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Cronaca

Il Governo diffida Vicenza su Borgo Berga e il Comune tace

Giunge dal ministero la diffida shock all’indirizzo del Comune di Vicenza. L’hanno svelata oggi i comitati che si battono contro la cittadella giudiziaria all’ex Cotorossi

Il comune di Vicenza deve annullare in autotutela «i titoli urbanistici ed edilizi» privi di autorizzazione paesaggistica nella maxi lottizzazione di Borgo Berga. Si tratta di una vera e propria decisione shock anche alla luce delle querelle giudiziaria che da anni pende sul caso. La decisione bomba giunge dal Ministero dei beni culturali. La notizia è stata resa nota stamani durante un briefing dei comitati che da tempo si battono contro l’insediamento della cittadella giudiziaria.

Più segnatamente questa mattina nella sede cittadina di Italia Nostra, oltre all’associazione che si batte per la tutela del paesaggio, c’erano anche gli attivisti di Legambiente, dell’Osservatorio urbanistico Out, di Civiltà del Verde e quelli del Comitato vicentino contro l’abusivismo edilizio. Rispettivamente i rappresentanti presenti erano Roberto Rech delegato di Italia Nostra, il vicepresidente del circolo berico di Legambiente Adriano Battagin, la presidente della associazione Civiltà del verde Romana Caoduro: con loro i portavoce del comitato antiabusi Paolo Crestanello e Fulvio Rebesani nonché Francesca Leder per Out. Tutti hanno espresso «grande soddisfazione» per il pronunciamento del Ministero. Ma più nel dettaglio di che cosa si tratta?

LA LETTERA ESPLOSIVA

La missiva in questione, che poi è una vera e propria diffida, è stata firmata da Gino Famiglietti, capo della «Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio» del Ministero dei beni culturali. Il documento porta la data dell’11 dicembre ma il destinatario, ovvero il Comune di Vicenza, l’ha ricevuta il giorno appresso con protocollo 0186179/2018 del 12 dicembre 2018. La lettera (che Vicenzatoday.it puà produrre in anteprima ) è costituita da due pagine scritte tutte in punta di diritto. Andando nel particolare il ministero era stato interpellato proprio dai comitati che contestavano l’orientamento del Comune volto a negare l’esistenza del vincolo paesaggistico per l’area ex Cotorossi. «Fatto curioso spiegano i portavoce - è che il comune fino al 2013 riteneva l’area sottoposta a tutela vincolistica, salvo poi cambiare parere e quindi non rilasciare più le necessarie autorizzazioni paesaggistiche: presupposto questo per la validità dei titoli edilizi nelle aree sottoposte a vincolo». Le associazioni avevano argomentato più volte in questo senso, producendo diversi pareri tra cui il più autorevole è quello del professore Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale.

SPORTELLO SUAP: BOMBA A OROLOGERIA

Si tratta di argomentazioni, analisi e pareri scritti che «hanno richiesto mesi e mesi di duro lavoro» spiegano i comitati. Un lavoro che a giudizio degli stessi è stato fruttifero visto che il ministero alla fine «ha ben accolto le tesi delle Associazioni». Ad ogni modo stamani sempre durante l’incontro che le associazioni hanno tenuto per fare il punto della situazione (in foto uno dei momenti della riunione), è stato anche rilevato un altro aspetto giudicato «senza dubbio grave». Si tratta della condotta dello sportello unico per le attività produttive del comune, gergalmente noto come Suap, il quale è competente «per il rilascio dei titoli edilizi» meglio noti come permessi a costruire. Questo ufficio, secondo i comitati «non potrebbe rilasciare le autorizzazioni paesaggistiche. Lo vieta il Codice dei beni culturali, all’articolo 146 comma 6. Come spiega una sentenza della magistratura amministrativa di tre anni fa».

Una sentenza che è stata letta in alcuni passaggi fondamentali: «La separazione organizzativa a livello comunale è voluta dalla legge ad adeguata prevenzione della possibile commistione in capo al Comune delle due competenze e a evitare che la valutazione urbanistica possa incidere sull’autonomia di quella, superiore e delegata, paesaggistica». Questo, sottolineano gli attivisti, stabilisce il Consiglio di Stato, sezione sesta con il pronunciamento 2784 12 maggio e 5 giugno 2015. «Il che comporterebbe una riorganizzazione totale degli uffici che al momento non è nemmeno in previsione». Si tratta di parole non da poco perché descrivono una situazione che potenzialmente mette a rischio di nullità o di inefficacia non solo i permessi rilasciati nell’ambito dell’affaire Borgo Berga (o ex Cotorossi come è conosciuto nel mondo degli avvocati vicentini), ma in generale tutti i permessi “multipli” usciti da quello sportello. Si tratta di una sorta di bomba ad orologeria che potrebbe deflagrare nelle settimane a venire in piazza Biade.

IL J’ACCUSE DELLA DOCENTE UNIVERSITARIA

Ma c’è dell’altro, la Leder, che è docente di urbanistica all’università di Ferrara, questa mattina ha puntato l’indice proprio contro palazzo Trissino: «Colpisce che il comune l’11 dicembre riceva un’autentica bomba, ovvero questa diffida del Ministero dei beni culturali e solo pochi giorni dopo annunci trionfalmente alla stampa l’apertura di una trattativa con il privato. Una trattativa tesa a risolvere il caso del lotto E». Si tratta di quella parte di terreno non ancora edificata sulla quale il privato avanza rivendicazioni di poter costruire, col comune che, temendo un pesante impatto sul piano paesaggistico, propone una compensazione, ovvero la possibilità di ottenere terreni edificabili in altre zone della città. «Non dicendo alcunché della missiva giunta da Roma - rimarca la professoressa - si è nascosta ai giornalisti la richiesta di annullamento del titolo edilizio imposta dal ministero. Titolo edilizio grazie al quale si stanno completamento i ben noti edifici alla confluenza dei due fiumi».

UN MACIGNO SULLA REGIONE

Ora la palla passa in mano agli uffici di piazza Biade sul piano amministrativo e alla giunta di centrodestra, capitanata dal civico Francesco Rucco, per la parte politica. La questione non è di poco conto perché così stando le cose tutti i fabbricati venuti su in questi anni sarebbero abusivi perché viziate sarebbero le autorizzazioni. È chiaro che in un contesto del genere Comune e privato potranno dire la loro e far valere le loro ragioni nelle sedi opportune. In tutta questa vicenda però emerge un altro aspetto «niente affatto secondario». Che tipo di vigilanza è stata «quella che avrebbero dovuto garantire gli uffici regionali che avevano il compito di sovrintendere ad una parte dell’iter?». Tanto si domandano le associazioni. Le quali fanno sapere che a breve torneranno a far sentire la loro voce.

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