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«Tanfo di fogna» in zona Primavera: «irregolare un allacciamento su cinque»

Il caso dei cattivi odori registrati nel canale di via Borsellino accende le polveri tra maggioranza e opposizione durante un consiglio comunale in cui l'assessore all'ecologia, dietro pressione delle minoranze, ha fornito i dati di una indagine condotta da Viacqua nel piccolo centro della cintura del capoluogo berico: ora indaga la procura

C'è una parte delle utenze domestiche della zona Primavera Baden Powell a Torri di Quartesolo che non è allacciata correttamente al sistema fognario del comprensorio. Una situazione che va avanti quanto meno dagli anni '90 e che da lustri ormai causa «odori nauseabondi» nel canale di via Borsellino. In queste settimane «il tanfo di fogna proprio in zona Primavera» spiegano i residenti è divenuto insopportabile tanto che ieri 23 maggio la querelle è sbarcata per l'ennesima volta in consiglio comunale.

LA PUNTUALIZZAZIONE DI TESCARI
La giunta, prima per bocca dell'assessore all'ambiente Elisabetta Tescari, poi, a margine della seduta per bocca del primo cittadino Diego Marchioro, ha fornito «una panoramica aggiornata delle puntuali azioni» intraprese dall'amministrazione comunale in questi anni. Dando conto del fatto che, questo spiegano sindaco e assessore, buona parte delle incombenze oggi non siano in capo al comune bensì al soggetto che in quella porzione della provincia berica gestisce il ciclo idrico integrato «vale a dire Viacqua», una spa che peraltro è posseduta dai comuni dell'area.

LE CIFRE
Nella sua prolusione Tescari ha specificato che in seguito alle numerose segnalazioni per i cattivi odori da parte dei residenti e in relazione ad alcuni rilievi di Arpav che hanno certificato lo stato di salute per nulla ottimo delle acque di quel canale, si è mossa proprio Viacqua. La quale ha già riscontrato numerose anomalie negli allacciamenti al sistema fognario urbano delle utenze civili dei quartieri Primavera e Baden Powell: detto in altri termini Viacqua dopo una serie di accertamenti mirati, che peraltro dovranno essere approfonditi, si è accorta che su mille controlli ben «il 20%» presentava delle anomalie: in pratica «un allacciamento su cinque», hanno spiegato alcuni residenti fuori dall'aula, «non è perfettamente in regola». Peraltro durante la seduta Tescari si è detta fiduciosa del fatto che attraverso «un lavoro di squadra», Comune, Arpav, Provincia e Viacqua, riusciranno a venire a capo del problema. Un pensiero condiviso da Marchioro che lo ha ribadito poi ai microfoni di Vicenzatoday.it.

LE BORDATE DELL'OPPOSIZIONE
Di tutt'altro avviso è il consigliere d'opposizione Mauro Fabbiani che con le sue interrogazioni e con le sue segnalazioni agli enti preposti, tra cui la Prefettura, aveva dato voce alle lamentele dei residenti. Detto in estrema sintesi Fabbiani fa sapere che, se non ci fossero stati i suoi esposti, con ogni probabilità la situazione di stallo vissuta in quel lembo del territorio di Torri sarebbe rimasta tale.

Il consigliere poi aggiunge un altro elemento al dibattito quando spiega che è «sì vero che in termini generali la competenza del ciclo idrico compete oggi a Viacqua», ma che la vigilanza sulla richiesta degli allacciamenti e di conseguenza la vigilanza sulla correttezza della pratica spetta comunque alla municipalità. Parole molto precise che hanno fatto salire la tensione in aula allorché lo stesso Fabbiani ha ironizzato sulle promesse fatte dalla giunta nel gennaio del 2021 quando quest'ultima si impegnò solennemente affinché il fenomeno dei cattivi odori non si ripetesse.

«DOCUMENTI NEGATI»
Ma la tensione maggiore in aula si è ulteriormente acuita quando l'assessore Tescari, rispondendo ad una interrogazione dello stesso Fabbiani, ha dovuto ammettere che in alcuni casi le richieste di accesso agli atti inoltrate dall'esponente della minoranza, sono state evase in tempi molto lunghi, si parla addirittura di una trentina di giorni: una condotta che addirittura potrebbe configurare un grave illecito penale da parte dei funzionari visto che in ragione di quanto stabilito dalla norma statale il consigliere comunale ha diritto di accesso immediato alle carte agli atti della amministrazione di appartenenza. Peraltro, come era stato preconizzato da Vicenzatoday.it, sulla vicenda delle emissioni odorigene sgradevoli, «sta indagando la procura della repubblica di Vicenza» con un fascicolo esplorativo. Un frangente che ieri per l'appunto è stato confermato direttamente dall'assessore all'ecologia.

LO SCENARIO
Sullo sfondo però rimane una questione ormai stratificata rispetto alla quale Torri non fa eccezione, visto che sono molti i comuni del Vicentino e del Veneto che si comportano anche ben peggio, a partire dalla città del Palladio. Quando infatti tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 si registra il cosiddetto secondo boom edilizio le aspettative abitative dei proprietari, le aspettative di guadagno dei costruttori e le prospettive di un consenso ampio da parte degli amministratori eletti danno vita ad un mix molto capillare di interessi diffusi. In forza del quale le stesse amministrazioni chiudono un occhio rispetto alle incombenze dovute in materia di depuratori e di allaccio delle utenze al sistema delle fognature. Il Veneto da questo punto di vista in molte realtà pur a fronte dello sviluppo economico rapidissimo in quegli anni è caratterizzato «ancora una cultura arretrata» motivo per cui gli scarichi finiscono spesso nelle rogge di campagna.

Quando il peso dei controlli finisce sul groppone delle municipalizzate, nel caso dell'hinterland berico sono i primi anni Duemila, quelli in cui le inchieste giudiziarie spazzano la galassia Aim, tanto per fare il caso di Vicenza, l'antifona non cambia. E il pregresso si accumula. Nel 2006 la legge nazionale diventa più stringente tanto che da quel momento i gestori dell'acqua, hanno il compito, tra i tanti, di accertare che gli allacciamenti siano perfettamente in regola.

LA PARTITA E GLI INTERESSI
Poiché però la anomalie sono, più o meno, presenti un po' ovunque (essendo quello degli allacciamenti un nervo scoperto perché tocca interessi diffusi dei quali la politica per ragioni di consenso fa un po' fatica ad occuparsi), casi come quello di Torri si sono verificati un po' in tutto il Veneto. Un Veneto che, se si raffronta la sua situazione coi primi della classe del Nord Europa, esce puntualmente con le ossa rotte. «Al di là di ogni aspetto specifico e parlando in astratto - puntualizza Fabbiani - da questa situazione non se ne esce se non c'è un cambio di passo sul piano culturale. Il che riguarda sia i cittadini sia il ceto dirigente».

ASCOLTA L'AUDIO-INTERVISTA A MARCHIORO E FABBIANI

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