Tav a Vicenza? «Sospendete il progetto»
In «mille» sono scesi in strada per chiedere una moratoria sui cantieri e per protestare contro la grande opera: sulla quale di recente si è nuovamente palesato lo spettro della criminalità organizzata
«Un migliaio di persone», stando agli organizzatori, ieri 30 settembre ha sfilato per le vie del centro di Vicenza chiedendo alle istituzioni una moratoria sul progetto di attraversamento del capoluogo berico del treno ad alta capacità, più noto come Tav. Come da programma il corteo unico aveva preso vita da due tronconi distinti. Il primo partito dal quartiere Ferrovieri-Retrone, il secondo partito dal quartiere San PioX: meta finale è stata piazza Castello dove chi ha ritenuto ha potuto prendere la parola. Quella del doppio percorso che si unisce sul finire della manifestazione non è stata una scelta casuale da parte degli stessi organizzatori. Una scelta che simboleggiava le due parti della città che con tempi diversi, probabilmente dal 2024, saranno interessate ai cantieri. «Chiediamo una ragionevole sospensione del progetto - fa sapere Francesco Pavin - uno dei volti più noti della rete No Tav di Vicenza - per valutare i danni alla cittadinanza e le soluzioni alternative». Si tratta di un leitmotiv che è durato durante tutto il corteo: tanto che lo slogan «sospendete il progetto» è riecheggiato più volte.
LA CURIA COI MANIFESTANTI
In strada non c'erano solo gli attivisti della rete ecologista o quelli della sinistra antagonista, ma pure tante persone comuni: che hanno accolto con favore il passo in avanti compiuto dal vescovo Angelo Brugnotto. La curia infatti, pur con alcuni distinguo, ha dato una piena adesione alla manifestazione. Tanto che la presenza di don Matteo Zorzanello responsabile della Pastorale sociale per la Diocesi di Vicenza e plenipotenziario de facto di Brugnotto per la questione ambientale, è stata notata immediatamente. Una presenza che, stando «ai boatos» che arrivano da palazzo Trissino, ha stizzito non poco l'entourage del sindaco democratico Giacomo Possamai. Che si è sempre detto pronto al confronto con il fronte del no, ma che al contempo considera il passaggio del Tav non solo inevitabile ma foriero di risvolti tanto positivi quanto irrinunciabili.
I MAL DI PANCIA DEL PD
Da mesi infatti la svolta ecologista della curia vicentina, «perfettamente in linea con le indicazioni che arrivano da papa Francesco I», ha provocato una serie di mal di pancia nei settori del Pd più vicini alla Confindustria berica, considerata dai manifestanti «il principale portatore di interesse che ha impresso al progetto la piega che oggi sta mandando in crisi una città sia per quanto riguarda le ricadute sociali che quelle ambientali».
Non è un caso infatti che proprio in piazza Castello, quando il corteo è passato vicino alla sede di Confindustria non sono mancati gli anatemi nei confronti della associazione datoriale. Ieri peraltro, anche se in maniera molto timida, tra i manifestanti si è palesato chi, sulla scorta dei recenti fatti di cronaca, ha anche espresso il timore che attorno ai cantieri e al progetto Tav si materializzi ancor più lo spettro della presenza mafiosa.
«QUANDO LA MAFIA CHIAMA I CORROTTI RISPONDONO»
Non più tardi del 23 settembre Vicenzatoday.it aveva dato descritto alcuni retroscena dell'aggressione al direttore tecnico della società romana Salcef che ha in carico la realizzazione di alcuni lavori lungo il tracciato. Il fatto di sangue, ovvero il ferimento grave del manager fuori dal cantiere Tav di Montebello, aveva fatto parlare di sé sui media regionali. Sull'argomento per di più sono intervenute le categorie degli edili di Cgil, Cisl e Uil che alla vicenda hanno dedicato uno stringatissimo commento scritto. Ad ogni buon conto ieri in piazza Castello per di più è stato affisso uno striscione caustico nei confronti della grande opera. Uno striscione che non lascia molto alla immaginazione: «Quando la mafia chiama i corrotti rispondono».