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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Otto marzo, i sindacati: "Dati impietosi sul lavoro femminile"

La fotografia di Cgil, Cisl e Uil: "Anche nella nostra provincia le differenze di genere esistono e sono tangibili"

Cgil Cisl e Uil di Vicenza e provincia,  tramite le rappresentanti che seguono le politiche di genere, Marina Berganin (Cgil), Carla Marcheluzzo (Cisl) e Ketty Marra (Uil), hanno diffuso dei dati che fotografano la situazione. L’uguaglianza è alla base della indipendenza e della libertà delle persone (valore fondamentale dell’Unione Europea) ma la partecipazione femminile al lavoro, in Italia, in Veneto e a Vicenza, ci vede fanalino di coda tra i paesi occidentali, ben 17 punti sotto la Germania.
L’Europa, con il trattato di Lisbona, si era data l’obiettivo di un’occupazione femminile al 60% entro il 2010.

Secondo i sindacati, il tasso di occupazione femminile nazionale, prima del Covid, raggiungeva la soglia del 50%, durante il Covid è arrivato al 48/49%, con grandissime differenze tra regioni. Il tasso di occupazione femminile vicentino, nel 2020 (ultimo dato disponibile) era del 54,8% (ma era del 59,4% l’anno prima) ed era comunque di 20 punti inferiore rispetto all’occupazione maschile che è al 73,5% (nel 2019 era del 76,6%). La disoccupazione femminile, inferiore a quella nazionale, vede le donne vicentine al 9,3% (era del 5,7% nel 2019) e vede gli uomini al 5,4%. Nel 2020 in media d’anno le donne vicentine occupate erano 151 mila, pari al 41,4% del totale degli occupati. Rispetto al 2019 le donne occupate sono diminuite di 13 mila unità. Nel 2021 si sono registrate 54.265 assunzioni dipendenti donne e 61.330 assunzioni uomini. Quasi 6 contratti su 10 delle nuove assunzioni donne nel 2021 sono stati a tempo determinato (58,7%) rispetto al 4 su 10 degli uomini (43,6%).

Si evidenzia anche una notevole distanza nella tipologia di contratto: le donne hanno tendenzialmente contratti più precari degli uomini. Fatte 100 le assunzioni per le donne nel 2021, solo il 14,5% erano a tempo indeterminato (7.855 ) mentre per gli uomini il dato è stato di 20,7% (12.685). È poi ancora forte la differenza di genere nella tipologia di orario lavorativo. Nel 2021 le donne con contratto a full time erano uno su due, il 54% del totale mentre gli uomini con la stessa tipologia di contratto erano pari al 81,7%. In Veneto il pay gap gender è di circa il 32% (retribuzione media all’anno di 17.108 euro per le donne e 26.294 euro per gli uomini – ott. 2021), anche uno studio dell’INPS del 2019 rilevava una differenza di stipendi del 34% in Veneto, divario che si ripercuote sulle pensioni e sulla povertà senile. Per quanto riguarda il vicentino, il dato arriva dai Caaf Cgil Vicenza: dato medio sui redditi da lavoro dipendente: 17.604 euro per le donne, 25.999 euro per gli uomini; dato medio dei redditi da pensione: 14.002 per le donne, 20.437 per gli uomini.

Inoltre il Veneto è la regione con la più alta percentuale di part-time femminile scelta che diventa quasi obbligatoria per le lavoratrici se il lavoro di cura dei figli, della famiglia ricade quasi totalmente su di loro. Tale situazione incide negativamente anche sui percorsi di carriera. Manca la condivisione del lavoro famigliare, i figli sono un carico quasi esclusivamente femminile. In una coppia che lavora si è stimato che le donne dedicano tre ore e 18 minuti al giorno per la cura della casa e della famiglia e il loro marito/compagno un’ora e ventun minuti. L’Ispettorato del Lavoro di Vicenza ci dice poi che nel 2020 ci sono state 2.220 dimissioni volontarie nel periodo tutelato dalla legge dopo la maternità, ovvero fino ai tre anni del bambino ovvero 42 a settimana. Il 70 % riguardava donne, la gran parte al primo figlio.

 

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