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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Caso Miteni: gli strali della Cgil sulla procura vicentina

Rispetto al procedimento per le malattie addebitabili alla scarsa salubrità del luogo di lavoro denunciate da una ventina di ex dipendenti della fabbrica trissinese, Borgo Berga ha chiesto l'archiviazione perché i reati sarebbero prescritti. Ma i legali degli ex addetti contestano radicalmente la lettura del pm La Placa e chiedono nuovi accertamenti al giudice delle indagini preliminari

La procura di Vicenza chiede l'archiviazione del procedimento a carico della trissinese Miteni per i danni patiti dai dipendenti a causa della presenza dei Pfas, i temibili derivati del fluoro, nel luogo di lavoro. La Cgil insorge e presenta opposizione con il legale che patrocina il sindacato ovvero Laura Ruppolo del foro di Padova. Un analoga richiesta di opposizione è stata presentata dall'avvocato vicentino Edoardo Bortolotto che patrocina un altro gruppo di ex lavoratori della Miteni. La novità è emersa oggi 9 settembre quando a mezzodì nella sede della Cgil berica il segretario provinciale Giampaolo Zanni, il componente della segreteria veneta della Cgil Paolo Righetti, le responsabili del patronato Inca-salute della Cgil berica Valeria Baù e Giordana Ruzzolini hanno incontrato lo stesso Bortolotto per fare il punto della situazione. In sostanza, secondo quanto emerso oggi, il magistrato avrebbe considerato solo le patologie meno gravi mentre gli addebiti del pubblico ministero sarebbero per condotte colpose. Il che avrebbe fatto finire il procedimento in prescrizione. Tuttavia la lettura del sostituto procuratore Alessia La Placa è stata pesantemente messa in discussione con toni molto duri.

DECISIONE «INGIUSTA E NEGATIVA»
Durante il briefing Zanni ha usato parole che pesano come macigni definendo la scelta del pubblico ministero Alessia La Placa «ingiusta e negativa». Zanni e Righetti si sono detti sconcertati per la decisione giunta da Borgo Berga. «In quel tribunale - attaccano i due - è in corso un maxi processo per disastro ambientale a carico della Miteni. Nell'ambito di quel processo i valori dei Pfas, i temibili derivati del fluoro i cui cascami negativi per salute sono acclarati da autorevoli studi scientifici internazionali, ritrovati nel sangue dei residenti delle zone a rischio sono sì elevati. Ma sono poca cosa rispetto alle concentrazioni a livelli stratosferici rinvenute nell'organismo degli ex lavoratori Miteni che peraltro è finita in bancarotta. Ecco se come è doveroso si celebra un processo perché l'impatto di quelle lavorazioni industriali sulla popolazione veneta ha avuto il peso che sappiamo come è mai possibile che per le maestranze si chieda una archiviazione che noi e i nostri legali contestiamo in radice». Zanni spiega altresì che il pubblico ministero sulla scorta delle indicazioni dei consulenti della procura ha deciso di prendere in considerazione le patologie riferibili «ad un aumento significativo del colesterolo» lasciando però da parte ogni addebito in materia di «patologie ai reni, al fegato per non parlare delle insorgenze tumorali già agli atti».

LA STILETTATA DI BORTOLOTTO
Non molto diverso è il pensiero di Bortolotto che aggiunge: «Gli studi citati dai consulenti della procura avevano qualche annetto. E per quanto riguarda gli effetti dei Pfas sugli esseri viventi in particolare sull'uomo gli ultimissimi anni hanno apportato novità davvero significative». Allo stesso modo Bortolotto oggi ha spiegato come la richiesta di archiviazione riguardi le patologie da ipercolesterolemia che «sussistono anche per i consulenti della procura: ma che secondo la dottoressa La Placa non sono perseguibili per intervenuta prescrizione».

«REATO DOLOSO E NON COLPOSO»
Epperò si tratta di una lettura per nulla condivisa dall'avvocato, che peraltro è un esperto in diritto della salute e dell'ambiente. Bortolotto non solo sostiene come ci fossero gli estremi per prendere in considerazione patologie più gravi. Ma spiega pure di non condividere il capo d'imputazione addebitato agli ex manager della Miteni indagati. Capo di imputazione che è quello delle lesioni colpose gravi. «A nostro giudizio il pubblico ministero avrebbe dovuto perseguire gli indagati per lesioni dolose» ovvero intenzionali che hanno tempi di prescrizione ben più lunghi. Bortolotto sottolinea come si tratti a suo dire di un dolo particolare ossia il «dolo eventuale» che in ambito penale è quello di chi commette un reato assumendo pienamente il rischio che un evento di un certo tipo si verifichi a fronte di una condotta scientemente omissiva. «Ribadisco - precisa ancora il legale - che il reato da perseguire è doloso e non colposo quindi».

DICIANNOVE INDAGATI E VENTIDUE PARTI OFFESE
Ora la patata bollente passa al giudice per le indagini preliminari Roberto Venditti che dovrà vagliare la posizione di ben diciannove indagati i cui legali hanno dovuto fronteggiare le rimostranze di ventidue parti offese tra le quali la Cgil nella sua veste di persona giuridica. Il procedimento penale era nato sulla scorta di tre diversi input. Una formale iscrizione del giorno 8 ottobre 2018 da parte dei magistrati che già stavano indagando sulla vicenda ambientale oggi a dibattimento in Corte d'assise a Vicenza. Appresso c'erano stati due diversi gruppi di segnalazioni alla magistratura vergate dagli ex dipendenti dello stabilimento trissinese nell'Ovest vicentino: i tre ambiti erano stati riuniti in un unico procedimento: oggi per l'appunto al vaglio del dottor Venditti. Al quale i legali hanno chiesto espressamente non solo il rigetto della istanza di archiviazione ma anche di disporre nuove indagini.

LO SCENARIO
Si tratta di una richiesta che de facto contesta in modo drastico la lettura della vicenda fornita dal pubblico ministero La Placa. La quale frattanto è stata assegnata ad un altro incarico fuori da Vicenza. Se Venditti dovesse accogliere le richieste delle parti offese sarà il procuratore capo Lino Giorgio Bruno a dover assegnare ad un altro pubblico ministero l'eventuale supplemento di indagine. Ad ogni modo la scelta operata dalla procura sta già facendo molto discutere Trissino e dintorni, in taluni casi con epiteti irripetibili. Dalla Valle dell'Agno infatti provengono la maggior parte degli ex operai della Miteni: tanto che già da ore si parla di polemiche al vetriolo in arrivo rispetto ad un caso di inquinamento, quello attribuito alla Miteni, che tra Veronese, Vicentino e Padovano ha colpito tutto il Veneto centrale.

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