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Cronaca Lonigo

Acque inquinate nel Vicentino: parte la class action

Secondo alcuni medici ci sarebbe una massiccia presenza di sostanze perfluoalchiliche nell'acqua potabile di una trentina di comuni veneti, tra cui, in provincia di Vicenza, Montebello, Gambugliano, Zermeghedo, Sarego, Brendola, Almisano e Lonigo

Una class action contro i danni alla salute causati dalle acque inquinate in Veneto. A proporla è un coordinamento di cui fanno parte, tra gli altri, Vicenzo Cordiano, presidente dell'Isde Vicenza, Claudio Belli dell'Agit ed il costituzionalista Mario Bertolissi. La tesi è che le acque di una trentina di comuni veneti, tra i quali i vicentini Montebello, Gambugliano, Zermeghedo, Sarego, Brendola, Almisano e Lonigo, conterrebbero alte concentrazioni di sostanze perfluoalchiliche (PFA).
 
VALDAGNO E CHIAMPO: ACQUA INQUINATA

"Da studi effettuati negli Stati Uniti, dove una importante azienda è stata condannata al risarcimento di oltre 300 milioni di dollari, sono state evidenziate le malattie che risultarono più frequenti nei soggetti con le maggiori concentrazioni di PFA nel loro sangue: cancro dei reni, cancro dei testicoli, ipercolesterolemia, malattie della tiroide, ipertensione della gravidanza/preeclampsia, colite ulcerosa" scrive il coordinamento.

"Inoltre, studi condotti in Italia, hanno stabilito una probabile correlazione fra PFA e malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, diabete, infertilità maschile e femminile, linfomi e leucemie - prosegue - I medici fanno sapere che per linfomi e leucemie, secondo le stime del registro tumori del Veneto, ci sarebbe, un eccesso storico in certe zone della provincia di Vicenza rispetto al resto della regione". 

L'Ente Gestore Acque Veronesi "ha già provveduto ad installare filtri a carbone attivo presso gli impianti di adduzione dell'acqua attinta dal campo Pozzi di Almisano di Lonigo che approvvigiona nel territorio di questa Azienda ULSS". I controlli effettuati "evidenziano l'efficacia dei carboni attivi nel trattenere questi inquinanti: a fronte di una concentrazione totale di PFAS in ingresso di 1.084 ng/l, di cui PFOA 645 ng/l, l'acqua in uscita dai filtri rileva per i PFAS valori inferiori ai 50 ng/l. La depurazione di parte dell'acqua proveniente dai pozzi e la miscelazione consentono così di avere in rete una concentrazione media di 500-600 ng/l di PFAS, di cui 340 ng/l di PFOA".

COSA PROPONGONO: 

1) Raccogliere le pre-adesioni alla annunciata Class Action e la documentazione (bollette e moduli vari) da parte di quanti sono realmente "vittime" di questa massiccia presenza di sostanze perfluoalchiliche (PFA) nelle acque potabili
2) sostenere l'azione informativa dei medici e chiedere alle competenti autorità sanitarie di effettuare uno screening immediato della popolazione
attivarsi tramite i legali per ottenere il riconoscimento dal Tribunale del diritto del Gruppo di tutela di costituirsi parte civile nell'azione collettiva risarcitoria da intraprendere
3) costituire un Fondo di Riserva economico per affrontare la spesa informativa prevista dal Tribunale e i costi di base dell'intervento
4) avviare richiesta risarcitoria e distribuirne il ricavato agli aventi diritto
5) chiedere nel frattempo ai politici e all'UE maggiori misure legislative e di controllo dei livelli di sostanze potenzialmente dannose per la salute del cittadini. 

"Da osservare che in questi giorni è stata resa pubblica una sentenza che imporrebbe un risarcimento alle Aziende pubbliche di erogazione di acque potabili a favore di quanti hanno fatto causa, imponendo la riduzione del 50% del costo sostenuto in bolletta e una somma una tantum di 1.000 euro pro capite per quanti hanno intentato causa" è la conclusione. Qui il sito del coordinamento

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