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Cronaca Trissino

Europa, guerra all’ultimo Pfas: «Pressioni da ambienti Nato»

L’europarlamento riscrive la norma sull’inquinamento delle acque ma non azzera il limite per i derivati del fluoro. I comitati veneti insorgono, il Carroccio s’infuria: ma la vera partita si giocherà a Roma

C’è molta delusione nel fronte «No Pfas» per il voto con cui ieri, martedì 23, il parlamento europeo a Strasburgo ha licenziato il testo della nuova direttiva in tema di acqua. Una direttiva che toccava molti ambiti tra i quali anche quello delle sostanze inquinanti tollerate comprese appunto i temibili derivati del fluoro, ovvero i Pfas, la cui contaminazione, ascritta alla trissinese Miteni spa, da tempo ha colpito l’intero veneto centrale. Durissimo il Carroccio, che parla di vittoria delle lobby. Ora la palla passa i ministeri dell’ambiente dei singoli stati dell’Unione che possono, di concerto con le altre istituzioni rimodulare la norma. La quale, tra l’altro, lascia comunque gli stati membri liberi di porre leggi più restrittive tanto che, quantomeno il Belpaese, o le altre nazioni che non condividono lo spirito del voto di Strasburgo, potranno comportarsi di conseguenza.

LA DELEGAZIONE E IL VOTO

Da alcuni giorni un manipolo di genitori «No Pfas» aveva piantato le tende a Strasburgo per una azione di sensibilizzazione, o di lobbying se si vuole, nei confronti dei parlamentari europei «che poco o nulla conoscevano la materia» fa sapere Michela Piccoli, uno dei volti più noti della delegazione. «L’aula per un pugno di voti - fa sapere ancora Piccoli - ha licenziato un testo che pone dei limiti precisi solo per i Pfas di vecchia generazione, quelli a catena lunga, ovvero quelli che non sono più prodotti in Europa. Per queste ultime sostanze le soglie sono fissate a 100 nanogrammi per litro per ogni singolo composto Pfas e 500 nanogrammi per litro per la somma di tutti i Pfas». Nessun limite è stato invece fissato per i Pfas «a catena corta» (ovvero che presentano meno atomi di carbonio rispetto agli otto presenti nei vecchi composti) che secondo alcuni studi scientifici presentano diversi ma altrettanto preoccupanti profili di tossicità. L’argomento peraltro è già stato affrontato su Veronasera.it .

ANALISI CHIMICHE "FALSATE"

«La nostra richiesta di ascolto è stata accolta da diversi europarlamentari tra cui quelli della sinistra ovvero del Gue nonché i Cinque stelle, ma da subito abbiamo percepito il peso delle lobby. Il problema di fondo - fa sapere il veronese Luca Cecchi, altro volto noto della galassia ambientalista veneta - è che a Strasburgo non si discuteva solo di sostanze perfluoroalchiliche, i ben noti Pfas, ma si discuteva un testo che ridisegnava l’intera disciplina del ciclo dell’acqua. Il testo partorito tra mille mal di pancia, che di fatto tutela le grandi multinazionali del ciclo integrato come Veolia, pone l’accento sulla salubrità dell’acqua da garantire al rubinetto. E non sulal salubrità da imporre all’intero ciclo. Il che oltre a favorire la lobby degli inquinatori, ovvero quella dell’industria, finirà per dare un vantaggio competitivo enorme ai grandi gestori che saranno gli unici, almeno sulla carta, a poter garantire filtraggi adeguati. Sempre che lorsignori siano obbligati a rendere note le analisi».

Il motivo? Checchi lo spiega senza peli sulla lingua: «Durante i lavori parlamentari abbiamo assistito ad una proposta indecente da parte del gruppo dei popolari, ovvero del Ppe, tesa ad elevare del 50% il margine di errore sulle misurazioni di alcune sostanze tossiche nell’acqua potabile. Questa tolleranza intollerabile, mi si perdoni il bisticcio di parole, è stata poi ridotta, ma non di molto, al 20%. Ed è questo uno degli ambiti rispetto al quale chiederemo al governo di intervenire con una legge nazionale ad hoc perché questo meccanismo rischia di alzare in modo surrettizio le soglie. Da questo punto di vista però dovremo studiare quel testo disgraziato con molta attenzione perché la sua formulazione è volutamente farraginosa. Come vorremo studiare attentamente la composizione del voto definitivo, perché da quello si capiranno tante cose sulle intenzioni dei singoli parlamentari».

«CENSURA SULL’EFSA»

In realtà lo sgomento degli ambientalisti non finisce qui. A metà ottobre la rete veneta del movimento aveva accolto con molto favore la decisione dell’Agenzia ambientale europea, l’Efsa, di proporre di abbassare di 1500 volte la dose di Pfoa, ovvero i pfas a catena lunga a causa «della pericolosità di questa sostanza e per i gravissimi rischi che, ai dosaggi attuali, oggi consentiti peraltro dalla normativa regionale veneta può arrecare ai cittadini, alle donne gravide e ai bambini che sono i più esposti». In quella occasione però Giovanni Fazio, volto di spicco della associazione ambientalista arzignanese Cillsa, parlò al contempo della volontà da parte della Commissione europea di imbavagliare la stessa Efsa». Un timore che è stato raccolto dallo stesso Cecchi a Strasburgo. «Da quello che abbiamo appreso pare che la Commissione nominerà un comitato di garanzia composto da scienziati chiamati dietro nomina fiduciaria. Per cui avremo un’agenzia scientifica che non risponde alla scienza, bensì alla politica e alle lobby».

IL J’ACCUSE DELLA LEGA

Un caso tutto a parte è la posizione assunta a Strasburgo dal Carroccio, il quale aveva presentato alcuni emendamenti che chiedevano Pfas zero nell’acqua: di fatto la posizione più garantista nei confronti della salute e dell’ambiente. La bocciatura da parte dell’aula ha scatenato l’ira dell’eurodeputato bassanese Mara Bizzotto, la quale ieri sulla sua bacheca Facebook è andata giù duro: «L’Europa delle lobby, con la complicità dei gruppi politici afferenti ai Popolari e ai Socialisti, Forza Italia e Pd, ha votato no al nostro emendamento Zero Pfas, per la tutela dell’acqua e della salute pubblica. Una grande occasione persa per colpa di quei partiti che in Veneto dicono una cosa e al Parlamento Europeo fanno esattamente il contrario. E, cosa ancora più grave, il parlamento ha addirittura approvato un emendamento del Ppe peggiorativo con limiti di Pfas più alti rispetto al testo votato in Commissione Ambiente a settembre. Ad ogni modo la nostra battaglia continua perché il nostro governo, che non è schiavo dell’Europa come quelli in passato appoggiati dal Pd, farà la guerra su questa Direttiva in sede di concertazione con Commissione Ue, parlamento e consiglio». Parole che pesano come pietre che come annuncia la stessa deputata avranno una eco anche a livello nazionale.

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