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Incidenti stradali e bracconaggio, la strage dei lupi in Veneto

La denuncia del consigliere Regionale di minoranza Andrea Zanoni: "19 casi accertati, ma potrebbe trattarsi solo della punta dell’iceberg”

L'odio per il lupo da parte degli esseri umani è atavico. Un odio fomentato da allarmismi che fanno emergere la sete di sangue di cacciatori, allevatori e abitanti delle zone - in prevalenza montane - in cui il predatore è tornato dopo anni e dopo aver rischiato per l'ennesima volta l'estinzione. Eppure il lupo è una specie superprotetta, eppure esistevano fondi europei che finanziavano recinti elettrificati e cani da pastore come misura efficace contro la predazione. Eppure, anche ora, nell'era tecnologica e con un territorio che a ben vedere di selvaggio ha molto poco (a cominciare dal turismo montano di massa), l'ossessione verso questo splendido animale non sembra essere passata, quasi che l'uomo - in una fiaba alla quale non crede più nessuno - debba ancora difendere il proprio villaggio dal feroce animale che minaccia la sua sopravvivenza. 

«Dal 2010 a oggi in Veneto ben 19 lupi sono rimasti uccisi: investiti, vittime di bracconaggio o dei bocconi avvelenati: decisamente troppi visto che parliamo di una specie superprotetta. E potrebbe trattarsi della punta dell’iceberg». A sottolinearlo è Andrea Zanoni - consigliere Regionale di minoranza del Partito Democratico - commentando i dati, ottenuti con due accessi agli atti, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve). Il consigliere ha chiesto un report insieme al referto della necroscopia sull’esemplare ammazzato a fucilate in Lessinia nel settembre 2018 vicino a Roveré Veronese e, con il consenso dell’Autorità Giudiziaria, ha ottenuto la documentazione. «Sono rimasto sconvolto nel leggerlo, così come nel vedere le foto: sono stati ben 28 i pallettoni estratti dal corpo del povero animale, un bellissimo maschio di 36 chili e mezzo. Due fucilate, una sul collo e l’altra sul fine schiena provenienti da due direzioni diverse che confermano l’intenzione di ucciderlo. Non era stato scambiato certo per una volpe o una lepre!».  Cosa ancora più grave, per ammazzare l'animale sono stati utilizzati pallettoni dal diametro di sei millimetri. Un diametro con il quale non si caccia nessun animale selvatico abbattibile da calendario venatorio e che senza ombra di dubbio dimostra una battuta di caccia al lupo premeditata con cartucce adatte allo scopo

La provincia con più esemplari morti è Treviso, 7, seguita da Vicenza e Verona con 5 e Belluno 2.  «E 19 lupi uccisi sono davvero molti - spiega Zanoni - è come se fossero stati eliminati tre branchi e comunque parliamo solo delle uccisioni accertate, potrebbe essere la punta dell’iceberg e i numeri essere molto maggiori. Non sappiamo le cause di tutti: certamente in quattro casi, Resana, Vittorio Veneto, Pederobba e Dolcè, si tratta di incidenti stradali; quest’ultimo accaduto a metà maggio e non ancora analizzato dall’Izsve».

Almeno tre, invece, gli episodi accertati di bracconaggio: Roveré Veronese nel 2018, Valdobbiadene e Borso del Grappa lo scorso anno. Ma potrebbero essere di più. «Con un secondo accesso atti, del quale sono in attesa,  ho chiesto all’Istituto Zooprofilattico le cause di morte di ogni singolo caso.  Questi episodi - rincara Zanoni - sono frutto anche del clima causato da alcuni consiglieri di maggioranza particolarmente vicini alle istanze della lobby più estremista del mondo venatorio, che nella precedente legislatura hanno addirittura presentato progetti di legge per chiedere di poter uccidere i lupi. Incuranti della protezione a livello statale, comunitaria ed internazionale e delle relative norme, che prevedono ben 22 misure di gestione del lupo e contenimento dei danni da adottare prima di arrivare agli abbattimenti. Ma anziché agire seriamente sulla prevenzione è più facile fare della dannosa propaganda»

Eppurem, come si diceva, esisteva un’iniziativa europea, il Progetto Wolfalps, che garantiva risorse per l’acquisto di recinti elettrificati e di cani pastore ed era la soluzione più efficace, come ribadito anche da alcuni allevatori italiani che avevano visto azzerare le predazioni «Purtroppo la Giunta si è mossa tardi confermando la propria latitanza sul fronte della programmazione e della pianificazione e auspicando, anzi, un ritorno agli abbattimenti - sottolinea il rappresentante PD - Il Veneto sta diventando sempre più terra di bracconaggio, ce lo dice il Piano nazionale di contrasto a questo fenomeno approvato dalla Conferenza Stato Regioni. E non solo per quanto riguarda gli uccelli migratori, ma anche per specie super-protette come il lupo. Ricordo che, come previsto dalla legge, chi spara ai lupi rischia l’arresto da due a otto mesi».

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