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No-vax in rianimazione chiede per curarsi una camera iperbarica: “Se non ce l’avete prendetela da un’altra Regione”

Il paziente ha fatto spedire dal suo avvocato una lettera alla direzione dell’Ulss 7 con la richiesta di cure con ossigeno e azoto, terapia non prevista per la lotta contro il Covid

È in rianimazione nel reparto Covid di Bassano, ricoverato a causa delle conseguenze del coronavirus sul suo organismo. E in quella tragica situazione non rinuncia alla sua “filosofia” no-vax: vuole infatti essere curato con terapie non previste dalla struttura sanitaria. La singolare vicenda è stata resa nota a margine della conferenza stampa di martedì al San Bassiano dove sono stati illustrati i dati aggiornati sulla campagna di vaccinazione anti-Covid e sui ricoveri di pazienti positivi.

Il paziente no-vax, oltre a rifiutare le cure con le terapie previste, ha fatto spedire dal suo avvocato una lettera con la quale richiede di essere sottoposto con una terapia a base di ossigeno e azoto. In pratica una terapia iperbarica che per essere somministrata ha bisogno di un  apposito macchinario.

La terapia con la camera iperbarica, oltre a non essere uno strumento approvato per la lotta contro il Covid (ma approvata solo da un “comitato etico”) al San Bassiano non sarebbe comunque possibile per una semplice ragione: il macchinario non è presente in ospedale. Se l’Ulss 7 volesse esaudire alla richieste del paziente dovrebbe quindi farsi spedire il dispositivo per l’ossigeno terapia da un’altra regione.

In un momento di emergenza sanitaria, con i costi che questo comporterebbe e perlopiù per una terapia esclusa dalle terapie standard anti-covid, la dirigenza non ha potuto far altro che rifiutare la richiesta.

Negli ospedali dell’Ulss 7 Pedemontana i ricoverati per Covid sono 17,5 per 100.000 abitanti tra i vaccinati, contro 95,5 per 100.000 abitanti tra i non vaccinati, che dunque in proporzione risultano avere una possibilità oltre 4 volte superiore di essere ricoverati. Anche l’età media è influenzata in modo significativo dall’adesione o meno alla campagna di vaccinazione: tra i ricoverati Covid non vaccinati è relativamente bassa, 66,4 anni, mentre è di 75,6 anni tra i vaccinati, quando facilmente incidono sul quadro clinico anche altre patologie.

«C’è chi usa questo nuovo incremento dei ricoveri per sostenere che i vaccini non sono efficaci, in realtà proprio i dati sui ricoveri ci dimostrano esattamente il contrario - sottolinea il Direttore Generale dellìUlss 7 Carlo Bramezza -, per non parlare dell’andamento dei decessi rispetto allo scorso anno. La verità è che il virus, con le nuove varianti, circola molto più velocemente rispetto ad un anno fa e i vaccini ci consentono di far fronte comunque alla situazione, riducendo in modo significativo lo sviluppo delle forme più gravi della malattia e la necessità di ospedalizzazione. Purtroppo però il virus si diffonde con estrema facilità in quel 15% di popolazione che non si è vaccinato, e che spesso trascura anche le più elementari misure di prevenzione, e questo mette tutti più a rischio. Non solo, danneggia anche tutte le altre categorie di malati, perché anche se stiamo facendo tutto il possibile per evitare chiusure di interi reparti e servizi, è evidente che questi numeri ci stanno portando ad una rimodulazione sempre più significativa delle attività ordinarie. Tutto questo perché c’è quel 15% di popolazione che rifiuta la realtà, negando a se stesso, ai propri cari e alla comunità in cui vive la protezione del vaccino».

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