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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'inedificabilità sulla cintura sud non si tocca

Il vincolo ministeriale sulla spalla meridionale della città palladiana a ridosso di Monte Berico non va annullato perché l'area è già sotto pressione: la Regione Veneto e Sviluppo Cotorossi soccombono al Tar. Si blocca così pure la lottizzazione a Borgo Berga. Esultano Italia nostra e Comitato contro gli abusi edilizi

Dire no al provvedimento di vincolo di inedificabilità per la spalla sud di Vicenza a ridosso di Monte Berico equivarrebbe ad arrecare «un ulteriore pregiudizio a un'area di rilevantissimo pregio, già compromessa e si porrebbe in frontale contrasto con l'esigenza espressa... di preservare il territorio dalla ulteriore espansione edilizia» rispetto ad un'area dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità». È questo il passaggio chiave di due recentissime sentenze del Tar veneziano che ha così bocciato le richieste della Regione Veneto e della Sviluppo Cotorossi (in questo caso solo per la porzione interessata alla lottizzazione di Borgo Berga) tese ad annullare lo stesso vincolo apposto dal Ministero dei beni culturali nel 2019. La novità è stata accolta con soddisfazione da Italia nostra e dal Comitato vicentino contro l'abusivismo edilizio che oggi 20 aprile hanno diramato una nota congiunta in cui commentano l'accaduto. Entrambe le associazioni infatti si dicono liete per i due provvedimenti della magistratura amministrativa.

IL PIRUEA
Spiegano che furono proprio le stesse associazioni ad aver richiesto a suo tempo «il nuovo vincolo anche per evitare il completamento del piano urbanistico» noto come «Piruea Cotorossi». Un piano che de facto costituisce il completamento della attuale cittadella ubicata attorno al tribunale berico, da anni al centro di una querelle politico-giudiziaria spesso effervescente.

L'UNESCO
Quel piano urbanistico, fanno sapere Italia nostra e il Comitato contro gli abusi edilizi, era stato descritto dalla stessa Unesco come «devastante». I due coordinamenti ora si augurano che «le raccomandazioni dell'Unesco, di destinare ad uso agricolo il lotto non ancora urbanizzato ed oggi sottoposto a vincolo, «vengano finalmente accolte» dalla futura amministrazione comunale. In questo senso il riferimento è alle imminenti elezioni comunali previste a metà maggio.
 
PROCEDIMENTI PENALI
«Segnaliamo, inoltre, che - si legge - in relazione alla vicenda di Borgo Berga sono ancora pendenti, presso la Procura della Repubblica di Vicenza, quattro procedimenti penali, di cui uno iscritto a modello 21 con la contestazione del reato di disastro. È pendente altresì - si legge ancora - un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica con il quale  si contesta la legittimità della sanatoria paesaggistica» ai privati «rilasciata nel 2020 dal Comune di Vicenza».

LO SCENARIO
Dopo che il Ministero dei beni culturali aveva posto il vincolo ci fu una sollevazione da parte di una porzione rilevante del mondo confindustriale berico nonché da parte di una porzione della politica regionale. Di segno avverso fu la reazione della rete ecologista che da anni e anni ritiene che la pressione edificatoria in terra Veneta abbia nuociuto alla salvaguardia dei territori. Ora Regione e privati potranno, se vorranno, proporre appello al Consiglio di Stato.

GLI ECHI DEL DOSSIER GREENPEACE
Ad ogni modo se si parla di difesa del territorio si continuano ad avvertire gli echi delle polemiche seguite alla pubblicazione del dossier di Greenpeace sul caso di contaminazione da Pfas che ha colpito il Veneto centrale: ne ha parlato Vicenzatoday.it sia il 19 aprile sia ieri 20 aprile. Sempre ieri sulla stessa querelle si è inserito anche il coordinamento ambientalista veneto Covepa. Che con un dispaccio pubblicato dal suo portavoce Massimo Follesa sulla bacheca Facebook dell'associazione ha mosso una serie di critiche ad ampio spettro.

LE BORDATE ALLA MAGISTRATURA VENEZIANA
«Le recentissime rivelazioni di Greenpeace sul caso Pfas, gettano una luce sinistra sull'operato della amministrazione regionale veneta. In questo senso - scrive l'architetto Follesa - il silenzio della giunta retta dal governatore Luca Zaia è inquietante. Ma ancora più inquietate è un'altra circostanza. Come mai a fronte di inerzie così ciclopiche e così costanti nel tempo non ci sono sentori da parte della magistratura veneziana che per prima dovrebbe occuparsi delle magagne di palazzo Balbi e dintorni? Parallelamente ricordiamo peraltro la fine assai poco gloriosa, fatta dall'inchiesta della procura vicentina, sulle inerzie di alcuni funzionari regionali rispetto a presunte condotte omissive nell'ambito dei controlli e verifiche sulla Miteni e sulla sua gestione».

DENUNCE IN PROCURA
Purtroppo dopo la pubblicazione del rapporto Greenpeace si ha l'impressione che, ancora una volta, la magistratura abbia usato i guanti bianchi nei confronti di quella zona grigia, tra pubblica amministrazione, potere economico e potere politico che è uno dei veri mali del nostro Paese. Noi del Covepa e tutti quelli che osservano il caso, ci auspichiamo che i consiglieri regionali veneti che hanno a cuore le sorti dell'ambiente portino alla procura veneziana il rapporto in modo che i magistrati possano valutare, con rigore e incisività, eventuali profili penalmente rilevanti.

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