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Cronaca

Delitto Tassitani, Fusaro esce dal carcere con un permesso: "Una concessione fatta in questo modo non fa onore alla giustizia"

L'ex falegname bassanese rapì, uccise e fece a pezzi Iole Tassitani. Condannato a 30 anni, ha usufruito della possibilità di alcune ore di libertà. L'avvocato della famiglia della vittima: "Non sono nemmeno passati per l'istanza del suo legale"

Michele Fusaro, il killer che il 12 dicembre del 2007 rapì la figlia di un notaio di Castelfranco, Iole Tassitani, e la portò nella sua casa di via Carducci dove la uccise, ha chiesto e ottenuto nei giorni scorsi un permesso di 10 ore. L’assassino, un ex-falegname di Bassano del Grappa, fece a pezzi la donna e pochi giorni dopo, a conclusione delle indagini, i carabinieri trovarono i resti della vittima e chiusero il cerco sull’uomo, arrestandolo due giorni prima di Natale. La condanna per quel diritto atroce, uno dei più efferati del Veneto, fu emesso nel 2011. La corte di Cassazione ridusse la pena dell'ergastolo inflitta in secondo grado a 30 anni. Una sentenza che fece molto discutere e che provocò lo sdegno della famiglia di Iole. 

La possibilità di ottenere permessi premio per Fusaro, ora 56enne, si era aperta a febbraio 2022. La bocciatura del ricorso presentato dalla Procura generale aveva aperto all'ex falegname la possibilità di chiedere di uscire temporaneamente dal carcere dove si dove si trova dal 2007 e dove dovrebbe restare fino al 2037. Secondo la legge italiana, infatti, i detenuti che hanno scontato almeno un terzo della loro pena possono richiedere i permessi premio. Tuttavia, molti si chiedono se in casi come quello di Fusaro, sia giusto concedere tali benefici.

Ai microfoni di Vicenzatoday l’avvocato della famiglia Tassitani, Roberto Quintavalle, ha dichiarato a proposito: “Uscire per un permesso di 10 ore senza passare per l’istanza del suo avvocato ma concedendoglielo direttamente dopo una serie di richieste, l’ultima di qualche mese fa, non è una cosa che fa onore alla giustizia. A parte questo, secondo il mio parere, era meglio un permesso ai domiciliari così almeno c’era più controllo, che non permettergli di essere un libero cittadino anche solo per 10 ore”.

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