Bassano, caso Rosso sotto la lente i conti del faccendiere ricattatore
La richiesta era precisa un conto in svizzera aperto con i soldi e le coperture del patron della Diesel, in cambio del suo silenzio su operazioni legate alla Mala Del Brenta, ora la procura vuole vederci chiaro
Nuovi sviluppi sul caso del ricatto a Renzo Rosso, dopo le perquisizioni e gli accertamenti informatici richieste del pm Paolo Pecori, la procura approfondirà la situazione finanziaria del faccendiere di Marostica che assieme ad un amico avrebbe portato avanti il ricatto.
L'uomo non risulta avere un impiego e la sua dichiarazione dei redditi non sembra un affare per il fisco italiano, ma lo standard di vita del presunto ricattatore sembrerebbe suggerire ben altre entrate. Non un paperone, ma comunque di una persona che almeno per stile di vita sembrerebbe disporre di una certa disponibilità economica. Gli accertamenti si faranno.
La verità conosciuta dagli inquirenti fino ad ora, racconta della collaborazione tra il marosticense e un amico bassanese, non indagato, per avvicinare Livio Zanin, persona di fiducia dello stesso Rosso. L'imprenditore della Diesel, saputo del ricatto proprio da Zanin, non avrebbe perso tempo, denunciando l'accaduto. M.G, l'uomo del ricatto, avrebbe già provato lo stesso giochetto, alcuni mesi fa, con il sindaco di Verona, Flavio Tosi, per alcuni scatti hard. Si sa poco sui fatti oggetto di scambio del ricatto: la vicenda sarebbe legata a fatti accaduti molti anni fa che metterebbero in relazione la Mala del Brenta all'imprenditore bassanese. Anche per questo Rosso ha subito denunciato il ricatto senza alcuna esitazione.