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Spv, «mine notturne» vietate al cantiere di Vallugana

Battaglia al tribunale di Venezia che stanga il concessionario il quale invocava una deroga per i limiti di orario alle esplosioni. I residenti: «I giudici del Tar hanno compreso che la nostra situazione è drammatica»

Niente più esplosioni notturne al cantiere Spv di Malo in zona Vallugana: è questo il succo di una sentenza «clamorosa» pronunciata ieri 17 dicembre a Venezia dal Tar veneto il quale ha respinto l'istanza del concessionario che su incarico della Regione Veneto deve costruire e gestire la superstrada che dovrebbe collegare Spresiano nella Marca a Montecchio Maggiore nel Vicentino.

Proprio il concessionario, la italo-spagnola Sis, chiedeva per l'appunto di riprendere le esplosioni notturne al fine di velocizzare i lavori per la realizzazione del tunnel Malo-Castelgomberto: lavori che per varie vicissitudini, tecniche e giudiziarie in primis, sono molto indietro sul ruolino e che per ammissione della stessa giunta regionale si prolungheranno di molto spostando in là nel tempo il completamento di tutta Superstrada pedemontana veneta, nota pure come Spv. In questo contesto la ripresa degli scoppi notturni era stata osteggiata con le unghie e con i denti dai residenti della frazione di via Vallugana, i quali dalle loro contrade avevano minacciato azioni legali contro l'amministrazione comunale se quest'ultima avesse concesso altre deroghe per le detonazioni da effettuarsi nottetempo: detonazioni che in zona, spiegano con sarcasmo i residenti, vengono «affettuosamente chiamate mine». Ad ogni buon conto era stata proprio l'amministrazione, dopo alcuni tentennamenti, ad opporsi al ricorso di Sis, ricorso al quale si era aggiunto anche quello dei residenti riuniti da tempo in un agguerrito comitato.

L'UDIENZA? «UNA BATTAGLIA LEGALE»
«L'udienza è stata una vera e propria battaglia in punta di diritto amministrativo» spiega l'avvocato dei residenti Giorgio Destro del foro di Padova, che assieme al comune maladense doveva fronteggiare le richieste di Sis, patrocinate da un principe del foro romano come l'avvocato Antonio D'Agostino, molto noto nell'ambiente professionale della capitale, nonché in quello veneziano, per essere uno degli avvocati del Cvn, il consorzio che nella città di Marco Polo si occupa, con fortune decisamente alterne, della realizzazione del Mose: un'opera, come la Spv, al centro di una querelle infinita.

LE RAGIONI DELLA SIS
D'Agostino peraltro aveva articolato le richieste della Sis, tra le altre, in una memoria fiume di tredici pagine. Nella quale in pagina 12 stava scritto nero su bianco come per quanto riguarda i presunti disagi patiti a causa delle esplosioni notturne le doglianze lamentate dai residenti non avessero riscontro alcuno. La cosa aveva mandato su tutte le furie gli abitanti del luogo che stamani si sono lasciati andare esprimendo soddisfazione e lanciando critiche al vetriolo contro la Pedemontana. «Siamo molto contenti che il tribunale amministrativo sia stato dell'avviso opposto rispetto ai desiderata di Sis» spiega il legale padovano, il quale fa sapere che però il comitato rimane «con le antenne rizzate». 

Sempre Destro poi precisa che quella discussa ieri a Venezia è una udienza rispetto alla quale il tribunale era chiamato a pronunciarsi in riferimento ad una sospensiva d'urgenza chiesta da Sis rispetto al blocco delle esplosioni notturne deciso dall'amministrazione di Malo. Passeranno «dei mesi o forse degli anni» prima che lo stesso tribunale si pronunci nel merito, ma nel frattempo le esigenze progettuali del cantiere potrebbero essere già cambiate.

LA GIOIA DEL COMITATO
«Almeno la notte, finalmente, potremo dormire. Il tribunale ha compreso la situazione drammatica in cui siamo sprofondati. Una situazione fatta di disagi e di vita insopportabile» esultano i residenti che da mesi hanno ingaggiato una guerra di carte bollate la quale era giunta al culmine alcune settimane fa quando, referti medici all amano, gli stessi residenti si erano scagliati contro la Regione Veneto, accusata di parteggiare per Sis e di minimizzare i disagi «causati da una condotta dissennata in spregio alle leggi vigenti da parte delle maestranze».

Frattanto sul cantiere rimane in sospeso un'altra querelle. Questa riguarda alcune prescrizioni in materia di contenimento delle polveri. I residenti, «col supporto della polizia municipale e di alcuni funzionari Arpav» avevano lamentato la violazione proprio di alcune prescrizioni. Ora dovrà essere l'amministrazione comunale maladense a stabilire le sanzioni che secondo il comitato dovrebbero concretizzarsi nel blocco totale del cantiere: una mazzata che la Regione Veneto, la quale «da tempo annuncia che l'opera sarà completata in un battibaleno, farebbe fatica a incassare senza colpo ferire», rimarcano ancora i residenti.

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