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Cronaca

Omicidio Vitalie Omencu moldavo a Chioggia a incastrare il contadino le parole del complice

A portare gli inquirenti sul luogo dove era sepolto il cadavere di Vitalie Omencu il sodale dell'agricoltore 47enne fermato. Ha confessato tutto

Alla fine è crollato. Si è sentito braccato e ha spiattellato tutto ciò che aveva visto. Soprattutto dove si trovava il corpo di Vitalie Omencu, il 33enne imprenditore moldavo sparito nel nulla dal 7 gennaio 2013 dopo essere atterrato all'aeroporto Marco Polo per affari. Tempo qualche ora e il corpo dello sventurato era già stato nascosto in un terreno vicino alla statale Romea a Sant'Anna di Chioggia.

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Ucciso. Naturalmente il giallo, anche se è probabile che sia stato risolto, è ancora lontano dai titoli di cosa. In primis quello scheletro rinvenuto dagli agenti della squadra mobile di Vicenza, titolari delle indagini, non è ancora accertato al cento per cento che sia quello del 33enne, di cui aveva denunciato la scomparsa la sorella residente nella provincia berica. A giorni il test del DNA fugherà ogni dubbio. Dopodiché serve stabilire responsabilità e dinamica che hanno portato al delitto. Il giorno stesso del ritrovamento del cadavere le forze dell'ordine hanno sottoposto a fermo indiziario di delitto per omicidio in concorso, rapina e occultamento di cadavere un agricoltore chioggiotto di 47 anni, Gianni Tolomei. Stava per fuggire, avendo capito che ormai gli investigatori gli stavano col fiato sul collo. A "tradirlo" il complice, sempre italiano: non ha retto la pressione e alla fine ha parlato. Se abbia detto tutta la verità si vedrà. Fatto sta che il reo avrebbe dichiarato che l'accordo tra i due era di attirare l'imprenditore in una trappola per poi rapinarlo dei 15mila euro in contanti che aveva con sé. La vittima, infatti, aveva raggiunto il Nordest per acquistare auto usate (in questo caso una Mercedes o comunque un veicolo di grossa cilindrata). Il suo business era di riportarle in patria e rivenderle. Tutto legale, tutto alla luce del sole. Attraverso dei mediatori suoi connazionali è arrivato il contatto. E la decisione di chiudere l'affare. Sull'esistenza o meno dell'auto è ancora mistero: non è stata ancora trovata ma è possibile che esistesse davvero, visto che per imbarcarsi in un viaggio del genere di solito si chiedono documenti e "prove". Annuncio promozionale Sono stati proprio questi mediatori a collaborare con i magistrati e a indicare le due persone che Vitalie Omencu doveva incontrare. Doveva essere una rapina senza mezzi termini, con al limite anche l'uso della violenza. Si è trasformata in un omicidio. Secondo il racconto del "pentito" il 47enne fermato all'improvviso avrebbe estratto una pistola di cui il complice ignorava l'esistenza e avrebbe sparato tre colpi. Uno dritto alla testa della vittima. E proprio quello che potrebbe sembrare il rimasuglio di un proiettile potrebbe essere rimasto nel cranio del 33enne. Almeno a un primo esame esterno delle ossa raccolte nascoste sotto una settantina di centimetri di terreno. Una sepoltura in pieno giorno cui entrambi gli indagati avrebbero partecipato, per questo motivo devono rispondere anche di occultamento di cadavere. 

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