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Vicenza tra le città più inquinate d'Italia nel 2022

Il rapporto di Legambiente: il capoluogo berico è tra le 29 città italiane che hanno avuto almeno una centralina oltre il limite di legge dei 35 giorni annui di sforamento consentiti

Cala troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate. È questa la sintesi del rapporto "Mal’aria di città 2023" di Legambiente, l’annuale analisi sullo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia che, a partire dai dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni, fornisce un quadro quanto più possibile completo su quello che è stato l’inquinamento atmosferico dell’anno appena concluso, il 2022. Nel 2022 sono 29 le città, tra quelle di cui si hanno a disposizione i dati, che hanno avuto almeno una centralina che hanno registrato emissioni di Pm10 oltre il limite di legge dei 35 giorni annui di sforamento consentiti. Tra queste Vicenza, con 60 giorni oltre al limite registrati dalla centralina di San Felice. Per quanto riguarda i valori medi annuali, nessuna città ha fatto registrare il superamento del limite previsto da normativa (40 µg/mc): Milano Torino e Cremona si sono fermate infatti a 35 µg/mc; Alessandria e Andria a 34 µg/mc, Modena, Monza, Asti, Lodi e Verona 33 µg/mc, Reggio Emilia, Brescia, Mantova, Padova, Vicenza, Pavia, Rovigo e Treviso 32 µg/mc, Venezia, Ragusa e Piacenza 31 µg/mc, Vercelli, Parma e Novara 30 µg/mc.

Anche per il Particolato (PM2.5) la situazione di criticità è analoga a quella appena descritta. Delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Vicenza, con 23 µg/mc, di fatto a oggi doppia quello che sarà il nuovo valore di legge (10 µg/mc contro i 25 µg/mc). Le particelle di diametro inferiore ai 10 µm sono ancora più pericolose per la salute umana. L’Agenzia Europea dell’ambiente stima che nel 2020, nell’Unione quasi di 250.000 morti siano stati attribuibili al superamento dei valori di PM2,5 raccomandati dall’OMS, e che il 96% della popolazione europea sia esposta a valori superiori a tali soglie.

Per quanto riguarda l’NO2, il biossido di azoto le città analizzate e di cui è stata ricavata la media annuale sono 94. Dai dati emerge che tutte le città rispettano l’attuale limite normativo (40 µg/mc) ma ben 57 città (il 61% del campione analizzato) non rientrano nel nuovo valore di riferimento da raggiungere entro il 2030 (20 µg/mc). Se invece si tiene in considerazione il limite posto dall’OMS (10 µg/mc), 91 delle città analizzate (corrispondenti al 97% del totale) ad oggi sforerebbero tale soglia. Tra le città che hanno riportato i valori medi annui più elevati e che superano ampiamente sia il futuro limite normativo che la soglia dettata dall’OMS (e che quindi dovranno lavorare di più nei prossimi anni per la diminuzione delle concentrazioni) figurano: Milano (38 µg/ mc), Torino (37µg/mc), Palermo e Como (35 µg/mc), Catania (34 µg/mc), Roma (33µg/ mc) Monza, Trento e Bolzano (31 µg/mc), Firenze, Genova e Padova (30 µg/mc). Vicenza ha invece un valore medio annuo di 25 µg/mc. 

Essendo l’inquinamento atmosferico un problema che non si risolve dall’oggi al domani, capire quanto sono distanti oggi le città italiane dagli obiettivi da raggiungere nel giro dei prossimi sette anni è un esercizio utile per capire quanto manca, cosa manca e quanto efficaci siano state (e saranno) le azioni e le politiche che inevitabilmente dovranno essere realizzate per raggiungere gli obiettivi previsti. Partendo da questo presupposto per il PM10 a Vicenza è necessaria una riduzione del 38% di emissioni di Pm10, del 57% di Pm2,5 e del 19% del biossido di azoto. I valori attualmente registrati da molte città e la distanza che le separa da quello che sarà il nuovo limite del 2030 sembrano essere irraggiungibili stando all’attuale tasso di riduzione delle concentrazioni che si è registrato mediamente nelle città italiane negli ultimi dieci anni. In Veneto, Verona ha ridotto mediamente le sue concentrazioni di PM10 del 4%, Padova, Rovigo, Venezia e Vicenza del 3%, Belluno e Treviso dell’1%. In Emilia-Romagna si parte dal -3% di Parma e Forlì, -2% di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, Piacenza e Rimini, passando dal -1% di Modena fino allo zero percento di Ravenna.  


 

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