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Obbligo vaccinale per i sanitari? Sit-in davanti al San Bortolo

Un gruppo di cittadini, tra cui alcuni operatori del settore, ha protestato davanti al nosocomio berico contestando l'iniziativa di palazzo Chigi

«L'obbligo vaccinale nei confronti dei sanitari recentemente stabilito per decreto legge presenta troppi punti oscuri giacché sembra avere tutti i tratti di una sperimentazione di massa contraria al buon senso e alle norme». È questo il leitmotiv ripetuto a più riprese da una trentina di manifestanti che ieri primo aprile nel pomeriggio si è riunita all'ingresso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza per protestare contro le decisioni del governo assunte per contrastare il Covid-19 non più tardi del 31 marzo.

IL FLASH MOB
I manifestanti, che ieri alle 18,00 hanno dato vita ad un sit-in pacifico davanti ad alcuni uomini delle forze dell'ordine, hanno distribuito volantini, esposto striscioni. E soprattutto si sono detti pronti a dare vita ad un coordinamento nazionale con altre reti che da giorni stanno dando vita a iniziative del genere. «In questo momento - fa sapere uno dei partecipanti ossia Rita Gonella, che ai microfoni di Vicenzatoday.it ha rilasciato una sua breve testimonianza - stiamo valutando con un pool di avvocati anche le possibilità di ricorrere alla magistratura perché riteniamo il decreto del governo fortemente lesivo dei diritti degli operatori sanitari ai quali va la nostra solidarietà».

PARLA L'USB
Ad ogni modo le perplessità espresse dai manifestanti non sono un fulmine a ciel sereno perché tra gli addetti del settore lo scetticismo verso i vaccini non è mai mancato. Tanto che in queste ore è il sindacato di base Usb a prendere posizione con il delegato per la materia sanitaria per Vicenza e provincia (si tratta di Federico Martelletto) che stamani ha puntualizzato il suo pensiero al riguardo. «Stiamo interloquendo con la direzione generale affinché non siano presi provvedimenti di sospensione nei confronti di quegli operatori che avessero manifestato la volontà di non vaccinarsi. Se dovesse accadere il contrario - fa sapere ancora Martelletto - daremo vita ad una serie di iniziative. Per di più il testo del decreto ancora non è stato sulla Gazzetta ufficiale e bisogna capire bene se sospensioni e demansionamenti per il personale che non intende farsi inoculare il siero siano davvero previsti nel modo in cui tali provvedimenti sono stati descritti dalla stampa».

LA STAFFILATA DI TURETTA
A margine della polemica poi interviene un altro sindacato di base, la Cub. La quale pur non entrando nel merito della querelle in corso accende i suoi riflettori su un altro aspetto. Quello che riguarda lo scudo penale per i medici. «Si tratta di una guarentigia giudiziaria che non sta né in cielo né in terra» attacca il segretario veneto di Cub Maria Teresa Turetta.

La quale rincara la dose: «Il combinato disposto tra obbligo vaccinale e scudo penale de facto mette chi subisce un possibile torto in caso di eventi avversi nella impossibilità di fare ricorso agli strumenti previsti dal codice penale. Il che è un abominio perché a quel punto il malcapitato si ritroverebbe cornuto e mazziato. Se davvero si vuole procedere con l'immunità penale, allora per i contenziosi di quel tipo va annullata la punibilità per il reato di diffamazione nonché quella dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, se proprio dobbiamo stravolgere l'impianto normativo. La questione di fondo - conclude Turetta - è che qualche anima bella, dietro il paravento, astrattamente corretto, di voler tutelare la professione medica, sta creando le condizioni politico-mediatiche per una impunità di massa nei confronti di Ulss e case farmaceutiche. Il che è una abiezione vomitevole».

Appresso un'ultima staffilata: «Sarebbe utile ricordare tutti che il virus sta facendo tanto male perché male è stata gestita la pandemia. E soprattutto perché in anni e anni la sanità pubblica è stata sguarnita in modo premeditato anche grazie a leggi mafiogene che permettono l'affidamento a privati di servizi sanitari che invece dovrebbero essere legati in modo sacrale ed in indissolubile dalla sfera pubblica». Ma come la pensa al riguardo la direzione generale dell'Ulss 8 berica? Chi scrive ha chiesto un commento agli uffici di via Rodolfi, dai quali però, almeno per li momento, non è giunta alcuna risposta.

ASCOLTA LA TESTIMONIANZA DI RITA GONELLA

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