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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lavoratori agricoli a 5 euro all'ora, 46enne arrestato per caporalato

I carabinieri hanno concluso una lunga indagine su un imprenditore che forniva manodopera a basso costo presso aziende agricole e allevamenti avicoli situati nelle province di Vicenza, Verona e Trento

Gestiva la propria azienda all'insegna di uno sfruttamento simile alla schiavitù. È quello che è emerso da una lunga indagine dell'Ispettorato del Lavoro di Vicenza e dei carabinieri di Rosà che nella mattinata di mercoledì hanno fatto scattare le manette ai polsi un cittadino di nazionalità marocchina, 46enne, residente nella bassa veronese. L'uomo reclutava cittadini extracomunitari  suoi connazionali, generalmente privi di permesso di soggiorno, impiegandoli in condizioni di sfruttamento presso aziende agricole e allevamenti avicoli situati nelle province di Vicenza, Verona e Trento. 

La conclusione dell'indagine nominata "Chicken Collection", hanno condotto i militari a ipotizzare in capo all'indagato responsabilità penali per sfruttamento del lavoro commesso nei confronti di 15 nordafricani, tutti irregolari sul territorio nazionale, oltre ai reati previsti per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori privi del permesso di soggiorno e per aver esibito alle aziende committenti un documento falso di regolarità contributiva. Il provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Verona su richiesta della locale procura, trae origine da un'attività investigativa avviata e condotta,  dall'ottobre  2021, a  seguito  delle denunce sporte  dai  lavoratori sfruttati.  

Gli accertamenti condotti attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre che con le ispezioni nelle ditte utilizzatrici e le testimonianze dei lavori sfruttati, hanno permesso di far emergere le condotte illecite dell'arrestato. L'uomo, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità dei lavoratori, forniva una retribuzione palesemente inferiore a quella contemplata nei contratti collettini regionali e nazionali, limitandosi a corrispondere un compenso orario di non più di 5 euro all'ora, impiegandoli in turni di anche 15 ore lavorative giornaliere, senza riposi settimanali, nelle lavorazioni agricoli come potature delle viti e negli allevamenti agricoli. 

Le vittime, obbligate a lavorare sotto la pioggia e nel fango, non avevano la disponibilità di servizi igienici e dei luoghi dove potersi cambiare o consumare il pasto e operavano sotto una  costante  vigilanza  oppressiva, sia durante le ore di lavoro sia in quelle di riposo. Numerose le violazioni accertate dai carabinieri relative alla sicurezza e salute degli impiegati sui luoghi di lavoro, quali la mancata fornitura di dispositivi di sicurezza, l'assenza di visite mediche, la mancata compilazione del documento di valutazione dei rischi e la mancata frequentazione dei corsi relativi alla formazione. Spesso la costrizione a tali condizioni lavorative era dovuta alla precaria condizione di regolarità sul territorio nazionale dei lavoratori che, nel timore non venisse fornita la benché minima occupazione, ovvero che non potessero più percepire quella minima somma di denaro per il sostentamento loro e delle loro famiglie, si vedevano costretti ad accettare la situazione di estremo sfruttamento 

Il modus operandi con il quale agiva l'indagato, consentiva alla sua azienda di proporsi sul mercato agricolo a prezzi decisamente vantaggiosi per le ditte committenti, che beneficiavano del reclutamento e dell'impiego dì manodopera irregolare, soprattutto in quelle attivi tà particolarmente usuranti e faticose quali il carico e scarico del pollame e le lavorazioni agricole.
 

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