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Disagi ed Spv, urla in municipio: «davanti alle case coda di un kilometro di soli camion»

La giunta maladense sotto la pressione dei residenti è costretta ad un sopralluogo a ridosso della zona di scavo. E il comitato attacca la Regione Veneto Polveri e rumori? «Regole spesso violate, la misura è colma»

«Ora basta. La misura è colma». Con questa affermazione lapidaria i residenti della zona Vallugana nel Comune di Malo, in una nota diramata ieri 6 giugno, lanciano «l'ennesimo grido di allarme» per quanto riguarda i disagi avvertiti a ridosso del cantiere della Superstrada pedemontana veneta, nota come Spv, da tempo al centro di numerose polemiche. La tensione però stavolta è finita alle stelle dopo che alcuni giorni fa davanti alle case si era formata una vera e propria colonna di camion che «aveva bloccato l'accesso persino alle abitazioni», cosa testimoniata da alcuni video girati a ridosso dell'area di lavoro. E così alcuni abitanti del quartiere, «inferociti», si sono recati in comune obbligando de facto, a suon di urla, alcuni esponenti della giunta municipale a recarsi in loco.

IL J'ACCUSE
«Non si può vivere in questo modo. Quello che sta succedendo qui - si legge nel dispaccio inviato ieri dal portavoce del comitato Andrea Viero -  è l'esito di anni di rassicurazioni dell'amministrazione regionale che sostiene da sempre che i lavori stiano proseguendo a regola d'arte. Basta, non ce la beviamo più». Poi un'altra considerazione. «Quando parliamo di Pedemontana veneta, in zona Vallugana a Malo, i disagi patiti dai residenti non mancano mai. L'ultimo grido di allarme alle istituzioni è stato lanciato il 4 giugno 2020, quando già dalle 8 di mattina una colonna di camion, di oltre un kilometro, attendeva l'ingresso in cantiere generando il caos, di fatto bloccando la circolazione e provocando rumori, vibrazioni e polveri di una certa rilevanza». E le lamentele non finiscono. «Mia figlia - attacaca un residente - è rimasta ferma in colonna, doveva lasciarmi i nipoti prima di andare a lavoro. Quando è riuscita ad avvicinarsi a casa nostra, non riusciva ad accedere al cancello a causa dei camion». Segue l'arrabbiatura di un altro vicino: «Io lavoro di notte, quindi il mattino dovrei anche dormire. Quando alle 8 ho constato di avere sotto casa una fila di camion accesi, e sottolineo accesi, potete immaginare le vibrazioni e il rumore di una colonna di mezzi sotto la finestra».

PROTESTA NEGLI UFFICI COMUNALI
A quel punto, «presi dall'esasperazione, i residenti hanno chiamato il Comune e preteso di parlare con il primo cittadino» per avere spiegazioni a riguardo recandosi poi in municipio. «Non siamo arrabbiati, siamo incazzati, che è diverso», hanno detto al sindaco, Paola Lain della Lega alla quale è stato rammentato che «c'è un'ordinanza del Comune di Malo che, tra le altre cose, ordina con effetto immediato di mantenere spenti i motori degli autocarri in sosta. Capiamo che il burocratese a volte sia difficile da decifrare, ma cosa non è chiaro nella frase mantenere i motori spenti? Di più: quell'ordinanza è datata 24 ottobre 2019, siamo a giugno 2020 e siamo ancora a chiedere che qualcuno intervenga? Per fortuna l'ordinanza comunale aveva effetto immediato» aggiunge il comitato con un certo sarcasmo. A quel punto, il sindaco, «dopo aver ascoltato le lamentele dei residenti», si è recato, assieme all'assessore ai lavori pubblici Roberto Danieli, in zona Vallugana, per verificare in prima persona quanto stava succedendo. In seguito, affermano i residenti, la Lain si è recata direttamente in cantiere.
 
MONTA LA RABBIA
Per vero non  è la prima volta che succedono cose del genere. «I problemi continuano da anni. Tra i residenti - si legge - la rabbia non è il solo lemma utile a descrivere lo stato d'animo ad oggi maggiormente diffuso». A questo si aggiunge anche lo sconforto. «Se ad un certo punto della tua vita ti rendi conto che è diventata una consuetudine contare i camion che passano, quasi come fosse un normale passatempo, significa che qualcosa non va. Sono arrivato anche a contare il passaggio di 103 camion in un'ora. La situazione è insostenibile, qualcuno deve intervenire», prosegue un altro residente. La querelle ormai continua da anni. «Ci siamo resi conto - si legge nella nota - che ogni volta che chiediamo risposte, dalla Regione arrivano rassicurazioni».

In effetti era già successo «anche per le polveri qualche mese fa». Con una nota pubblicata sul sito web della Regione Veneto, «la struttura di progetto» che si occupa full time della Spv, nello scorso ottobre «aveva liquidato l'accesso al pronto soccorso di un gruppo di residenti con difficoltà respiratorie affermando che i dati erano in linea con quelli monitorati nelle altre stazioni fisse della Provincia di Vicenza». Ne era scaturita la conclusione secondo cui «il  fatto che i dati dell'aria nella zona di Vallugana, dichiarati da Arpav, l'agenzia ambientale della Regione Veneto, coerentemente con quelli rilevati dal concessionario, avessero riportato valori simili a quelli del resto della provincia, indicava che il cantiere non aveva prodotto alterazioni di rilievo alla concentrazione delle polveri».

Una conclusione vista dagli abitanti come fumo negli occhi. «Questo è il genere di risposte - fanno sapere questi ultimi - che abbiamo avuto finora: tutto è molto bello, tutto è perfettamente funzionante, tutto viene fatto a norma e a regola d'arte - continuano i residenti - ma questo tipo di rassicurazioni non forniscono risposte, ma pongono ulteriori domande: quanti cittadini della provincia di Vicenza si sono recati al pronto soccorso in gruppo per problemi respiratori, visto che i dati in Vallugana sono in linea con quelli provinciali? Come si fa ad affermare con tale sicurezza che il cantiere non ha prodotto alterazioni di rilievo per le polveri, quando abbiamo ore di filmati che raccontano un'altra storia? Come si fa a negare con tanta fermezza che il cantiere non ha nessun impatto sulla salute psicofisica dei cittadini e sul territorio in generale?».
 
LA STOCCATA
«In attesa del miracolo» l'ultima stoccata viene rivolta proprio alla struttura regionale di progetto coordinata da Elisabetta Pellegrini: «Ricordo molto bene come nello scorso dicembre in occasione della ricorrenza di Santa Barbara, protettrice dei minatori, le autorità regionali preposte, assieme all'ingegnere Pellegrini, si sono recate in Vallugana per partecipare alla messa in galleria. I lavori di pulizia e messa in ordine delle strade e del cantiere - fa sapere un residente - iniziarono qualche giorno prima, come abbiamo avuto modo di documentare. Al loro arrivo lorsignori hanno trovato strade pulite, assenza di polveri e una zona quasi incontaminata. E' facile dire che tutto funziona quando i preparativi fervono per offrirti una calorosa accoglienza. Nei giorni a seguire siamo tornati alla triste realtà che vediamo tutti i giorni. Questo significa che i controlli, forse perché in parte il controllore è anche il controllato, dovrebbero essere maggiormente capillari. Non vorrei - prosegue il residente - che per analogia, mentre loro si sono rivolti a Santa Barbara in galleria, noi dovessimo rivolgerci alla Madonna della grotta di Lourdes per avere la protezione che manca». Appresso una nota corale: «Siamo esasperati, e nell'attesa del miracolo, ci stiamo organizzando, con l'aiuto del nostro legale, l'avvocato Giorgio Destro del foro di Padova e con il supporto di un tecnico specializzato, al montaggio di un cortometraggio, che mette insieme le centinaia di ore registrate in questi anni. Il che raffrontato alle rassicurazioni che abbiamo avuto dalle istituzioni finora, fa letteralmente accapponare la pelle».

LA PROPOSTA DEI TERRITORI
Frattanto il comitati che nella zona di Montecchio Maggiore contestano l'opera hanno nuovamente lanciato un appello al rettore della Università di Padova affinché quest'ultima avvii uno studio indipendente relativo a quelli che saranno gli impatti dell'opera sui territori. «Chiediamo una ricerca che si svolga sul campo e che si avvalga anche delle testimonianze e dei contributi degli abitanti nonché delle carte progettuali» spiega in una nota diffusa ieri Daniela Muraro, uno dei volti storici del no alla Spv nella città castellana.

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