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Cronaca

Benzina sottocosto: «Quei mediatori fanno paura»

Parlano due esercenti della provincia vicentina che mettono in guardia da un giro «di affari sporchi fatto di «evasione fiscale e transazioni sospette» in cui si scorge anche lo spettro dell'Isis

Un piccolo imprenditore dell'Ovest vicentino è pronto a gettare la spugna. La notte fatica a dormire. Quando all'alba si mette la tuta da lavoro sa che dal mattino sino a sera dovrá combattere una lotta impari contro i suoi concorrenti «che giocano sporco». Sono i benzinai che «acquistano il carburante a prezzi cosí bassi da metterti fuori mercato».

Un business sporco

L'imprenditore, un uomo di mezz'età, ha paura di venire allo scoperto. Chiede l'anonimato. Da anni nell'ambiente «le voci si rincorrono. I brusii sono così densi da sembrare minaccia». Un gruppo di esercenti «che ha fiutato un business sporco» ha ceduto alle lusinghe «di ambigui mediatori comparsi nel giro di una nottata. Persone che ti vendono gasolio e benzina a un prezzo tanto ribassato che solo la evasione dell'iva o quella di altri tributi può giustificarlo. E questa è gente che fa paura. Anche io - dice l'imprenditore - sono stato avvicinato da questi signori. Non ho ceduto alle loro lusinghe. Ma quanto potranno durare coloro che fanno la mia scelta?».

L'uomo non è il solo ad essere preoccupato, come lui ce ne sono altri in tutto il Vicentino come nel resto del Veneto che hanno le stesse inquietudini. Inquietudini che sono schizzate a mille quando all'inizio di maggio è stato reso noto il rapporto di un pool europeo di sessanta giornalisti investigativi, di cui ha parlato anche Il Sole 24 ore.

L'inchiesta

Un rapporto, Grand theft è il nome della lunga inchiesta giornalistica, in cui si parlava di truffe carosello sui carburanti, di plusvalenze occulte in qualche modo note ai governi, utilizzate in diversi casi persino per finanziare il terrorismo internazionale legato alla galassia Isis.

«Ho letto quel rapporto. Ho letto la presa di posizione delle organizzazioni di categoria. Ho assistito al silenzio assordante dei media. E ancora non sono riuscito a capire se i petrolieri siano arrabbiati o meno per il fatto che l'opinione pubblica non abbia prestato attenzione al problema: magari la gente si gira dall'altra parte con la convinzione di fare un pieno a buon mercato. Ma per molti di noi la situazione diverrà insostenibile alla lunga. Ci sono pompe, e non parlo solo delle cosiddette bianche, che acquistano il carburante a prezzi incredibilmente bassi. Sono gli stessi che ti fanno una concorrenza spietata e sleale» fa sapere un operatore dell'Alto vicentino che non ha il coraggio di mostrarsi con nome e cognome.

L'allarme

Però le forze dell'ordine, «specie a livello centrale ma non solo, sono informate. Ne scaturiranno inchieste degne di questo nome? E che la materia non sia del tutto sconosciuta lo dimostra la maxi inchiesta sul traffico di carburanti nel Nordest condotta dalle fiamme gialle di Venezia» o alla lunga inchiesta che nel novembre del 2018 Report ha dedicato al tema e che ha riguardato anche il Vicentino. Dalle voci che trapelano a Roma pare che, anche se in modo molto felpato, il grido di dolore di diversi piccoli esercenti, lombardi e veneti in primis, sia giunto al ministro degli Interni Matteo Salvini e al ministro degli affari regionali Erika Stefani.

Ma i gestori rimangono comunque «spaesati e spaventati» soprattutto quando hanno letto «che i governi di mezza Europa sarebbero a conoscenza di questo andazzo e che tutto sommato lo tollerano» per evitare che il lucroso mercato dei carburanti sia tolto al loro controllo per essere in qualche modo assoggettato ad una vigilanza di marca Ue. La quale potrebbe, «anche se il condizionale è d'obbligo vista la ineffabilità del comparto e visti i giochi di potere sottostanti», sottrarre agli Stati membri rendite di posizione e margini per «manovre inconfessabili».

I numeri

Sullo sfondo rimangono peró i numeri. Secondo Il Sole 24 ore il giro dei combustibili compravenduti illegalmente tocca ormai il 10% del totale per un importo sottratto al fisco nell'ordine di due-tre miliardi annui. Una anomalia che i piccoli gestori onesti, questo il loro grido d'allarme, pagheranno sulla loro pelle.

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