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Protesi alle caviglie con la stampa 3D: procedura d'elite per l'ospedale di Santorso

Eseguiti su due pazienti i primi interventi con questa innovativa metodica

Due interventi di protesi di caviglia con l’ausilio della stampa 3D sono stati eseguiti giovedì all’ospedale di Santorso, su altrettanti pazienti, dall’equipe guidata dal dott. Andrea Micaglio, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia.

Alla base di questa metodica, utilizzata per la prima volta all’ospedale Alto Vicentino e piuttosto rara, vi è appunto lo studio e la realizzazione di guide personalizzate con l’utilizzo della stampa 3D nella fase di preparazione, al fine di garantire un perfetto posizionamento della protesi rispetto all’anatomia del paziente.

«Si procedere innanzitutto con una mappatura della caviglia mediante tac - spiega il dott. Micaglio -. Le immagini così acquisite vengono inviate negli Stati Uniti, presso l’azienda che provvede allo studio e alla realizzazione del sistema di “maschere” per il caso specifico. Queste maschere riproducono perfettamente la struttura anatomica dell’articolazione. In questo modo si realizza in modo ottimale il posizionamento della protesi che, soprattutto nella degenerazione articolare post traumatica, trova spesso delle difficoltà nel corretto posizionamento della protesi. Si ricrea così la migliore articolarità possibile rispettando l’anatomia del paziente. Il posizionamento della protesi risulta assolutamente perfetto e il suo movimento ottimale rispetto all’asse del corpo. Il risultato? La possibilità, per il paziente, di recuperare una camminata il più normale possibile limitando drasticamente i possibili difetti di applicazione».  

Tutto questo naturalmente anche con l’ausilio di un adeguato percorso di recupero: successivamente all’applicazione del gesso viene concesso il carico a 35-40 giorni e si inizierà con il programma fisioterapico di recupero. La ripesa funzionale completa si auspica entro i tre mesi dall’intervento.

Con questa innovazione, dunque, l’Ortopedia dell’ospedale di Santorso si pone a livello delle migliori realtà ospedaliere in una procedura certamente di nicchia, ma fondamentale per consentire ai pazienti con gravi problemi alla caviglia (a seguito di trami o di malattie degenerative) di continuare a camminare e condurre una vita autonoma: «Sicuramente - sottolinea il direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana Carlo Bramezza - avere introdotto anche a Santorso questa metodica all’avanguardia è un’ulteriore conferma dell’impegno messo in atto per il rilancio del reparto di Ortopedia, così come dei progetti di sviluppo che abbiamo per l’intero reparto. Va sottolineato inoltre che l’introduzione di nuove metodiche e progetti va certamente a beneficio dei pazienti, ma anche del reparto in sé, rendendolo più attrattivo in un momento in cui i giovani medici possono scegliere dove esercitare la propria professione: è questo il circolo virtuoso che vogliamo avviare con il dott. Micaglio e i primi risultati si stanno già vedendo, come dimostra l’arrivo di  tre nuovi specializzandi da inizio mese e l’entrata in servizio già prevista di  due nuovi specialisti entro la fine di novembre».

Era presente in sala operatoria, insieme all’equipe guidata dal dott. Micaglio, anche il dott. Antonio Volpe, responsabile del Centro di Chirurgia del Piede e Caviglia di Abano Terme e già presidente della SICP (Società Italiana della Caviglia e del Piede), a conferma dell’impegno volto a costruire attorno all’Ortopedia di Santorso anche una rete di relazioni e collaborazioni con altri centri e specialisti che operano nel territorio regionale.

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