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Cronaca

Gara sadica tra infermieri e medici, il giudice dà ragione a Riboni: riabilitato

Dopo che il medico del pronto soccorso del San Bortolo ha scontato la sanzione comminata dall'Ulss 6 arriva il verdetto del giudice: non doveva esssere sospeso. Sul responso della magistratura interviene anche l'azienda sanitaria: "Un caso mediatico che ha danneggiato fortemente l’immagine dell’azienda"

Svolta nel caso che da tempo infiamma la sanità Vicentina. Come riporta Il Giornale di Vicenza, la sospensione per la gara degli aghi del primario del pronto soccorso dell'ospedale di Vicenza Vincenzo Riboni non doveva esistere. A riferirlo sarebbe il contenuto di un'ordinanza del giudice del lavoro arrivata dopo che Riboni aveva scontato la sanzione comminata dall'Ulss 6.

La vicenda, scoppiata nell'aprile scorso, aveva portato alla luce una gara a chi infilava aghi e cannule di maggiori dimensioni nei corpi dei pazienti del San Bortolo, con conseguente maggiore sofferenza dei malati, e confrontavano i "risultati" su un gruppo Whatsapp: "Gli amici di Maria".

Due medici e sei infermieri, su questo gruppo, avrebbero riportato le rispettive imprese il cui punteggio era dato dalle dimensioni di questi. I risultati sarebbero stati raccolti in un tabellone. Grazie ad una "soffiata", il primario aveva scoperto il "campionato" e individuato i responsabili, sottoposti ad altrettanti provvedimenti disciplinari dal dg Giovanni Pavesi. Tutti e 8 hanno negato ogni addebito. 

A pagare fu il primario Riboni che però ricorse alla magistratura. A otto mesi dai fatti il giudice darebbe ragione al medico definendo "fondate le argomentazioni in punto di illegittimità della sanzione disciplinare". Relativamente alla chat, parlerebbe di veri e propri fraintendimenti e di "messaggi dal contenuto agghiacchiante". Elementi che portano il tribunale ad affemare che la sospensione sarebbe stata tale da arrecare un danno di immagine al medico.

Sulla sentenza del giudice del lavoro si è espressa anche l'Ulss 6: "Sulla richiesta di sospensiva del provvedimento disciplinare, va sottolineato che viene ribadita, per la prima volta anche da un giudice, la ricostruzione condotta dall'azienda e dagli ispettori regionali, ovvero che la presunta "gara degli aghi" non è mai avvenuta. E questo rappresenta un aspetto fondamentale, a tutela innanzi tutto dei pazienti dell'ospedale e per la fiducia dei cittadini nella struttura e in chi vi lavora".

"In secondo luogo, - prosegue l'azienda Ulss in una nota - proprio perchè la gara non è mai avvenuta, nella sentenza si riconosce che la testimonianza prodotta da Riboni, all'origine dello scandalo, non era corrispondente ai fatti, anche se Riboni, secondo il giudice, aveva frainteso in buona fede le dichiarazioni dei suoi collaboratori".

"Il fraintendimento di Riboni rispetto alla presunta e mai attuata gara degli aghi, ancorchè, come ritenuto dal giudice, maturato in un contesto particolare - continua - ha originato un caso mediatico che ha danneggiato fortemente l’immagine dell’azienda, e che avrebbe potuto essere evitato con una maggiore attenzione da parte del Primario, dato il ruolo e le responsabilità connesse al suo incarico".

"Come Direzione - conclude - si ritiene quest'ultimo aspetto altrettanto rilevante, perchè pur senza entrare nel merito delle riflessioni inserite nella sentenza, resta il grande rammarico per una vicenda che ha portato l'ospedale dei vicentini alla ribalta nazionale per un “non fatto” (la gara, mai avvenuta….) che ne ha pregiudicato gravemente il prestigio, rischiando di minare la fiducia dei cittadini nella dedizione e nella professionalità con cui lavorano ogni giorno centinaia di medici e infermieri. Si tratta, questo sì, di un danno d'immagine enorme, di cui sembra che nessuno oggi voglia assumersi la responsabilità".

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