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«La Regione riapra il centro di salute mentale scledense»

È la richiesta di tre gruppi dell'Alto vicentino che con questo proposito hanno organizzato un sit-in in programma il 2 luglio davanti al duomo della città laniera

«Riaprire il Centro di salute mentale di Schio è una priorità»: è questo l'incipit di un volantino diffuso ieri in tutto il comprensorio del Leogra da tre sigle molto note in quel territorio: si tratta del «Comitato per la difesa della sanità pubblica dell'Alto Vicentino» della «Associazione cittadinanza e salute» nonché  del «Comitato Eugenio Carpanedo». I tre gruppi forti delle loro convinzioni hanno indetto un sit-in previsto proprio a Schio per giovedì 2 luglio alle ore 18.oo davanti al Duomo della città laniera.

Il volantino, che è stato curato tra gli altri da Orianna Zaltron, punta l'indice sulla situazione attuale: «Secondo la normativa, la presa in carico delle persone con malattia mentale è effettuata dal Dipartimento di salute mentale, attraverso il servizio ospedaliero di diagnosi e cura ed i Centri di salute mentale o Csm territoriali. Siamo tutti portati a pensare che sia l'ospedale il punto principale di riferimento, invece è proprio il Csm a svolgere la parte preponderante, occupandosi non solo della cura, ma anche della riabilitazione e dell'inserimento sociale. È il Centro di salute mentale - si legge ancora - ad accogliere la persona, a valutarne i bisogni, a progettare per lei gli interventi più adatti, avvalendosi anche delle strutture convenzionate... centri diurni, comunità alloggio..., a seguirla per tutto il tempo necessario, anche tutta la vita, se dovesse servire. La persona rimane difatti nel suo contesto di vita, ed è lì che viene aiutata a superare o a convivere con le proprie difficoltà».

Poi un'altra considerazione: «La salute e il benessere mentale sono fondamentali per la qualità della vita e la produttività degli individui, delle famiglie e delle comunità. Anche nella Regione Veneto negli ultimi anni è aumentato il disagio, ma purtroppo, a fronte di ciò, la risposta pubblica si mostra carente e inadeguata». Per di più la critica alla gestione da parte di palazzo Balbi della sanità del comprensorio si colloca in un filone ben noto. Che è quello delle critiche che da anni si moltiplicano «ferocemente» a causa dei cascami finanziari e sanitari materializzatisi dopo la costruzione del nuovo ospedale territoriale di Santorso che secondo i suoi detrattori avrebbe indebolito tutta al sanità pubblica dell'Alto vicentino obbligando la chiusura dei nosocomi di Thiene e Schio considerati efficienti e ben funzionanti. Si tratta di una querelle che non si è mai sopita e che nel novembre del 2019 aveva portato a manifestare oltre tremila persone.

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