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Concia e acido solfidrico nell'aria: «rischio salute» per l'Agno-Chiampo

Un documento «scottante» dell'Ulss berica, approntato grazie al lavoro di Arpav, fotografa, specie in alcune aree, un problema che nel distretto della pelle perdura da almeno cinque anni

Per anni il comprensorio Agno-Chiampo e più in generale l'Ovest Vicentino, è stato sottoposto ad un temibile bombardamento da acido solfidrico presente nell'aria del distretto: principalmente per effetto dei cicli di lavorazione della concia. Il dato è contenuto «in una serie di alert» che per anni l'Arpa del Veneto, ossia l'Arpav, ha indirizzato agli enti territoriali. La cosa peraltro presenta evidenti profili di rischio per la salute umana come indicato nero su bianco da una nota redatta lo scorso anno dai vertici dell'Ulss 8 berica che Vicenzatoday.it può mostrare in esclusiva.

IL PROLOGO
Da anni l'Arpav è impegnata per monitorare nell'aria la presenza di acido solfidrico: il quale è conosciuto dagli specialisti anche col nome di idrogeno solforato o col nome di solfuro di idrogeno. Si tratta di un composto che si può trovare nell'aria in forma volatile e che è facilmente percepibile per il classico odore di uovo marcio. L'acido solfidrico di sovente può essere o è anche il sottoprodotto, lo scarto se si vuole, in alcune lavorazioni industriali quali la produzione di carbone artificiale, quella alimentare e la raffinazione del petrolio: ma anche nella depurazione delle acque mediante fanghi. Nel Veneto, specie nel Vicentino, l'acido solfidrico è tipicamente lo scarto della lavorazione delle pelli che nell'Agno-Chiampo, il più importante distretto conciario d'Europa. Una condizione che per decenni ha comportato ricadute ambientali di sicura rilevanza.

Per questo motivo da anni Arpav monìtora la presenza nell'aria di questo inquinante: le cui soglie peraltro non sono rigidamente normate, cosa che da anni scatena le ire del mondo ecologista il quale considera lo status quo un favore all'industria a detrimento dell'ambiente. Il solfuro di idrogeno è un inquinante il quale oltre certe soglie (150 microgrammi su metro cubo d'aria su una media di 24 ore secondo le indicazioni di massima dell'Organizzazione mondiale della sanità, ovvero l'Oms, le quali però risalgono ormai a vent'anni fa) può divenire temibile o decisamente pericoloso se si sale nelle concentrazioni, non solo per l'ambiente ma pure per la salute umana giacché tale composto è alla base di svariati disturbi, Tanto che sopra una certa soglia e in certune concentrazioni e situazioni può persino causare la morte.

I REPORT DI ARPAV
Ed è in questo contesto che vanno considerati i report che l'Arpav berica e quella arzignanese mettono nero su bianco periodicamente (e che Vicenzatoday.it ha potuto compulsare) per comprendere che negli anni, quanto meno a partire dal 2014-2015 la pressione dell'idrogeno solforato sul comprensorio negli anni è divenuta un vero e proprio stillicidio che per la cronaca riguarda anzitutto il territorio di Zermeghedo e di Arzignano, ma non solo.

«Tali eventi - si legge - sono risultati ancora più marcati nel corso del 2015 tanto che si è ritenuto opportuno informare tempestivamente l'autorità sanitaria locale di Zermeghedo e il direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss... Si fa riferimento alle note protocollo 29452 del 24/03, 32295 del 31/03, 78643 del 07/08 e 122962 del 15/12/2015. Conseguentemente, il Comune di Zermeghedo ha attivato dei tavoli tecnici coinvolgendo soggetti diversamente interessati.... Anche per il sito di Montebello Vicentino... via Lungochiampo, durante l'unica campagna di settembre si sono verificati simili episodi. Parimenti sono state informate le stesse autorità con nota protocollo 92011 del 22/09/2015... Riassumendo tali evidenze, nel 2015 è stato superato il valore guida Oms di 150 μg/m3 come media 24 ore presso il sito di Zermeghedo per 16 volte e presso il sito di Montebello via Lungochiampo per una volta... Le medie giornaliere presso il sito di Zermeghedo risultano sempre superiori a 7 μg/m3, con una forte prevalenza dei giorni con concentrazione superiore a 40 μg/m3 ed una significativa componente di giorni con concentrazione superiore a 150 μg/m3. Vi sono stati ricorrenti episodi di picco di concentrazione, con i valori massimi orari di 438 μg/m3, 822 μg/m3, 770 μg/m3... I siti di Arzignano zona industriale... punto 20... e di Zermeghedo zona industriale... punto 26... rappresentano i punti con maggior criticità, sia per i risultati del 2015... media rispettivamente di 78.1 e di 67.6 μg/m3... sia perché la tendenza rispetto allo storico non presenta significative diminuzioni... Le medie giornaliere presso il sito di Zermeghedo sono sempre superiori a 15 μg/m3, con una forte prevalenza dei giorni con concentrazione superiore a 150 μg/m3 e con valori massimi orari fino a 1409 μg/m3... ».

E la situazione non muta granché se ci si avvicina nel tempo ai giorni nostri: «Nel 2018 il valore guida Oms di 150 μg/m3 come massima media 24 ore è stato superato per 53 giorni presso Zermeghedo in via Marconi, dove la concentrazione media oraria è stata in più occasioni molto elevata, arrivando al valore massimo di 2192 μg/m3». Si tratta di valori schizzati letteralmente alle stelle rispetto ai quali Arpav dà conto per l'ennesima volta alla autorità sanitaria, alle autorità comunali del comprensorio, nonché all'assessorato all'ambiente della provincia di Vicenza (più nel dettaglio la dicitura μg/m3 sta a indicare il modo in cui l'acido solfidrico viene misurato ossia in microgrammi su metro cubo d'aria): «Di tali episodi - si legge ancora - sono stati informati l'autorità sanitaria locale di Zermeghedo nonché ed il direttore del dipartimento di Prevenzione dell'Ulss 8 Berica... Si fa riferimento alle note protocollo 22094 del 06/03, 23331 del 09/03, 71344 del 23/07, 116989 del 10/12/2018... La concentrazione di acido solfidrico misurata nel 2018 presso Zermeghedo via Marconi presenta un trend in aumento rispetto agli anni precedenti sia come media di periodo sia come numero di giorni di superamento del valore guida Oms della media giornaliera».

IL DOCUMENTO «SCOTTANTE»
Al di là del fatto che negli ultimi mesi la situazione è cambiata «non tanto per un mutato approccio produttivo adottato negli stabilimenti ma per la parziale crisi che da un po' di tempo sta lambendo il settore conciario - fa sapere un funzionario della Regione Veneto che chiede l'anonimato - le cifre registrate da Arpav sono assolutamente preoccupanti. Si tratta di una problematica che la giunta regionale veneta dovrebbe fare propria». Una preoccupazione della quale si trova riscontro preciso in una nota riservata, un documento «scottante», che proprio l'Ulss berica redige in data 28 ottobre 2019 con protocollo 18629 (che Vicenzatoday.it può mostrare in esclusiva) e che viene inviato a spron battuto al Comune di Zermeghedo. Si tratta di una nota in cui si legge che «nei siti in cui dovessero presentarsi condizioni di inquinamento atmosferico da idrogeno solforato come quelle rilevate da Arpav... è possibile che si creino condizioni di rischio per la salute della popolazione». Più in generale per vero sulla questione di recente si è espresso pure il sindaco di Zermeghedo Luca Albiero il quale ai taccuini di Vicenzatoday.it non più tardi del 23 maggio aveva parlato di dati che giungono «da più parti, Ulss in primis, che si dimostrano più che soddisfacenti»

E che la questione sia «maledettamente delicata» lo si può arguire per un paio di motivi. Uno, l'Arpav nel tempo quelle concentrazioni le ha effettivamente rilevate. Due, l'Arpav anche per i limiti imposti dal numero del personale in servizio, nonché per effetto delle indicazioni che giungono dalla amministrazione regionale, fino ad oggi ha realizzato campagne di monitoraggio «rigorose», ma gioco forza «non estese in modo capillare e continuo a tutto il territorio». Tanto che proprio tra le righe della nota firmata Massimo Pasqualotto (funzionario del Servizio igiene e sanità pubblica) nonché dalla sua dirigente Maria Teresa Padovan, anche se non esplicitamente ammesso, non si può escludere che altri ambiti del distretto Agno-Chiampo abbiano patito colpi così devastanti sia sul piano della salute che dell'ambiente.

Ma in questo senso quale è il punto di vista dell'esecutivo regionale? Quest'ultimo, come per il caso Pfas, intende avviare in relazione agli effetti della industria conciaria sugli esseri umani uno screening sulla popolazione del comprensorio? Chi scrive ha chiesto una presa di posizione all'assessore all'ambiente (si tratta del leghista Giampaolo Bottacin), il quale però, almeno per il momento, non si è espresso al riguardo.

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