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Cronaca Montecchio Maggiore

Operazione Makina, uno degli esponenti del sodalizio abita a un passo dai carabinieri

È uno dei dettagli che trapela della carte della inchiesta della procura antimafia nelle quali è finito anche il nome di uno dei candidati a sindaco della cittadina castellana: molti residenti preferiscono non parlare. Intanto Trapula ringrazia gli inquirenti mentre a Schio Coalizione civica si dice preoccupata

«Di quelle persone è meglio non parlare, non ho nulla da dire... certe presenze a Montecchio nei nostri dintorni ci sono sempre state, ma non mi chieda un commento perché la materia è delicata e non voglio espormi...». E poi  «se ci sono stati dei reati la giustiza farà il suo corso, ma ninete intevriste con la telecamera». Sembra di essere in un film sull'omertà che regna in certi paesi del Meridione assillati dalla presenza della mafia, ma invece siamo a Montecchio Maggiore la cittadina dell'Ovest vicentino che da tempo era la base di un sodalizio criminale che ha coinvolto molte persone, calabresi e poi veneti e anche qualche straniero. Un sodalizio (i cui tentacoli si estendono non solo all'Ovest e all'Alto vicentino ma anche al Trentino) dedito principalmente al traffico di stupefacenti su vasta scala (ne parla diffusamente Vicenatoday.it di ieri 4 febbraio: gli inquirenti hanno ribattezzato l'operazione «Makina»).

«IL GIRO DI PIAZZA CARLI»
Alcuni dei volti finiti nell'inchiesta sono conosciuti «soprattutto nel giro di piazza Carli» e fanno riferimento a due famiglie i Criaco e i Marte. Uno degli appartenenti a questa ultima famiglia abita in via Madonnetta de facto a un passo della caserma dei carabinieri. Tra coloro, specie signore con tanto di passeggino, che nel pomeriggio passeggiano lungo via Madonnette o per la vicinissima piazza Carli, edilizia acrilicata da boom degli anni Ottanta con ambizioni da centro città in chiave modernista e oggi in precoce disfacimento estetico, non c'è voglia di parlare «perché quella è gente con gli agganci giusti». Nelle carte dell'inchiesta peraltro finisce anche un nome parecchio noto nella cittadina castellana, quello dell'avvocato Lara Criaco con studio a Vicenza a pochi passi dal tribunale. Chi scrive ha chiesto alla donna, che alle ultime elezioni è stata candidato sindaco proprio nella cittadina castellana a capo di una lista civica senza nemmeno entrare peraltro in consiglio, il proprio punto di vista. «Non ho intenzione di rilasciare alcun commento» è stata la laconica presa di posizione della professionista.

«RINGRAZIO GLI INQUIRENTI»
Chi parla invece è il suo sfidante oggi sindaco, il leghista Giancarlo Trapula che in una breve nota diffusa ieri nel pomeriggio ha ringraziato gli inquirenti: «Ringrazio ed esprimo la massima stima alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura per questa importante operazione che ha coinvolto anche la nostra città. Essa ci fa capire quanto possa essere pericolosa la penetrazione di organizzazioni di stampo mafioso nel nostro tessuto sociale. Un fenomeno che va combattuto con tutte le armi che si hanno a disposizione, tra cui appunto la lodevole attività investigativa che ha portato ai risultati di oggi».

LA COCA NEL MACCHINARIO E QUELLA NEL CONTAINER «DESTINATO A UN CONCIARIO»
Nelle carte dell'inchiesta in cui per alcuni viaggi della droga si parla di partite da quasi 500 kili. In un caso lo stupefacente, centinaia di kili era stato termosaldato nel macchinario spedito da una ditta operante nel comprensorio scledense. Tuttavia nelle stesse carte c'è il riferimento ad una altra maxi partita rispetto alla quale uno degli indiziati in qualità di organizzatore, «contribuiva alla pianificazione di una operazione illecita volta ad importare una ingente partita di cocaina dal Sudamerica tramite la spedizione di un container di pellame destinato ad un conciario della zona vicentina». Chi sia l'imprenditore ancora non è dato sapere ma non è detto che il nome possa trapelare alle brevissime.

LA PREOCCUPAZIONE DI COALIZIONE CIVICA
Ad ogni modo, visto che l'operazione ha interessato anche l'Alto vicentino, a partire da Schio, sempre nel pomeriggio era stato il consigliere comunale scledense Carlo Cunegato (che siede tra le fila della opposizione con Coalizione civica) a dire la sua. «L'operazione antidroga - sottolinea - condotta dalla polizia di Stato e in primis del suo Servizio centrale operativo lo Sco e dalla Guardia di finanza, coordinate dalla magistratura veneziana rivela la esistenza di un inquietante sodalizio che spero venga al più presto disarticolato a tutti i livelli. Alcune persone bersaglio di misure cautelari - rimarca ancora Cunegato - provengono dalla mia Schio: ma anche da Montecchio Maggiore e dalla Calabria. Si tratta di un sodalizio criminale che sembra abbia fatto arrivare nel nostro Paese quintali e quintali di cocaina in un container che conteneva una macchina levigatrice. Questo almeno è quanto si legge nelle carte del Gip veneziano che ha vagliato le richieste della magistratura inquirente ossia la Direzione distrettuale antimafia di Venezia. Sono molto preoccupato per le ricadute sul tessuto sociale di questa che ormai pare essere una vera e propria colonizzazione. Operazioni del genere - conclude il consigliere - sono particolarmente significative visto che vengono presi di mira i cosiddetti pesci grossi che non sempre finiscono nella rete».

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