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Bassetti al Quadri? «Poco pluralismo»

Il fronte «no green pass» bacchetta, con tanto di volantinaggio, l'iniziativa del liceo vicentino descrivendola poco aperta al contraddittorio. Il preside Jacolino condivide invece in toto la scelta della scuola e parla di critiche confuse

Una ventina di attivisti della rete berica «No Green pass» oggi 4 novembre ha volantinato davanti allo scientifico Quadri di Vicenza dopo che la scuola ha deciso di ospitare proprio oggi una videoconferenza dell'infettivologo Matteo Bassetti, noto sostenitore della necessità della terza dose del vaccino. La scelta di ospitare il professore Bassetti senza una sorta di controcanto aveva indispettito parecchi genitori degli alunni che frequentano il noto liceo vicentino. La querelle per vero aveva fatto parlare i media locali.

«È stato un po' come tornare ai volantinaggi degli anni anni Settanta» fa sapere uno dei presenti ossia Silvano Caveggion, docente di fisica dell'Istituto Rossi e volto di riferimento tra coloro che criticano il certificato anti coronavirus. Ad ogni modo stamani gli attivisti «con pazienza e garbo suscitando la curiosità di molti» hanno avvicinato i ragazzi e hanno sottoposto un volantino molto articolato in cui il primo punto, quello per certi versi più importante, non riguardava né i vaccini, né il certificato verde, bensì poneva una serie di dubbi sulle scelte di politica sanitaria messe in campo dai governi Conte e Draghi e dalle regioni italiana proprio nell'ambito della scelta degli strumenti di contrasto al Covid-19 a partire dalle decisioni assunte nella primissima fase della pandemia.

Ma c'è di più. In città avevano suscitato un intenso dibattito, specie sui social network, le parole del preside del Quadri Paolo Jacolino che alle colonne del GdV on-line di ieri aveva fatto una affermazione molto netta: «Spiace constatare che un approfondimento proposto all'interno di un percorso...» organizzato dal liceo «venga scambiato per propaganda. Siamo arrivati al paradosso - dice ancora Jacolino - che è meglio sorvolare su questi argomenti perché altrimenti induci le persone a schierarsi pro o contro i vaccini mi sembra che si stiano perdendo le coordinate, si parla di una cosa e la gente ne capisce un'altra». Caveggion, dal suo canto ribalta i termini della questione e spiega ai taccuini di Vicenzatoday.it che i rilievi mossi alla iniziativa sono ben altri. Anzitutto il docente di fisica, parlando in generale, descrive come persone in malafede coloro i quali affermano chicchessia abbia pensato di togliere la parola a Bassetti. «Noi - rimarca il docente - abbiamo semplicemente chiesto che ci fosse una pluralità di vedute sul tema dibattuto. Insomma, c'è stato poco pluralismo».

Ma perché sull'argomento l'atmosfera è così rovente? Al di là del dibattito di fondo tra favorevoli e contrari al vaccino è di questo giorni una serie di rivelazioni della trasmissione Report andata in onda lunedì primo novembre durante la quale erano emersi due aspetti precisi. Uno, gli interessi economici poco adamantini attorno che accompagnano le richieste di chi si dice favorevole alla terza dose. Due, la necessità e la opportunità che questa venga estesa erga omnes nonostante alcune criticità riscontrate in ambito scientifico. In Italia questa posizione più critica, specie col vaccino «Johnson & Johnson», è sostenuta per certi versi dal professor Andrea Crisanti, direttore della infettivologia presso la clinica universitaria dell'ospedale patavino. Bassetti dal canto suo aveva preso malissimo il duro attacco di Crisanti alla casa farmaceutica, tanto che sul web si sono scatenate le staffilate contro Bassetti accusato di essere troppo sdraiato rispetto ai desiderata delle compagnie farmaceutiche. E ancora, la gestione della pandemia da parte della sanità veneta in una con le contromisure assunte in materia di prevenzione proprio ieri erano state oggetto di una dura presa di posizione da parte del sindacato Cub.  Ed è, anche, in questo contesto che è giunta ieri la partecipazione di Bassetti alla iniziativa del Quadri. Ad ogni modo Caveggion ne ha anche per coloro, il riferimento è sempre al servizio del GdV, che avevano adombrato il timore che il sit-in di oggi potesse degenerare in qualche forma di violenza. Rispetto a questo tema Caveggion è nettissimo: «Il sit-in è stato pacifico. Semmai violento è chi cerca di tarpare le ali a chi dissente. Questa è violenza».

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