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Cronaca

Nuova base, migliaia sfilano in piazza: cronaca, foto e video

In occasione dell'inaugurazione della nuova base Usa a Vicenza, avvenuta al mattino, oltre tremila persone hanno sfilato a partire dalle 21 nel centro storico della città impugnando cesoie simboliche: "Nessuna pacificazione"

Tremila  persone sono tornate a sfilare nel centro storico di Vicenza dopo 7 anni di mobilitazione, in occasione del taglio del nastro al Del Din, avvenuto in mattinata. La manifestazione, organizzata dal Presidio permenente No dal Molin, è partita da piazza Castello alle 21 per raggiungere piazza dei Signori. I manifestanti hanno sfilato impugnando delle cesoie di cartone, simbolo delle numerose azioni dirette che si sono susseguite negli anni, con il taglio delle reti sia all'ex Dal Molin che a Site Pluto a Longare, che negli altri insediamenti militari americani presenti in città. IL VIDEO

"La città non si è vestita a lutto si è chiusa nel ricordo sterile dell’imposizione annunciando la propria sopraffazione, ma ha dichiarato il proprio futuro: Vicenza libera dalle servitù militari. Dalle pentole  alle cesoie, simbolo della voglia dei cittadini berici di liberare la propria terra da reti e reticolati - scrivono gli organizzatori in un comunicato - Con i giovani in testa a raccontare che una nuova generazione ha preso in mano il futuro della propria città".

Nuova base: Vicenza torna in piazza (foto Global Project)


"Al progetto statunitense, oggi manca l’aspetto strategicamente decisivo: uno spazio di volo - ricordano - Che gli architetti a stelle e strisce avevano, ovviamente, progettato all’interno dell’area del Dal Molin. Ma che non è stato realizzato, e non lo sarà mai. Laddove avrebbero voluto decollare gli skysoldiers, infatti, oggi c’è il Parco della Pace. Un territorio smilitarizzato grazie alla cocciutaggine dei vicentini. Che sono entrati, più volte, in quell’area; ci hanno piantato 150 alberelli; ci hanno dormito, dopo aver tagliato le reti per occuparlo. E che, per questo, andranno a processo, in 44, il prossimo settembre. Iniziative che hanno strappato alle grinfie dei militari 600 mila metri quadri di terreno, restituendoli alla comunità locale e segnando un’inversione di tendenza storica nei processi di militarizzazione del territorio vicentino".

"Ma è tutta la città che è cambiata; la destra-zerbino degli Usa, che qui regnava, oggi è insignificante. E, nel cuore di Vicenza, crescono iniziative e mobilitazioni che vedono scendere in piazza le donne, gli studenti, le cooperative sociali, il gay pride. Era la cattedrale d’Italia. La città più sicura per gli statunitensi, che qui potevano fare ciò che volevano. Spostare reti, spianare campi, allargare basi. Nel decennale silenzio di generazioni di amministratori locali - proseguono per concludere che - Oggi, non è più così. Oggi gli statunitensi rinunciano alle cerimonie in grande stile. Si nascondono nelle proprie basi. Ridimensionano progetti e ambizioni, lasciando in Germania parte dell’armata che volevano portare a Vicenza. Oggi, gli statunitensi vedono le proprie reti andar giù. E’ il popolo delle cesoie che ha preso il testimone dal popolo delle pignatte. Che scende in strada, ancora una volta, a dimostrare che nessuna pacificazione è possibile finché ogni metro quadro della città non tornerà nelle mani dei vicentini. Per portare avanti un sogno, un’utopia, una speranza: Vicenza libera dalle servitù militari".

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