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Cronaca

'Ndrangheta, maxi operazione Aemilia: 117 arresti, coinvolta anche Vicenza

Tra i reati contestati sono associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, reimpiego di capitali di illecita provenienza, riciclaggio, usura

Centodiciassette ordinanze di misura cautelare e 46 fermi sono stati eseguiti in Emilia Romagna dai carabinieri del comando provinciale di Modena, insieme a quelli di Parma, Piacenza e Reggio Emilia nell'ambito dell'operazione 'Aemilia'. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, reimpiego di capitali di illecita provenienza, riciclaggio, usura, emissione di fatture per operazioni inesistenti, trasferimento fraudolento di valori, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, danneggiamento e altri reati, aggravati dal metodo mafioso. I fermi sono stati eseguiti a Cremona e Verona dai militari dei comandi provinciali di Crotone e Mantova. 

Nel Vicentino, sono finiti in manette S. B., 46 anni nato a Locri e residente a Rosà, fratello di Michele, considerato uno dei boss dell´associazione mafiosa, e F.F., 40 enne imprenditore edile nato a Locri ma residente a Orgiano, I due vengono definiti dagli inquirenti “partecipi, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni tra loro (riunioni di ´ndrangheta), eseguire le direttive dei vertici dell´associazione emiliana, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio, mettendosi in tal modo a completa disposizione degli interessi della struttura".

I provvedimenti scaturiscono da un'articolata attività investigativa, coordinata dal Procuratore Capo Roberto Alfonso e dal Sostituto Marco Mescolini, sviluppata su più fronti dai predetti Reparti dell'Arma emiliana e successivamente collegata, d'intesa con le rispettive Autorità Giudiziarie, a convergenti inchieste condotte in Calabria e in Lombardia.

Gli esiti dell'indagine hanno consentito di delineare il quadro complessivo degli assetti organizzativi della cosca "GRANDE ARACRI", radicata a Cutro (KR) e con estese propaggini extraregionali in Emilia Romagna e in Lombardia, tutte subordinate al boss detenuto Nicolino GRANDE ARACRI e dotate di ampia autonomia nel perseguimento dei diversificati interessi illeciti. Le indagini hanno comprovato la capacità della consorteria di attuare una pervasiva infiltrazione del tessuto economico e imprenditoriale nei settori dell'edilizia, dei trasporti, del movimento terra e dello smaltimento dei rifiuti, tanto nel territorio d'origine, quanto nelle aree di proiezione, mediante una sistematica pressione estorsiva esercitata nei confronti di imprenditori locali e finalizzata a imporre, nella fase di esecuzione delle opere, la scelta di subappaltatori e fornitori fra quelli di riferimento dell'organizzazione criminale.

In particolare, le investigazioni hanno messo in luce gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla realizzazione di rilevanti interventi di riedificazione a seguito del terremoto che ha interessato l'Emilia Romagna nel 2012, ai quali le ditte mafiose hanno avuto accesso anche grazie alle cointeressenze mantenute con i titolari di un'importante azienda edile modenese assegnataria di appalti pubblici per lo smaltimento delle macerie. Dall'inchiesta è emerso, inoltre, come i proventi illeciti delle articolazioni emiliane venivano in parte trasferiti alla cosca crotonese, mediante il metodico ricorso alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti attuata dalle società calabresi riconducibili ai "GRANDE ARACRI", e in parte reimpiegati in loco nell'erogazione di prestiti a tassi usurari in pregiudizio di imprenditori e nell'avvio di considerevoli iniziative immobiliari intestate a prestanome nelle province di Mantova e Parma. Tra le attività criminali svolte dall'organizzazione, anche la ricettazione di imbarcazioni di lusso del valore di svariati milioni di euro, oggetto di appropriazione indebita commessa in Italia e reimmesse nei mercati nautici di Turchia e Croazia.

Le indagini hanno altresì appurato il tentativo dell'organizzazione di evitare le verifiche antimafia della Prefettura di Reggio Emilia e di influenzarne gli orientamenti, anche attraverso una serie di iniziative mediatiche promosse da un Consigliere di minoranza della Provincia reggiana, destinatario dell'ordinanza in esame con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Contemporaneamente, i militari dei Comandi Provinciali di Crotone e Mantova stanno eseguendo, nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catanzaro e Brescia nei confronti di 46 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei medesimi reati, mentre ulteriori 4 ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dal personale della Guardia di Finanza di Cremona nei confronti di altrettanti soggetti. E' inoltre in corso di esecuzione un'imponente sequestro beni disposto dal GIP presso il Tribunale di Bologna su richiesta della locale DDA per un valore complessivo di oltre 100 milioni di euro.

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