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Contaminazione da derivati del fluoro? «È alle porte di Vicenza»

Medicina democratica e Pfas.Land rendono noti alcuni dettagli della geografia dell'inquinamento attribuito alla Miteni: Peruffo intanto infilza l'ex direttore generale della sanità veneta

È importante che alla cittadinanza sia ricordato come l'inquinamento da Pfas ascritto alla  trissinese Miteni sia giunto, anche tramite Retrone e Bacchiglione, alle porte del capoluogo berico, «per esempio in zona Carpaneda». Lo spiega in una nota redatta ieri 5 maggio Maria Chiara Rodeghiero che è componente del direttivo nazionale di Medicina democratica e referente per il Veneto della stessa associazione. La Rodeghiero nella sua nota ha distillato alcune riflessioni prendendo spunto dall'incontro pubblico (del quale in queste ore da Medicina democratica è stata diffusa la registrazione audio in forma pressoché integrale) organizzato dal fronte ecologista il 28 aprile proprio nella città del Palladio, più precisamente a palazzo Chiericati.

IL SOTTOSUOLO
«A causa dei temibili derivati del fluoro noti come Pfas - scrive Rodeghiero - la contaminazione delle acque potabili ha avuto luogo durante un lungo periodo attraverso la parallela contaminazione del sottosuolo, dei corsi superficiali e di falda: il tutto all'oscuro delle autorità locali. Anche perché in questo periodo fino alla scoperta del disastro nel 2013, nemmeno una minima azione preventiva, che evitasse o rallentasse l'introduzione nell'organismo di queste temutissime molecole è stata compiuta. Siamo di fronte ad un vero e proprio crimine ambientale, causato da queste sostanze bio-accumulabili nell'ambiente e interferenti con l'apparato endocrino umano, sostanze che per l'appunto sono comunemente note come Pfas-Pfoa».

BORTOLOTTO, CERUTI E VARALI
L'esponente di Medicina democratica, sempre in riferimento all'incontro del 28 aprile ha ricordato gli interventi dei tre relatori. L'avvocato Edoardo Bortolotto rappresenta Medicina democratica costituita parte civile nel processo Pfas. Con lui c'erano poi Enrico Varali e Matteo Ceruti. Questi ultimi nel medesimo processo rappresentano rispettivamente Legambiente e l'associazione «Mamme No Pfas». I tre legali, spiega Rodeghiero, «hanno dato conto delle fasi in cui si sta articolando il dibattimento in corso a Borgo Berga ed hanno riassunto le prime testimonianze: dal loro intervento si è compresa la complessità di questo processo con quindici imputati, centinaia di parti civili, una giuria integrata con i giudici popolari e più di 30mila pagine di atti processuali da esaminare».

Per i tre, ma l'analisi è condivisa da Rodeghiero, si tratta quindi «di un processo storico e memorabile sotto molto aspetti, che vede gli imputati chiamati a rispondere dei reati di avvelenamento doloso di acque, disastro innominato, e inquinamento ambientale ai sensi della nuova normativa cosiddetta ecoreati, oltre al reato finanziario di bancarotta per non aver indicato nei bilanci i costi di bonifica, determinando il fallimento dell'azienda».

IL MONITO
Ma perché la Rodeghiero ha acceso i riflettori sulla situazione dell'inquinamento alla periferia di Vicenza? Durante la serata del 28 aprile infatti era stato Alberto Peruffo, volto di spicco del collettivo ecologista Pfas.Land a ricordare ai vicentini come le preoccupazioni per la presenza di Pfas nell'ambiente, i temutissimi derivati del fluoro la cui contaminazione massiccia è addebitata appunto alla Miteni, fossero da ricondurre anche a Vicenza città e dintorni. Durante la serata Peruffo con tanto di lucidi proiettati davanti ad una cinquantina di uditori, aveva dato conto appunto delle concentrazioni registrate in primis in zona Carpaneda, cioè alle porte Ovest di Vicenza. Una circostanza che al di là dell'acqua potabile (la rete idrica è diversa da quella contaminata a partire dal distretto Agno-Chiampo) sta impensierendo i residenti soprattutto per quanto concerne l'acqua di superficie, quella delle falde e di conseguenza lo stato delle coltivazioni. La circostanza in parte era già nota, ma era la prima volta che nel capoluogo numeri e cifre venivano snocciolati così nel dettaglio: sia per quanto riguarda le concentrazioni sia per quanto concerne la localizzazione.

MANTOAN SULLA GRATICOLA
In questo frangente però non va dimenticato che quell'incontro giungeva a poche ore da una delicatissima udienza del processo Pfas che a Borgo Berga si era tenuta in mattinata. In quella occasione avevano testimoniato davanti alla corte presieduta dal giudice Antonella Crea due persone chiave nell'economia del processo stesso. Si tratta del maresciallo dei carabinieri del Noe Trevigiano Manuel Tagliaferri nonché di Domenico Mantoan, ex direttore generale della sanità veneta, oggi direttore generale di Agenas, ossia la potente agenzia nazionale che coordina le aziende sanitarie italiane.

LE BASTONATE
Ora se in molti sono stati concordi a considerare cruciale la testimonianza del dottor Tagliaferri, ben diverse sono state le reazioni mei confronti di Mantoan. In una nota redatta il giorno dopo l'udienza Peruffo non è andato per il sottile. «Ho trovato assolutamente sconcertante, per gli uditori, ma coerente, il balbettio confusionario di Mantoan ex superdirettore della Sanità del Veneto... davanti ai giudici e agli avvocati, sullo studio epidemiologico che la Regione Veneto avrebbe dovuto ultimare in collaborazione con l'Iss e che la Regione Veneto stessa non ha portato a termine non tanto per assoluta incapacità, indolenza, come qualcuno pensa, ma perché tale studio sarebbe stato la pietra miliare mediante cui condannare non solo la Miteni, ma essendo di carattere statistico, quindi sociale, pure i corresponsabili: avrebbe dimostrato la corresponsabilità delle istituzioni che hanno lasciato per decine e decine di anni lavorare senza controllo effettivo una fabbrica sotto direttiva Seveso, come sta avvenendo per la Chemviron di Legnago».

LE CANNONATE
Appresso un'altra bordata a Mantoan: «Milioni e milioni di euro, soprattutto per la sanità. Dov'è finita questa indagine epidemiologica mondiale? Ecco, quel trionfo annunciato, tronfio di primato, oggi è diventato un tonfo. Che fa balbettare i rimasugli di umanità di quest'uomo. Direttore di cosa... non l'ha saputo spiegare neppure lui ai giudici». La questione sollevata da Peruffo non è di poco conto perché le conseguenza della contaminazione da Pfas nell'ambiente in una con le ripercussioni sulla salute della popolazione sono un dossier apertissimo.

LO STUDIO
Basti pensare agli effetti di questi composti per quanto riguarda alcune gravi patologie del fegato. Il 2 maggio ne ha parlato Ilfattoalimentare.it il quale a sua volta menziona la rivista scientifica Environmental health perspective. Le ripercussioni sulla salute preoccupano anche Isde-Medici per l'ambiente. Infatti l'associazione, che nell'ambito dell'affaire Miteni è stata una delle prime a schierarsi apertamente, ha dato vita ad un vero e proprio studio epidemiologico, tutt'ora in fieri, la cui cornice proprio il 28 aprile era stata illustrata da Francesco Bertola che per l'appunto è il medico che presiede la sezione vicentina di Isde. L'associazione peraltro sul suo sito web ha realizzato un prospetto sintetico della iniziativa illustrata dallo stesso Bertòla completo di tutti i dettagli più salienti.

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