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Variante Delta, i sintomi sono quelli di un raffreddore: cosa fare?

La mutazione "ex indiana" dilaga nel Regno Unito soprattutto tra i giovani non vaccinati e gli adulti parzialmente vaccinati, ma ha una sintomatologia più sfumata rispetto a quella conosciuta finora. E questo aumenta e velocizza la trasmissione inconsapevole

L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che i casi di Covid-19 in Europa hanno ricominciato ad aumentare dopo due mesi di calo e che c'è il rischio di una nuova ondata "a meno che non rimaniamo disciplinati". Colpa della variante Delta, comparsa per la prima volta in India nell'ottobre 2020 e più contagiosa e virulenta, che continua a diffondersi in diversi Paesi e a fare paura. Nelle scorse ore l'Agenzia europea del farmaco ha provato a rassicurare ammettendo che "al momento tutti i vaccini approvati nell'Unione europea (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson, ndr) sembrano efficaci nel proteggere coloro che si sono vaccinati da tutte le varianti virali in circolazione nell'Ue", ma i contagi aumentano soprattutto nel Regno Unito (ieri il nuovo picco di casi: quasi 28mila).

La notizia parzialmente confortante, scrive Violetto Gorasi su Today.it, è che i primi dati del governo britannico confermano un incremento più contenuto del totale dei ricoveri ospedalieri, grazie soprattutto all'efficacia della campagna vaccinale, e addirittura un calo dei morti. Anche se la variante Delta è più contagiosa e aggressiva, questo per il momento non ha pesato sulle strutture sanitarie con un aumento dei ricoverati, come abbiamo spiegato qui. Negli ultimi mesi l'occupazione delle terapie intensive è crollata anche in Francia, Germania e Spagna: un dato reso possibile soprattutto dalle campagne di vaccinazione.

I sintomi "da raffreddore" e la trasmissione inconsapevole

In un parere aggiornato sul rischio varianti, sulla base delle prove scientifiche disponibili, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha ricordato che questa mutazione è più trasmissibile di altre varianti circolanti e ha stimato che entro la fine di agosto rappresenterà il 90% di tutti i virus Sars-CoV-2 in circolazione nell'Unione europea. Gli esperti concordano sul fatto che, per cercare di arginarla, è necessario tracciare, sequenziare e vaccinare. Spesso, però, questa variante che accumula mutazioni con facilità sfugge al monitoraggio e ad alcuni test di screening. Il reale problema della variante Delta è che è simile a un forte raffreddore: la sintomatologia di questa mutazione è infatti in parte diversa rispetto a quella conosciuta finora. E questo aumenta e velocizza la trasmissione inconsapevole.

Lo studio sui sintomi della variante Delta

Il professor Tim Spector, che guida un progetto chiamato "Zoe Covid Symptom", creato nel Regno Unito per raccogliere la sintomatologia descritta da migliaia di positivi al virus tramite un'app, ha avvertito i suoi concittadini: i principali sintomi che presentano le persone contagiate dalla variante Delta del Covid-19 sono mal di testa, rinorrea (naso che cola) e mal di gola. Come un brutto, banale raffreddore. Al contrario, i classici sintomi dell'infezione da Sars-CoV-2 come la perdita dell'olfatto e del gusto "sembrano meno diffusi". Lo studio dei sintomi dei cittadini che sono stati contagiati dalla variante Delta del Covid-19 è avvenuto proprio attraverso l'applicazione alla quale si sono registrate migliaia di persone. "Dall’inizio di maggio abbiamo analizzato i sintomi più diffusi tra chi è stato contagiato dalla variante Delta e non sono uguali a quelli di prima", ha detto il professor Spector.

La febbre rimane abbastanza comune, ma la perdita dell'olfatto e del gusto non compare più tra i primi dieci sintomi. Secondo il professore britannico, il fatto che la variante Delta funzioni in modo leggermente diverso può creare dei problemi nel riconoscimento dei sintomi. Questo perché le persone potrebbero pensare di avere un raffreddore e continuare una vita normale diffondendo il virus in maniera inconsapevole. La sottovalutazione e l'incapacità di riconoscere i sintomi di questa nuova variante potrebbero essere alcuni degli elementi che, insieme alla maggiore aggressività della mutazione rispetto agli altri ceppi, aumentano e velocizzano la trasmissione. Non è un bel segnale in vista dell'autunno, mentre viviamo un'estate quasi da "liberi tutti" con restrizioni più lasche.

Come arginare la mutazione più contagiosa del covid

Cosa fare? Un gruppo di esperti guidato dal professor Alex Crozier dello University College di Londra ha elaborato una proposta, rilanciata sul British Medical Journal. Con la variante Delta che dilaga soprattutto tra i giovani non vaccinati e gli adulti parzialmente vaccinati, causando sintomi meno gravi e più sfumati, il Regno Unito dovrebbe rivedere la propria politica sui test anti covid, allargando la lista dei sintomi che definiscono i casi sospetti da sottoporre a tampone molecolare e isolamento. Durante la pandemia di Covid-19 i cittadini britannici sono stati istruiti, scrivono gli studiosi: "Se hai la febbre alta, una tosse persistente o hai perso il senso dell'olfatto o del gusto, isolati e fai un test". Ora però la situazione è cambiata e questi sintomi sono solo alcuni dei tanti descritti da coloro che sono stati infettati da Sars-CoV-2. Molte persone con malattia da lieve a moderata non hanno questi sintomi (inizialmente) e altri sintomi spesso si manifestano prima.

Gli esperti spiegano che il Regno Unito aveva scelto di adottare una definizione ristretta del "caso di covid" per facilitare la comunicazione verso il pubblico, evitare confusione con altre infezioni e preservare la capacità di fare test. Lo scenario però è cambiato rispetto ad alcuni mesi fa. Ora la capacità di fare test è elevata. E per scongiurare il rischio di una nuova ondata e mitigare quello di una trasmissione duratura serve un intervento rapido. La prima mossa che  il Regno Unito dovrebbe fare, secondo gli studiosi, è proprio rivedere e ampliare la lista dei sintomi da covid in modo da allinearla a quella di altri Paesi. Gli esperti ricordano come già ora l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e i Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) includano rispettivamente nove e undici sintomi in più rispetto a quelli presenti nella lista ufficiale britannica.

Anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) descrive una serie di sintomi associati ai casi meno gravi, come mal di testa (70%), spossatezza e affaticamento (63%), dolori muscolari (63%), inappetenza (54%), mal di gola e naso che cola (53%). Questi sintomi sono più comuni nei bambini in età scolare, nei giovani non vaccinati e nelle persone che non hanno ancora concluso il ciclo vaccinale, un segmento di popolazione che ora rappresenta una percentuale ancora maggiore di potenziale trasmissione perché le persone anziane sono quasi tutte vaccinate. In poche parole si tratta di soggetti che hanno più probabilità di trasmettere il virus in questa fase della pandemia.

Dove si trova la variante Delta in Italia

Di seguito le percentuali di prevalenza della variante Delta nelle 16 regioni o province autonome in cui è stata rintracciata:

  • Abruzzo 56,3%,
  • Calabria 30%
  • Campania 29,5%
  • Emilia-Romagna 23, 2%
  • Friuli Venezia Giulia 70,6%
  • Lazio 34,9%
  • Liguria 33,3%
  • Lombardia 38.2%
  • Marche 44,4%
  • Bolzano 60%
  • Piemonte 5%
  • Puglia 16,2%
  • Sardegna 66,7%
  • Sicilia 2,9%
  • Toscana 7%
  • Veneto 11,1%
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