza sia stato smantellato. Non si poteva tenere a Vicenza un laboratorio che si occupi delle nuove metodiche su questi inquinanti per fare prevenzione e non correre ai ripari dopo il fatto accaduto a tutela della salute dei cittadini?

E infine, perché si è costretti a ricorrere a altri laboratori accreditati al di fuori di ARPAV? Forse perché gli altri laboratori dell'Agenzia rimasti non sono in grado di far fronte alla medesima capacità analitica prima assicurata? Non si va nuovamente in contrasto con il regolamento e la legge istitutiva di ARPAV nella quale viene stabilito quali sono le attività istituzionali obbligatorie di supporto alle ULSS che sono spettanti e devono essere garantite dall'Agenzia? Alla Regione, alle province, ai comuni, alle comunità montane ed alle unità locali socio sanitarie non è consentito mantenere o attivare propri laboratori o apparecchiature destinati al controllo ambientale, né fare riferimento ad altri che non sia ARPAV.

E così, entro il 20 agosto, privati ed aziende dovranno produrre le analisi a proprio carico.

Tutto ciò premesso, si

CHIEDE

· a fronte di dichiarazioni e dati non sempre concordanti riportati sulla stampa nel corso degli scorsi mesi, quali siano allo stato i rischi per il nostro territorio e in particolare se questo nuovo provvedimento sia dovuto a nuove evidenze o rischi di inquinamento;

· quali le implicazioni e i costi organizzativi e finanziari per l'Amministrazione;

· se l'Amministrazione abbia qualche notizia rispetto alle sorti del laboratorio ARPAV di Vicenza, che in una situazione come l'attuale avrebbe garantito imparzialità e professionalità delle analisi, magari in convenzione con la Regione senza far ricadere i costi sui privati.

Raffaele Colombara

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Vicenza, 8 luglio 2014

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