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«I 29 fendenti» e l'ombra «dei servizi»: un omicidio senza colpevoli

Il delitto di via Poma a Roma è stato al centro di un incontro con la giornalista Raffaella Fanelli che alla libreria Galla, nel capoluogo berico, ha presentato il suo libro dedicato ad un caso irrisolto di cui il Paese non ha mai smesso di parlare

L'omicidio di Simonetta Cesaroni, «i 29 fendenti riscontrati sul suo cadavere», le accuse nei confronti dei sospettati formulate e ritirate, le condanne ribaltate in secondo grado e in Cassazione, le trame invisibili, gli insabbiamenti, i depistaggi, le ombre dei servizi segreti, gli autori e gli eventuali mandanti dell'omicidio che dal 7 agosto 1990 sfuggono sistematicamente alla giustizia. È questo assieme a molto altro il caso del delitto di via Poma. Un caso che ciclicamente ritorna a fare capolino sui media anche per le novità che di tanto in tanto emergono in sede giudiziaria: nell'ambito di un lavoro condotto dalla magistratura rispetto al quale i coni d'ombra non mancano. A parlare del caso ieri 11 maggio alla libreria Galla di Vicenza è stata Raffaela Fanelli, la giornalista milanese che alla morte della allora ventenne ha dedicato un lavoro intitolato semplicemente «Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni» edito da Ponte alle Grazie. Fanelli, una delle giornaliste investigative più note del Paese, stimolata dalle domande della giornalista berica Ilaria Rebecchi, ha dato vita ad un confronto con l'uditorio fornendo uno spaccato degli avvenimenti «cui il giornalista deve dare vita senza coinvolgimenti emotivi»: cosa che per la giornalista costituisce una sfida permanente. Fanelli parlando davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ha descritto a tinte fosche il caso descrivendolo come una sorta di pièce umana votata «alla omertà collettiva».

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