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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Marmolada, gli investigatori sulle tracce dei messaggi tra guide e clienti

Tra le piste battute dai detective che stanno indagando sulle vittime della tragedia del 3 luglio ci sarebbe quella della condotta tenuta dagli esperti che si sarebbero posti alla testa di alcune ascensioni: l'indiscrezione arriva da ambienti prossimi alla polizia giudiziaria e al soccorso alpino

Ieri 18 luglio il presidente della giunta regionale veneta Luca Zaia in una breve nota aveva spiegato come si stesse avvicinando il momento delle esequie per le vittime causate dal dramma della Marmolada che ha colpito le Dolomiti il 3 luglio. Sempre da ieri è stata riaperta la funivia che porta i turisti sino a punta Rocca, dove, racconta La Stampa, una coppia avrebbe addirittura girato alcune immagini dopo la cerimonia nuziale appena avvenuta: una novità che ha lasciato l'amaro in bocca a molti «puristi della montagna» che hanno considerato «quello shooting matrimoniale» nei luoghi in cui si è consumata comunque una tragedia di «dubbissimo gusto».

LO SCENARIO
Tuttavia al di là delle vicende più strettamente connesse all'attualità l'inchiesta della procura di Trento testa a verificare la esistenza di eventuali profili penalmente rilevanti, magari da parte di qualche soggetto pubblico che avrebbe potuto dare l'allarme continua nel più stretto riserbo. Dagli ambienti investigativi e da quelli del soccorso alpino però da giorni circolo una voce. Quella per cui la polizia giudiziaria starebbe valutando le circostanze in cui hanno perso la vita le sette persone residenti nel Vicentino. La provenienza comune da un'unica provincia farebbe pensare ad una cordata o ad un gruppo che in qualche modo si era raccolto alla guida alpina Paolo Dani. Cinquantaduenne di Valdagno nell'Ovest vicentino, che non di rado aveva collaborato anche con operatori turistici di caratura nazionale, era noto nell'ambiente professionale «per il suo scrupolo, per il suo modo di fare giudizioso e per la sua grande esperienza». In questo senso gli investigatori starebbero cercando di capire se qualcuno tra coloro che si erano messi alla testa di qualche ascensione possano avere chiesto ai partecipanti di rinunciare alla salita, per poi all'ultimo momento fare marcia in dietro: magari su forte pressione di qualche cliente che non voleva rinunciare ad una uscita pianificata da tempo. Da questo punto di vista potrebbe essere utile, se sarà possibile, ricostruire tabulati e cronologia dei messaggi eventualmente scambiati tra le vittime e coloro che avrebbero dovuto condurle.

L'IPOTESI
Peraltro l'potesi di una salita avventata era stato oggetto di una querelle al calor bianco fra il Cai di Malo e il suo ex presidente Alberino Cocco. Quest'ultimo dalle colonne de Il Gazzettino aveva parlato di tragedia evitabile anche in ragione del fatto che Cocco sulla Marmolada c'era stato il girono prima della tragedia notando una situazione descritta come più che allarmante. A stretto giro aveva replicato propio il Cai maladense con una nota nella quale, la cita Yahoo notizie, si parla invece di tragica fatalità e nella quale si descrive come ingerosa la ipotesi della avventatezza. I rumors di queste ore però permettono, forse, di mettere a fuoco il problema. Tra le piste che gli investigatori starebbero battendo c'è appunto quella di un rifiuto da parte delle guide non abbastanza netto e superato dalle pressioni della clientela. Cosa che peraltro può capitare nel mondo dell'alpinismo. È chiaro però che se dovessi materializzarsi qualche dubbio nei confronti dell'operato delle guide questo non sarebbe appurabile penalmente per morte dell'eventuale reo, sempre che di reo si possa essere trattato.

L'AVVOCATO SIMONINI
Epperò che cosa intendono fare i familiari di alcune vittime che, come ricorda il Corveneto, hanno nominato l'avvocato modenese Massimo Simoni per tutelare i propri interessi? In casi di questo tipo i familiari, si parla del piano piano giuridico, quando c'è un'inchiesta che tenta di fare luce su eventuali torti da codice penale patiti dai cari che sono morti, vengono considerati parte offese. A loro la legge garantisce di accedere ad alcuni documenti come quelli delle autopsie, solo dietro la presentazione di un'istanza formale ovvero attraverso un «atto di significazione alla competente procura della repubblica».

QUESTIONE MEDIATICA
Simonini ai taccuini di Vicenzatoday.it spiega di non avere proceduto, almeno per il momento, con alcun atto formale. «Stiamo attentamente valutando ogni novità» fa sapere il legale il quale però non esclude che a breve possa essere compiuto qualche passaggio formale a partire dalle risultanze della relazione autoptica. Ma come la pensa l'avvocato sui titoli di molte testate che a partire da quelle della Rai avevano riportato il pensiero del procuratore capo trentino Sandro Raimondi? Stando a molti media infatti quest'ultimo aveva escluso ipotesi di negligenza e aveva escluso la prevedibilità del distacco di una frazione del ghiacciaio che ha poi scatenato la tragedia del 3 luglio. In questo senso però Simonini la pensa diversamente. «Se si legge con attenzione il comunicato ufficiale diramato dalla procura di Trento si evince come i magistrati abbiano deciso di vagliare accuratamente ogni ipotesi investigativa. Che poi certi titoli di giornale abbiano veicolato un certo tipo di messaggio è un'altra cosa». Poco o nulla si sa invece delle indagini che sarebbero in capo alla procura bellunese. Quest'ultima infatti avrebbe aperto un fascicolo a modello 45 (un fascicolo esplorativo senza notizie di reato) sull'esito o sulla evoluzione del quale non è trapelato alcunché.

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