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Vicenza si mobilita: palestre, bar, ristoranti e lavoratori in piazza: «La nostra paura è la fame»

Le limitazioni imposte dal governo centrale per fermare il contagio da Covid-19 preoccupano le categorie economiche che a distanza di pochi giorni tornano a mobilitarsi

A pochi giorni dalla mobilitazione di piazza, baristi e ristoratori tornano a far sentire la loro voce con una manifestazione spontanea con concentramento in città, zona Caffè Garibaldi, alle 18.30 di sabato 31 ottobre.

Questi sono i primi slogan distillati dai manifestanti che sono un migliaio anche se l'affluenza un poco alla volta aumenta. I dimostranti, come hanno fatto rilevare nei giornibscorsi, ritengono illogici e controproducenti le misure assunte da palazzo Chigi.

Sul palco anche la cabarettista Giusi Zenere che ha portato la testimonianza del mondo dello spettacolo: «Dittatura, dittatura» queste sono le voci che si sono levate dalla folla.

«Il lavoro è dignità» ha detto piú volte la Zenere spiegando che a suo dire sono in arrivo strette ancora piú dure. «Non ce la facciamo piú, faccio fatica a fare ridere la gente. Aiutiamoci tra noi anche a nero» ha urlato Zenere perchè «noi lavoratori dello spettacolo invaderemo le piazze con l'arte».

«La nostra paura è la fame. Ci uccide la fame non il virus» si grida dal palco mentre tra la folla si grida «governo assassino».

«Le tasse vengono solo rinviate, non cancellate... Però i soldi per i monopattini li hanno trovati» il governo ha fallito. A margine della manifestazione hano fatto capolino in silenzio anche il sindaco Francesco Rucco e il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti.

Dal palco i manifestanti propongono di «tenere comunque aperti i locali».

«Grazie ai lockdown il governo vuole un popolo di pecore senza socialità. La stampa deve infondere anche positività non martellare in modo univoco sugli aspetti negativi». Questi gli inviti giunti dal palco. Mentre per l'ex consigliere provinciale Bortolino Sartore dice «c'è una pletora di dipendenti statali e di politici che a fine mese hanno lo stipendio garantito. Il grido va rivolto a loro non deve rimanere in questa piazza»

La manifestazione prosegue in maniera ordinata, dal palco continuano le critiche ad alzo zero nei confronti del governo. «Noi siamo quelli che facciamo girare il Paese, noi ci spacchiamo la schiena. A noi quelli che fanno i parassiti coi nostri soldi ci fanno schifo. Dobbiamo fargliela pagare. Noi ce li andiamo a prendere questi. Palazzo per palazzo, casa per casa» si tuona dal palco.

Poco prima delle sette e mezzo la gente comincia, alla chetichella, ad abbandonare la piazza.

Sartore, che ha professato il suo credo genetista, è stato pesantemente contestato da coloro che esponevano il tricore e che si collocano nell'area politica piú legata alla tradizione nazionalista.

Qualche minuto prima delle 19,oo piazza dei signori è piena per un terzo. I manifestanti si dividono tra coloro che considerano l'affluenza importante e coloro che si aspettavano una maggiore partecipazione. La presenza delle forze dell'ordine è discreta ed è «commisurata» con l'andamento «pacifico della progesta».

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