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Alla ricerca dello spriss perduto

E’ appena uscito in libreria un godibile libello per il quale dobbiamo eterna gratitudine all’autore

Si chiama Spritz, alla crucca, ma per noi è d’obbligo la declinazione alla vicentina, con doppia s a rimarcare il grafema dialettale. Di questa celeberrima bevanda pensavamo di sapere tutto. E invece no. E’ appena uscito in libreria un godibile libello per il quale dobbiamo eterna gratitudine all’autore, Ettore Molon, sessantottenne architetto ed epicureo con radici in Valchiampo ma fusto saldamente berico. La sua opera ha molte valenze: storiche, enologiche, estetiche. Ma è soprattutto un’incursione romantica nel costume di casa nostra, con denuncia scandalizzata per tutti i sacrilegi perpetuati sin qui in nome dell’aperitivologia (neologismo coniato all’istante).

Perché una volta, quando io e il Magister eravamo ragazzi (più lui, in verità, visto che gli rendo tre anni di gioventù) non occorrevano tanti distinguo. Se ordinavi uno spriss, ti arrivava al tavolo un bicchiere di vino bianco fermo, mescolato con un po’ di acqua minerale (sifone di selz) e insaporito da una scorzetta di limone. Con che proporzioni? Ogni cantiniere delle vecchie taverne vicentine ti avrebbe risposto a modo suo. E con che tipo di vino? Molon ha una sua versione della scelta perfetta. Lugana, Soave o Malvasia? Sparatevi il libro, per svelare l’arcano. Pian piano (ma mica tanto), con il modernismo dilagante in tutte le attività umane, è arrivato alla fine il ragnarock del cocktail povero. Quella che una volta era semplicemente la variante padovana (o veneziana) (per noi spritz macchiato), è diventata monopolista incontrastata del gusto. Il bianco ha ceduto al rosso, nella terra biancorossa. Resta solo la scelta, oggi quasi un vallo tra guelfi e ghibellini, tra la coloritura col Bitter o con l’Aperol.

Come dice Stefano Ferrio nella sua sapida prefazione all’opera, l’autore sembra optare per una maieutica equidistanza. Scoprirete da soli che non è esattamente così. Il Magister è infatti partigiano della fazione Campari, amaricante più antico (1860) e più nobile (secondo l’autore) del concorrente prodotto dalla padovana Barbieri (oggi pur’essa nella scuderia Campari). Aperitivo, quest’ultimo, prediletto da legioni di yuppies sputtanati dai Pitura Freska e giovani sballati dalla movida. Chiusa l’ultima delle 165 pagine dell’opera, a me è rimasta l’impressione che questa scelta di campo sia frutto del nostro inguaribile romanticismo, come se la bottiglia della casa milanese (olandese) risultasse oggi l’ultima trincea della tradizione provinciale. Se posso aggiungere una chiosa all’eccellente lavoro del Magister, vado frugando tra i miei ricordi per condividere coi lettori il tipo di bocconcino da accoppiare alla bevanda.

Trascurando sdegnosamente le scipite patatine che arrivano tristi nel vassoio, come pure le olive snocciolate o i bagigi di dubbia manipolazione, vado diretto a quanto trovavamo sul bancone del Bersagliere o del Buffalo Bill. La mezza patatina bollita coperta di prezzemolo, la fetta di coesin appoggiata sulla polenta, la cipollotta in agrodolce, l’acciuga arrotolata o i temibili nervetti sottolio. Ma non divaghiamo oltre e affidiamoci alla bravura di Ettore Molon, guida sapiente e consigliori arguto, per fare con lui uno slalom alcoolico (moderatamente) fra i tanti tipi di spritz a disposizione del curioso. Alcuni dei quali mai assaggiati, tanto per dire. Una lettura che scorre piacevolmente, tra citazioni inaspettate, come Goethe, Rabelais e Simenon, per arrivare a Fleming e a Carlotto.

Per citare me stesso, credo che anche l’ispettore Benny Sperandio si iscriverebbe senza remore al partito dei puristi, in quanto fedele frequentatore del bar Moderno, alle Barche. Bene. non mi resta che augurarvi buon viaggio dentro allo spriss. Fidatevi a cuor sereno del vostro anfitrione, un po’ sommellier, un po’ professore, un po’ visionario, svelato a pagina 150 del libro, in una bella tavola di Roberto Perrin, con una bottiglia nella mano destra, il bicchiere nella sinistra e la traversa da osto davanti. Poteva essere altrimenti? Ronzani Editore, prezzo 18 euro. Ben spesi.

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