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Zona gialla dal 31 gennaio: per il Veneto l'addio all'arancione è più di un'ipotesi

Cambio colore all'orizzonte? Sarà decisivo il prossimo monitoraggio dell'Iss. Alcune aree ci credono davvero per la flessione netta della curva degli ospedalizzati (come il Veneto), altre per una eventuale modifica dei parametri del grado di rischio (come la Sardegna)

Oggi in Italia ci sono 14 regioni arancioni, 5 regioni gialle e solo 2 nella fascia di rischio più elevata, quella rossa. Con il passare delle ore sono sempre di più i territori che credono davvero a un cambio di colore alla fine di gennaio: chi con una ragionevole certezza e una solida fiducia per la flessione netta della curva del contagio e soprattutto degli ospedalizzati (come il Veneto), ma anche chi per un eventuale cambiamento di alcuni dei parametri che stabiliscono il grado di rischio di un'area geografica (come la Sardegna). Ci sono molte altre regioni nel limbo. Sicilia e Bolzano verso l'addio alla zona rossa.

Zona gialla, Zaia: "Penalizzate le Regioni che fanno più tamponi"

Il governatore veneto Luca Zaia da 48 ore dice ai quattro venti che il "suo" Veneto merita il giallo quanto prima. I dati sono effettivamente incoraggianti, e dal 31 gennaio potrebbero esserci davvero novità (decisivo il monitoraggio Iss del 29 gennaio). Ci sono alcune criticità da risolvere secondo Zaia, che non gradisce nemmeno la "zona rosso scuro" pensata dall'Europa per limitare gli spostamenti: ma il discorso sui criteri utilizzati per stabilire la fascia di rischio vale tanto per il Veneto quanto per le altre regioni: "Regioni e zone “deep red”? Ci risiamo.. Ancora annunci basati su calcoli sbagliati". Chiede - intervistato dal Corriere della Sera - parametri "davvero omogenei". Che cosa non sta funzionando? "Ogni giorno le regioni fanno i loro tamponi, trovano i positivi che trovano, poi dividono la popolazione per il numero dei positivi. Così si calcolano i positivi ogni 100 mila abitanti a settimana".

L'inghippo per il presidente del Veneto è tutto lì: "Se per paradosso una regione non facesse i tamponi, sareb e la più libera del mondo. È ovvio che più tamponi fai, più positivi trovi. Se peschi con la rete prendi più pesci che se peschi all’amo. E comunque lo stato effettivo della salute di un territorio andrebbe valutata in modo un pochino più sofisticato".

La ricetta è la seguente: "Ogni regione dovrebbe presentarsi con la stessa percen- tuale di tamponi sulla popola- zione casuale. Solo così avre- mo l’esatta incidenza del virus. [...] Sul numero dei contagi assoluti, il Veneto ha sempre avuto la medaglia d’oro, cosa che qualche no- stro maldestro detrattore voleva far passare come una col- pa. A dicembre, il nostro picco, noi facevamo 60 mila tamponi al giorno. I positivi erano 3.000, e la nostra incidenza dunque era del 5%. Negli stessi giorni un’altra Regione faceva 400 tamponi e trovava 40 positivi. La sua incidenza era il 10%, il doppio della nostra. Ma sui giornali, e non solo, eravamo 3.000 a 40".

Zona gialla: quando si decide il cambio colore delle Regioni

Il Veneto come detto è la Regione con più chance di passare in giallo..Il prossimo monitoraggio è atteso venerdì 29 gennaio, e sarà basato su dati della settimana dal 18 al 24 gennaio. Con un aggiornamento fino al 27 gennaio. Poi sabato 30 gennaio potrebbero arrivare le ordinanze del ministero della Salute, eventualmente in vigore già da 24 ore dopo, domenica 31 gennaio 2021. Nessuna regione italiana al momento ha numeri da zona bianca, ovvero dove la circolazione del virus Sars-CoV-2  è così bassa e la pressione sul sistema sanitario sul Covid così ridotta che si possono allentare praticamente tutte le restrizioni.

Il paradosso della zona rossa scuro

Il Friuli-Venezia Giulia spera nella zona gialla, ma il suggerimento europeo della zona “rosso scuro” assieme a Veneto, Emilia Romagna e provincia di Bolzano preoccupa. Certo, per adesso la mappa europea è informale, e basata sul parametro dei 500 contagi su 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni. La nuova mappa ufficiale sarà pubblicata nei prossimi giorni dopo ulteriori verifiche dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione delle malattie. Ma i dati che arrivano dalle strutture del territorio non delineano uno scenario così pesante. L’idea europea di introdurre test e quarantena obbligatori per chi viene da zone ad alta incidenza di contagi è, al momento, solo un'idea (che non piace ai governatori). Inoltre non si esclude che nei prossimi giorni la soglia di 500 contagiati per 100mila abitanti possa essere alzata, facendo uscire molte- magari tutte - le aree italiane dal "rosso scuro". "Imporre ai cittadini delle nostre Regioni l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione europea, così come previsto per le realtà colorate di 'rosso scuro', significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi." Lo dichiarano i governatori dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del Veneto, Luca Zaia, a commento della notizia secondo la quale le tre Regioni rischierebbero di entrare in zona 'rosso scuro' in ragione di un'incidenza di contagi, calcolata sui 14 giorni, superiore alle 500 unità su 100mila soggetti testati. "Il dato dell'incidenza sui 100mila abitanti - spiegano i tre governatori - implica pertanto che la valutazione viene operata sul numero assoluto di positivi riscontrati." "Ne deriva dunque una situazione paradossale - concludono Bonaccini, Fedriga e Zaia - che, anziché incentivare le amministrazioni a potenziare i controlli sui cittadini, andrebbe a premiare quelle realtà che, per non rischiare di sforare i parametri indicati, dovessero deliberatamente decidere di ridurre la somministrazione di tamponi."

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