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Cronaca

Cinque anni di "Le chiavi di casa": l'alto vicentino fa scuola in quanto a welfare comunitario

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VicenzaToday

Un territorio che ha saputo creare nuove opportunità

L'Alto Vicentino fa scuola in quanto a nuovi modelli di welfare. Il Welfare del futuro infatti sarà "comunitario" e nel territorio dell'Ulss 4 ha messo buone radici soprattutto in tema di disabilità.

Il merito è del progetto Le chiavi di Casa, che offre nuove opportunità residenziali alle persone adulte con disabilità. Il progetto si basa su un lavoro di rete fra istituzioni, cooperative sociali, associazioni, fondazioni bancarie e territorio e che funzioni lo dicono i risultati. In cinque anni infatti sono stati avviati quattro nuovi appartamenti dove 16 persone con disabilità vivono come in famiglia (a Villaverla, Santorso, Malo e Breganze), sperimentando le loro capacità di gestirsi quotidianamente in parziale autonomia; è poi sorta una casa alloggio a Magrè di Schio dove 13 persone con disabilità più gravi vivono in due nuclei distinti in un contesto familiare; sono stati avviati alcuni appartamenti protetti a Piovene Rocchette, dove in abitazioni messe a disposizione dal Comune alcune persone, sempre con disabilità, vivono grazie all'accompagnamento a domicilio da parte degli operatori, come avviene anche per altre persone direttamente presso le loro abitazioni; ancora, è partito a Breganze un esperimento che consente a ragazzi disabili più giovani di sperimentarsi nel weekend lontano da casa, imparando a gestirsi autonomamente e preparandosi così per una vita autonoma futura; e, infine, è attivo uno sportello dove le famiglie possono incontrare notai, avvocati e commercialisti che gratuitamente li guidano alla ricerca di soluzioni, come il Trust, per tutelare attraverso il patrimonio il futuro dei propri figli.

Sono questi in estrema sintesi i risultati, resi noti a Montecchio Precalcino, della prima fase del progetto Le Chiavi di Casa, partito nel 2009 nell'Alto Vicentino per dare risposte alle preoccupazioni di tante famiglie che si chiedevano "che futuro aspetta mio figlio disabile?". Preoccupazioni raccolte dagli operatori di tante cooperative sociali e associazioni attive sul territorio, che si sono messe in rete e assieme a Fondazione di Comunità Vicentina, Ulss e enti locali hanno creato - grazie alla fiducia e al sostegno economico della Fondazione Cariverona - i presupposti per far partire risposte residenziali innovative, perché differenziate a seconda del grado di disabilità.

"In un periodo storico caratterizzato dal tema della sostenibilità dei servizi garantiti alle persone e alle famiglie più fragili, l'Alto Vicentino ha saputo agire coralmente, con lungimiranza e coraggio, non solo mantenendo la quantità e la qualità dei servizi esistenti, ma anche incrementandoli" spiega il coordinatore del progetto, Franco Balzi. "In questo percorso cooperative sociali, associazioni, istituzioni pubbliche e fondazioni bancarie - continua - hanno sviluppato una sperimentazione importante, attraverso un metodo di lavoro innovativo che trova spazio all'interno della riflessione generale che si sta sviluppando nel nostro Paese sul nuovo modello di Welfare".

"Nell'Ulss 4 abbiamo 6.000 persone con disabilità nella fascia 0-65 anni. Per quelle che rischiano di trovarsi con una insufficiente copertura parentale, il progetto Le Chiavi di Casa ha rappresentato una riprogrammazione dell'offerta, in particolare per le persone con un profilo di autonomia più elevato, per le quali prima non esisteva una risposta residenziale specifica. Grazie allo slancio delle cooperative, a Fondazione di Comunità Vicentina e alla Fondazione Cariverona abbiamo costruito una rete importante, che unisce pubblico e privato sociale" spiega il direttore ai Servizi Sociali dell'Ulss 4 Alto Vicentino, Alberto Leoni.

"Nel progetto Le Chiavi di Casa - spiega il presidente Valerio Lanaro - la Fondazione di Comunità Vicentina sta esplicando appieno il suo ruolo di collettore delle energie dei diversi soggetti che nel territorio sono coinvolti nella gestione dell'intervento sociale".

"Mettere insieme soggetti diversi, come l'Ulss che ha la responsabilità pubblica, la cooperazione sociale che ha competenza, entusiasmo e generosità, gli enti pubblici territoriali con le propri ruolo sul territorio e la Fondazione Cariverona con le sue risorse, ha consentito al progetto di ottimizzare i rapporti e di realizzare economie di scala importanti" aggiunge Silvano Spiller, Vicepresidente della Fondazione Cariverona, mentre per il presidente della Conferenza dei Sindaci Alberto Toldo "in questo progetto si è constata la capacità del terzo settore di passare dalla richiesta di servizi alla co-progettazione".

La sfida, per il futuro, è consolidare il progetto e i suoi servizi, perché possano presto proseguire in autonomia.

www.fondazionevicentina.it

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