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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Terre da bonificare, Marzotto sconfitta in tribunale

Mentre Ev non molla la presa per la sorveglianza di massa sugli individui residenti nelle aree colpite dall'inquinamento da Pfas addebitato alla Miteni, al Tar del Veneto palazzo Nievo la spunta contro il noto gruppo di origine valdagnese obbligato da una recentissima sentenza a decontaminare il sito di Trissino alta interessato delle lavorazioni della Rimar. Frattanto sul piano delle possibili cure fa capolino la scoperta di una nota equipe padovana

«A partire dal 14 di aprile è importante che i cittadini residenti «nella zona arancione» relativa alla contaminazione da derivati del fluoro, i Pfas, faccia sentire la propria voce alla Regione Veneto perché visto che si apre una finestra di tre mesi per le analisi del sangue chi è interessato si faccia avanti». È questo l'accorato messaggio lanciato ieri 13 marzo dal consigliere regionale veneto di Europa verde - Ev Cristina Guarda a Vicenza durante un incontro promosso a villa Lattes sede della circoscrizione 6: un incontro organizzato proprio da Europa verde cui hanno partecipato anche Francesco Bertola, volto di spicco di Isde Medici per l'ambiente per il Veneto nonché Valentina Rovigo, referente di Legambiente per il Vicentino. Al centro del dibattito ci sono stati appunto i Pfas. Una grave contaminazione da queste sostanze in tutto il Veneto centrale è attribuita dalle autorità alla Miteni, industria chimica di Trissino nell'Ovest vicentino oggi fallita.

IL VERDETTO
Ma al di là di quanto accaduto ieri a villa Lattes sul versante le novità non mancano. «Apprendiamo in queste ore dai media regionali - fa sapere Massimo Follesa, portavoce del Covepa, un coordinamento veneto ambientalista molto noto nella galassia ecologista veneta -  della sentenza con cui il Tar del Veneto ha obbligato la «Manifattura lane Gaetano Marzotto & figli spa» a bonificare i terreni sotto la Rimar a Trissino alta. Proprio lì dove in forma di sperimentazione avanzata, dopo un primissimo impulso a Maglio di Valdagno, comincio la produzione dei temibili Pfas. Il pronunciamento del Tar veneto - rimarca Follesa ai taccuini di Vicenzatoday.it rende giustizia alle nostre battaglie sul territorio anche in relazione a quella specifica vicenda».

L'ANTEFATTO
Epperò a che cosa si riferisce di preciso l'architetto Follesa? Fu Vicenzatoday.it nel settembre del 2018 a scoperchiare la magagna della contaminazione da Pfas proprio a Trissino alta. Una contaminazione, che risale addirittura agli anni Sessanta, non ascrivibile alla Miteni ma alla Rimar, ditta ubicata proprio nelle antiche scuderie Marzotto. Dal 2018 in poi il caso deflagrò più volte sui media anche in ragione delle critiche al vetriolo nei confronti degli enti pubblici distillate a più riprese dallo stesso Covepa. Il quale con Follesa aveva anche indirizzato un esposto alle autorità competenti non solo affinché venissero vagliate eventuali responsabilità penali ma anche perché, «in ragione dell'assunto per cui chi inquina paga», chi di dovere «fosse obbligato a procedere con la caratterizzazione e la bonifica».

Ed è in questo solco che a palazzo Nievo si è avviata la Provincia di Vicenza, che coordinandosi con la Regione Veneto e col Comune di Trissino, anche sulla spinta delle proteste ambientaliste aveva diffidato il gruppo Marzotto (una delle casate imprenditoriali più note del Paese) ad accollarsi la futura bonifica di quei terreni ubicati sulla collinetta che domina Trissino. A quella diffida indirizzata al privato dagli uffici provinciali di palazzo Nievo la «Manifattura lane Gaetano Marzotto & figli spa» si era opposta ricorrendo al Tar. Il quale però (oggi ne parla diffusamente il Gazzettino di Venezia in pagina 11) ha dato torto ai privati che tuttavia da quanto si desume sarebbero già pronti a ricorrere in secondo grado. Sempre il Gazzettino riporta che mentre la spa si è opposta alla diffida ai fini della bonifica, le tre figlie del conte Giannino Marzotto (il fondatore della Rimar) avrebbero invece deciso di provvedere con le iniziative di specie per il risanamento ambientale. «Sulla vicenda il Covepa - si legge in una nota diramata oggi dallo stesso Follesa - ha sempre tenuto altissima l'attenzione».

LA MAPPA EUROPEA
Ad ogni modo il fronte ecologista rimane incandescente. Anche in ragione della recente pubblicazione di una mappa interattiva relativa alla presenza dei Pfas in Europa. Il lavoro è stato svolto da una rete di giornalisti investigativi del Vecchio continente coordinati dal quotidiano francese Le Monde che per l'appunto ha ospitato sul proprio portale la mappa. Quest'ultima rende una immagine della contaminazione da derivati del fluoro che non lascia molto all'immaginazione e nella quale il Veneto ovvero il distretto Agno-Chiampo spicca come maglia nera. Sul punto anche il magazine italiano Radar, che partecipa all'iniziativa internazionale, a brevissimo uscirà con un proprio approfondimento. Ma non c'è solo la contaminazione attribuita alla Miteni in ballo.

«AZIONE LOBBISTICA»
Le aree identificate sono numerosissime: da Vicenza a Costabissara da Grumolo delle Abbadesse a per poi passare al resto della regione e al resto del Paese ormai si è ingenerata una sorta di caccia ai siti contaminati la cui origine o è accertata o è da accertarsi. Industrie chimiche, concerie, discariche, impianti di trattamento, stazioni di stoccaggio, inceneritori, cantieri infrastrutturali e non da ultimi i siti miliari: i Pfas sono entrati nel mirino dei paesi del Nordeuropa che vogliono metterli al bando con un provvedimento comunitario. La fuga in avanti fra gli altri di Germania, Danimarca e Svezia sta mandando in fibrillazione l'industria chimica europea che da mesi «sta rispondendo con una azione lobbistica senza precedenti» fanno sapere gli attivisti che sul punto hanno ingaggiato un vero e proprio scontro a distanza col mondo produttivo.

SALUTE E RIMEDI
In materia di Pfas un altro fronte molto effervescente è quello dei rimedi che in futuro potrebbero essere messi a disposizione degli individui contaminati. «Anno dopo anno tra aumento del rischio di alcuni tumori, interferenza per il funzionamento degli ormoni, aumento di sviluppare il diabete o la ipercolesterolemia per non parlare di tanti altre patologie come l'infertilità si amplia il numero dei disturbi rispetto ai quali o si evidenzia una possibile correlazione coi derivati del fluoro oppure si può identificare un nesso specifico» ha detto ieri Bertòla. E alcuni giorni fa peraltro il professor Carlo Foresta, già ordinario di endocrinologia all'Università di Padova, aveva dato notizia della scoperta da parte della sua equipe di un «possibile trattamento» finalizzato alla rimozione dei Pfas «dalle membrane degli spermatozoi». Alla novità non più tardi del 9 marzo aveva dato ampia eco il magazine «Storie di eccellenza». Foresta peraltro, come altri suoi colleghi in giro per il mondo, da anni è impegnato con la sua equipe padovana di specialisti del settore per comprendere a fondo i meccanismi con cui i Pfas interferiscono sulla salute umana.

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