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Cronaca

Arresti per Mose, le reazioni del mondo politico e imprenditoriale

Ecco una serie di reazioni all'inchiesta che sta portando agli arresti domicialiari e agli arresti in carcere anche volti noti del Vicentino

Ecco una serie di reazioni del mondo politico nazionale all'inchiesta sul Mose che sta portando a galla un sistema di tangenti e corruzioni in Laguna che vede protagonisti, tra gli altri, anche l'europarlamentare vicentina Lia Sartori.

M5S. I parlamentari del Movimento protestano: "Il Mose è solo la punta di un iceberg. Gli arresti di stamane confermano che in Veneto vige un circuito perverso e corrotto nell'assegnazione degli appalti per le grandi opere. Un sistema che, come nel caso dell'Expo, coinvolge il mondo politico di destra e di sinistra riproponendoci, dopo oltre 20 anni, gli orrori di una nuova Tangentopoli. Quello di oggi è l'ennesimo terremoto giudiziario, per questo torniamo a chiedere che si faccia luce su tutte le grandi opere avviate in Veneto attraverso un giro di appalti e una spartizione di soldi pubblici che noi, cittadini e comitati veneti, denunciamo da anni. Auspicando che il Parlamento si esprima quanto prima per dare l'autorizzazione a procedere all'arresto nei confronti dell'ex ministro Galan, chiediamo inoltre che il ministro Lupi riferisca in tempi rapidi sull'attuale stato delle commesse degli appalti veneti".

MATTEO SALVINI. Il segretario della Lega commenta a Rai tre alla trasmissione Agorà: "Chi ha sbagliato paghi, ma non si criminalizzi il Veneto".

GIOVANNI TOTI. L'europarlamentare di Forza Italia sempre alla trasmissione Agorà specifica: "Se qualcuno ha rubato, la magistratura faccia serenamente il suo lavoro fino in fondo, e speriamo che ripulisca l'ambiente il più possibile, vale per il Mose e ancor più per l'Expo. Si tratta tra l'altro di due operazioni con grande visibilità anche all'estero, motivo per cui spero che la magistratura abbia ponderato bene quanto sta facendo, perché se c'è qualcuno che ha fatto i propri interessi è giusto che vada in galera e ci vada il prima possibile. Ma è altrettanto evidente che queste operazioni minano quasi la nostra credibilità di sistema Paese in un momento già difficile. Spero che tutti si siano mossi con i piedi di piombo e la dovuta attenzione, e che gli arresti non ritardino né la fine del Mose né blocchino l'Expo su cui contiamo per alcuni punti di Pil nel prossimo anno".

SANDRO GOZI (PD). Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche europee alla trasmissione di Rai Tre confida: "La mia reazione a caldo e da membro di un governo del cambiamento è che queste vicende mi sembrano appartenere ad un passato che non passa e incidono molto negativamente sullo sforzo di cambiamento che noi vogliamo realizzare. Nel momento in cui noi stiamo facendo uno sforzo profondo per il cambiamento del Paese e in cui c’è finalmente una nuova generazione al Governo - ha detto Gozi - fa un male terribile essere sempre ripresi da un passato e da un sistema che non passa: noi cerchiamo di andare avanti e ogni volta siamo tirati giu’ da un passato che non passa. Queste inchieste - ha sottolineato - hanno origini passate e vedono sempre coinvolti personaggi di un’altra fase politica".

MASSIMO CACCIARI. L’ex sindaco di Venezia, intervistato da Radio Città Futura: "Le mie posizioni sono da molto tempo conosciute, agli atti. Da sindaco, durante i governi Prodi e Berlusconi avviai un processo di discussione e verifica ed in tanti passaggi ebbi modo di ripetere che le procedure assunte non permettevano alcun controllo da parte degli enti locali e che il Mose si poteva fare a condizioni più vantaggiose. L’ho ripetuto milioni di volte, ma senza essere ascoltato. Negli anni del governo Prodi, all’ultima riunione del comitatone, che diede il via libera al proseguimento dei lavori del Mose -ha ricordato Cacciari- fui l’unico a votare contro, con il solo sostegno di una parte del centrosinistra. Da allora non me ne sono più interessato".

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