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Lunedì, 2 Ottobre 2023
Cronaca

Morì fulminato a 15 anni, la procura chiede la condanna per Susanna Gemmo e un manager della società

Nell’udienza di giovedì, in tribunale a Messina, le requisitorie dell’accusa e le richieste delle parti civili e della difesa: processo rinviato al 19 ottobre per l’attesa sentenza

Nove mesi di reclusione per la presidente di Gemmo S.p.a., Susanna Gemmo, e per un manager della società, Francesco Trimarchi. Sono queste le pene chieste dal Pm “d’aula” della Procura di Messina, all’udienza di ieri, giovedì 14 settembre 2023, in tribunale, dedicata alle requisitorie, per i due imputati del procedimento penale per la tragica morte di Salvatore D’Agostino, il quindicenne di Gaggi deceduto nel 2016 dopo essere rimasto folgorato urtando un faretto nella piazza del suo paese, in un luogo accessibile a tutti, mentre giocava a calcio con gli amici. Istanza cui si è unita quella delle parti offese: i genitori, già costituitisi parte civile, sono assistiti dall’avv. Filippo Pagano del foro di Messina, che ha a sua volta richiesto l’affermazione della penale responsabilità dei vertici dell’azienda veneta e la condanna in solido al risarcimento del responsabile civile, Gemmo S.p.a. appunto. I difensori degli imputati e dell’azienda invece hanno chiesto il proscioglimento da ogni accusa sostenendo che i loro assistiti non avrebbero responsabilità e che eventuali colpe sarebbero semmai da attribuirsi all’impresa subappaltatrice e al Comune. Il giudice, dott.ssa Alessandra Di Fresco, ha quindi rinviato il processo, che si strascina da anni ma ormai è giunto alle battute finali, al 19 ottobre per eventuali repliche, discussione e l’attesa sentenza.

La vicenda

La sera del 2 agosto 2016, nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro, Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma aveva toccato un faretto: la tremenda scarica elettrica che l’ha investito non gli ha lasciato scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma, il ragazzo è spirato. I genitori si sono rivolti all’avvocato Pagano e il legale ha presentato un esposto alla procura, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti, chiedendo di individuare il proprietario dell'area, il titolare dell'utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell'energia, chi l’avesse collocato collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la manutenzione; che si accertasse se l'installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione e cartelli di pericolo e la presenza di nastro adesivo ormai consunto che attestava un datato e maldestro intervento sui cavi; che si documentasse lo stato dei luoghi e l’accessibilità a tutti.

Nell’estate 2017 la procura ha iscritto nel registro degli indagati la dottoressa Susanna Gemmo, oggi sessant’anni, e l’ing. Francesco Trimarchi, 42, rispettivamente presidente del Cda e responsabile dell'ufficio tecnico e gare d'appalto (con particolare riferimento a quelle per la Sicilia) della Gemmo, alla quale il Comune di Gaggi aveva affidato la gestione del suo impianto di pubblica illuminazione. A conclusione delle indagini preliminari, il pm, con provvedimento del 9 maggio 2018, ha chiesto il rinvio a giudizio dei due imputati per "colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nel non aver rilevato che i fari installati presso la piazza della Chiesa Madre di Gaggi, ancorché in disuso da anni e privi di lampade, fossero alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica attraverso l’aggancio al quadro Q001 collocato in via Tenente Turrisi di Gaggi”. Un decesso che, conclude il Pm, è avvenuto “per fibrillazione ventricolare con arresto cardiocircolatorio e respiratorio responsabile di una prolungata anossia cerebrale, cagionata a seguito di elettrocuzione di cui il ragazzo rimaneva vittima in conseguenza di una dispersione di energia elettrica promanante da uno dei faretti collocati presso la piazza”.

La richiesta è stata ritenuta fondata dal tribunale di Messina e il 9 ottobre 2018, all’esito dell’udienza preliminare, il gup, dott. Eugenio Fiorentino ha disposto il rinvio a giudizio di entrambi gli imputati innanzi il tribunale monocratico di Messina, seconda sezione penale, ammettendo anche la costituzione di parte civile dei genitori e della sorella di Salvatore. Il procedimento, poi, ha scontato la pandemia, visto diversi rinvii, si sono tenute varie udienze dedicate all’attività istruttoria e all'esame dei testi. 

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