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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità Trissino

«Cercare i Pfas nel sangue prima di avere figli»

Ad auspicarlo è il medico Giovanni Fazio uno degli esponenti di spicco della rete ambientalista vicentina che denuncia il mancato potenziamento dei consultori familiari: frattanto dell'affaire Miteni si sta occupando con un maxi inchiesta anche una delle più importanti tv tedesche

Il fatto che che ancora oggi «la Regione Veneto» ponga un sostanziale un «divieto di eseguire esami del sangue ai soggetti a rischio Pfas» è una cosa assai grave anche alla luce dei recenti studi americani dai quali si evince che nel mondo i costi sociali, sanitari e ambientali indotti dalla presenza di questi temibili derivati del fluoro sono elevatissimi. È questo in estrema sintesi il senso di un articolato intervento pubblicato ieri 31 luglio da Giovanni Fazio sul suo blog. Fazio, medico e volto storico di Cillsa, una delle associazioni più attive nell'Ovest vicentino sui temi della tutela ambientale, nel suo intervento affronta un altro tema, quello della formazione del personale sanitario.

LA DENUNCIA
«Registriamo al riguardo la mancanza di corsi di formazione sulle patologie derivanti da Pfas per i medici e per il personale dei consultori familiari, luogo principe  per l'informazione e l'indirizzo per le coppie che desiderano avere un figlio». Fazio definisce tale condizione un «inaccettabile silenzio che grava sull'intera vicenda». Il riferimento chiaramente è l'inquinamento da derivati del fluoro, i temibili Pfas appunto, ascritto alla Miteni di Trissino nell'Ovest vicentino: inquinamento che avrebbe colpito il Veneto centrale fra le province di Verona, Vicenza e Padova.

LA BORDATA
«L'ultima ricerca epidemiologica su ictus cerebrale, voluta dalla fondazione Giacometti è del 2011 - attacca Fazio - ossia due  anni prima della cosiddetta scoperta ufficiale delle sostanze Pfas negli acquedotti della zona rossa ossia quella più colpita. Nella zona rossa - rimarca Fazio - emerse un dato sconvolgente: la percentuale di ictus riscontrata nella Ulss del distretto Ovest vicentino era doppia di quella della media regionale. Chi aveva il dovere di indagare non si è mai curato di cercare i motivi che hanno portato a morte tante persone che non sarebbero dovute morire. Da allora la Regione Veneto - si legge ancora - non ha più effettuato alcuna ricerca. Sono passati undici anni da allora e ancora non è dato sapere cosa sia successo in quell'area né in altre zone del Veneto». Di seguito ai taccuini di Vicenzatoday.it Fazio spiega che sarebbe importantissimo che fosse data la possibilità di «di cercare i Pfas nel sangue delle coppie prima che queste decidano di avere dei figli». Un approccio, spiega il medico arzignanese, che dovrebbe valere in primis per chi vive o lavora anella cosiddetta zona rossa.

IN CAMPO IL COLOSSO BAVARESE
Frattanto l'affaire Pfas rimane effervescente anche sul piano mediatico. Il caso da anni interessa televisioni locali, regionali ed europee, giornalisti d'inchiesta, fotografi e videomaker. Da alcuni mesi anche l'emittente Prosieben, una delle corazzate della Tv tedesca (con sede a Unterföhring nell'hinterland di Monaco di Baviera), ha sguinzagliato un agguerrito team di segugi investigativi coordinato dal regista Boris Quatram (coadiuvato dalla giornalista Christine Pawlata) che sta percorrendo in lungo e in largo non solo il Veneto, ma anche altri Paesi come Germania e Stati uniti: l'obiettivo non è solo quello di comprendere gli aspetti legati all'inquinamento ma anche di circoscrivere la vicenda sul piano economico ed industriale. L'inchiesta sui Pfas, che potrebbe durare ancora almeno un anno, si preannuncia esplosiva, perché i documentaristi tedescchi, con un lavoro molto minuzioso, starebbero raccogliendo dati di cruciale rilevanza ottenuti anche grazie ad un approccio d'indagine molto sofisticato.

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