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Addio a Nicola Amenduni, morto il re dell'acciaio: aveva 103 anni

L'imprenditore di origine pugliese è stato uno dei "grandi vecchi" dell'industria italiana. Era alla guida del gruppo di famiglia, la Valbruna, fondata nel 1925

Avrebbe compiuto 104 ad aprile Nicola Amenduni, patron delle Acciaierie Valbruna e “grande vecchio” dell’industria italiana. L’ultracentenario imprenditore, di origine pugliese ma vicentino di adozione, è spirato nella notte tra domenica e lunedì. “Don Nicola” è stato presidente di Federacciai e ha guidato per mezzo secolo uno dei gruppi più internazionali d’Italia, la Valbruna, leader mondiale nel settore con 2.500 dipendenti ed una produzione annua di 250.000 tonnellate di acciai speciali ad alta qualità.

Nicola Amenduni nel 1957 prese in mano le redini delle Acciaierie Vicentine, fondate dal suocero Ernesto Gresele nel 1925, trasformandole in un colosso internazionale che oggi conta quattro stabilimenti produttivi, 2 in Italia (Vicenza e Bolzano), 1 negli Stati Uniti (Fort Wayne, IN) e uno recentemente acquisito in Canada (Welland, Ontario), e una quarantina di sedi. Sotto la sua guida l’azienda seppe trovare lo slancio decisivo, puntando sugli acciai inossidabili e diventando un impero che conta oggi 2.500 dipendenti. 

Il “re dell’acciaio” era nato a Bari il 4 aprile del 1918 e ha praticamente guidato l’azienda per oltre 60 anni con una lucidità sorprendente, nonostante l’età avanzata. Il gruppo, completamente di proprietà di famiglia (dei cinque figli Michele, Ernesto, Massimo, Maurizio e Antonella), ha raggiunto un fatturato che si avvicina al miliardo di euro.

Il cordoglio del presidente Zaia

“Con la scomparsa di Nicola Amenduni se ne va una figura storica nel panorama industriale non solo veneto ma anche nazionale - ha dichiarato il presidente della Regione Luca Zaia - Figura dalle capacità imprenditoriali pioneristiche, ha attraversato il Novecento dimostrando non solo di saper superare un conflitto mondiale e le sue conseguenze, ma anche di saper cogliere le opportunità delle trasformazioni economiche del dopoguerra, spostandosi dalla sua regione d’origine, la Puglia, al Veneto, dove ha trasformato le Acciaierie Valbruna in un’azienda leader nel mondo nella produzione dell’acciaio. La sua vita racconta in modo illuminante come una storia personale fatta di determinazione, perspicacia e acume riesca a farsi storia collettiva, non solo di una regione e del suo tessuto sociale e produttivo, ma anche di un’intera nazione”.  

“Nicola è stato un grande imprenditore, che ha trascorso la sua vita dietro la scrivania e che con la sua azienda ha dato e sta ancora dando un apporto straordinario all’economia veneta e migliaia di posti di lavoro - ricorda Zaia - Ma anche un grande uomo, un filantropo, uno che non si tirava mai indietro dove c’era bisogno. Ci siamo sentiti spessissimo e ogni volta mi chiedeva se c’era qualche necessità e se poteva essere utile. Per la sanità, ad esempio, ha fatto tantissimo”.

“Sono convinto che la sua storia possa essere letta non solo come esempio di un modello di imprenditoria - conclude Zaia - ma anche come la dimostrazione del fatto che la dimensione economica non possa prescindere da un contesto culturale ed etico di riferimento. Solo così si potranno scrivere ancora storie di grandi capitani d’industria come quella di Amenduni. Ai suoi familiari, in particolare ai figli, Michele, Ernesto, Massimo, Maurizio e Antonella, esprimo le mie più sincere condoglianze”.

La Fondazione San Bortolo

Alle parole del governatore Luca Zaia fanno seguito quelle del presidente, del comitato esecutivo di gestione, il consiglio d’indirizzo, i volontari e la Fondazione San Bortolo tutta.

"L’ingegner Amenduni è stato il nostro primo sostenitore - scrivono in una nota - uno dei Soci Fondatori della Fondazione San Bortolo nel 2008 e ha espresso la decisa volontà che ne fosse Presidente Gian Carlo Ferretto, suo fraterno amico. Erano due Grandi, legati da un’immensa reciproca fiducia e da una stima profonda, che insieme hanno realizzato grandi progetti a favore di tutti i vicentini. Innumerevoli gli interventi diretti dell’ing Amenduni che ci hanno permesso di acquistare materiali innovativi e ristrutturare completamente interi reparti, come l’Unità Spinale e Gravi Cerebrolesioni con la relativa zona living, il reparto di Oculistica e quello di Chirurgia Generale".

E ancora: "Ricordiamo poi varie borse di studio, il contributo per la clinicizzazione della Nefrologia e per la Terapia Intensiva Pediatrica e perfino il contributo derivante dalla vendita del suo libro “Olio Acciaio e… Fantasia”. Ma oltre alle donazioni, l’ingegner Amenduni è stato capace di coinvolgere e sensibilizzare i propri dipendenti e tante altre persone a riservare una particolare attenzione nei confronti della Fondazione e del suo impegno nel sostenere la sanità vicentina. Presente fino all’ultimo con telefonate, pressoché quotidiane, per seguire da vicino tutto ciò che vedeva protagonista la Fondazione, ha continuato a stimolare e proporre progetti sempre nuovi, ultimo dei quali l’allestimento della Terapia Semi Intensiva Pediatrica"

"Era una persona profondamente buona, per lui aiutare il prossimo era una gioia - concludono  Personaggio di altri tempi, la parola data e una stretta di mano valevano più di ogni contratto, molto carismatico, ma sempre disponibile per un consiglio e uno scambio di idee, era un esempio di grande padre di famiglia, grande capitano di industria, grande mecenate, vero punto di riferimento per l’intera città e per più generazioni".

Le sigle sindacali

Anche Cisl Vicenza si unisce al ricordo della figura di Nicola Amenduni: “É stato un imprenditore sempre leale e rispettoso dei lavoratori - sottolinea il segretario Raffaele Consiglio - con il quale è sempre stato possibile confrontarsi in modo corretto nel reciproco rispetto delle parti. La sua sensibilità umana lo ha portato a impegnarsi in modo concreto anche per sostenere le necessità sociali del nostro territorio, mettendo in campo anche in questo ambito tutto il suo impegno e le sue capacità. Anche per queste ragioni rappresenta una figura alla quale non possiamo che guardare oggi con profondo rispetto”.

"Una persona ed un imprenditore che aveva davvero a cuore il lavoro, le persone che lavorano ed il territorio", aggiunge il segretario generale della Cgil di Vicenza Giampaolo Zanni.


 


 

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