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Spv, sindacati preoccupati per sicurezza e occupazione

Dopo l’ennesimo sequestro della galleria di Malo Cgil, Cisl e Uil chiedono la cassa integrazione. «Dai nostri mai avute segnalazioni circa le anomalie oggetto dell’indagine»

Dopo la deflagrazione del caso Spv con l’ennesimo sequestro che ha coinvolto la galleria tra Malo e Castelgomberto i sindacati sono preoccupati: sia per le condizioni di sicurezza sia per le possibili ripercussioni sul posto di lavoro. La triplice questa mattina ha fatto sapere che ha già richiesto la cassa integrazione per una ottantina di lavoratori ma la strada appare in salita perché la norma non consentirebbe interventi di questo tipo.

Volti segnati e preoccupazione a non finire sono stati il leit-motiv del briefing che oggi a mezzogiorno è stato organizzato da Daniele Magri, Luca Rossi, Lorenzo D’Amico e Toni Tonilo (da destra a sinistra in foto) nella sede provinciale della Cgil di Vicenza. Il primo è il funzionario delegato alla Pedemontana da parte di Uil-Feneal. Il secondo è il segretario provinciale di Cgil-Fillea. Il terzo è il parigrado di Cisl-Filca ed il quarto è il referente di Cgil-Fillea per le questioni della Superstrada pedemontana veneta, nota anche come Spv. Si tratta delle categorie che nei rispettivi sindacati si occupano del ramo costruzioni ed edilizia.

«Dopo quanto rivelato dalla stampa rispetto al sequestro dell galleria - spiegano i quattro - ci siamo attivati su due fronti. Stamani, durante una drammatica riunione con i dipendenti, abbiamo chiesto alle maestranze di segnalare ogni problema relativo alla sicurezza sulla quale non si scherza. Per vero - proseguono i quattro - nonostante la nostra presenza sui cantieri e nonostante il rapporto fattivo instaurato con gli operai non ci erano mai giunte notizie così devastanti come quelle disvelate dai media in relazione alla inchiesta condotta dalla magistratura di Vicenza ovvero dai nostri mai avute segnalazioni circa le anomalie oggetto dell’indagine». Poi un’altra considerazione: «Se solo metà di quelle accuse che parlano di frode ai danni degli enti pubblici nella fornitura ai cantieri, saremmo di fronte ad un fatto gravissimo» rimarca Toniolo al quale gli fanno eco Magri, Rossi e D’Amico: «In questi anni siamo stati sempre vicini alle maestranze, iscritti e non iscritti».

Poi però i quattro hanno espresso una seconda preoccupazione. «A causa del blocco del cantiere per ovvie ragioni legate alle indagini e alla sicurezza ci sono 81 dipendenti del concessionario, ovvero la Sis, che rischiano di rimanere in braghe di tela. Per questo abbiamo attivato la procedura per chiedere all’Inps la cassa integrazione». Tuttavia il risultato è incerto perché questi interventi sarebbero consentiti solo quando lo stop alle lavorazioni è dovuto a fattori esterni all’azienda. Nel caso di specie invece il blocco dei lavori è dovuto, questo sostiene la magistratura, ad una grave inadempienza dell’azienda rispetto ai termini degli accordi col concedente, ovvero la Regione Veneto. «Siamo ben consci che non si tratterà d’una passeggiata» fa sapere Toniolo. Non a caso Magri, Rossi e D’Amico aggiungono che se necessario «il sindacato si attiverà per avviare altre procedure speciali di tutela dell’occupazione». Contestualmente la triplice fa sapere che si è già attivata anche per estendere la tutela ai dipendenti delle ditte subappaltatrici che per una complessa serie di ragioni giuridiche potrebbero più facilmente accedere alla cassa integrazione.

Si tratta di parole precise che fanno il paio con quelle dei vertici confederali veneti e vicentini della Cgil che all’agenzia Lineanews hanno dichiarato: «Quanto sembra emergere dalle prime indagini della Procura della Repubblica di Vicenza, il riferimento è al possibile utilizzo nei lavori del tunnel di Malo di acciaio e di calcestruzzo non conformi, è di una gravità assoluta, che se confermata richiederebbe risposte immediate e forti viste le possibili conseguenze sui lavoratori impegnati nella costruzione dell’opera e sui futuri fruitori della stessa».

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