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Piano faunistico e bacino sull'Astico: critiche alla Regione

Palazzo Ferro Fini e palazzo Balbi finiscono nel mirino della galassia ecologista berica con due eventi distinti organizzati nell acittà palladiana e a Sandrigo

La rete animalista Generazione no caccia ha dato vita ieri 25 settembre a Vicenza in Campo Marzo ad un sit-in di un'ora durante il quale è stato messo nel mirino il piano venatorio che in queste settimane è in discussione al consiglio regionale veneto. In realtà quella di ieri non è la sola sollecitazione che dalla provincia berica viene indirizzata verso palazzo palazzo Ferro Fini nonché verso palazzo Balbi. Sempre ieri a Sandrigo è iniziata una esposizione didattica ed informativa per «sensibilizzare l'opinione pubblica in relazione ai molti problemi che saranno causati dall'invaso anti piena che proprio la Regione Veneto vorrebbe realizzare tra Sandrigo e Breganze» lungo il torrente Astico.

IL J'ACCUSE DELLA LIPU
Ad ogni modo in campo Marzo ieri non sono mancati i j'accuse distillati dal mondo animalista Lipu in testa. I cui vertici da giorni hanno messo nero su bianco il loro cahier de doleance: «La provincia di Vicenza ha meno della metà delle aree protette rispetto alle altre province del Veneto. Si potrà andare a caccia nel 90% dei siti naturali più importanti della provincia i quali fanno parte della Rete Natura 2000. Scarsissima - fa sapere Francesco Costa, uno dei volti di spicco di Lipu a Vcienza come nel Veneto - è la protezione dei fiumi, importanti habitat percorsi dalle rotte migratorie. Non è stato previsto il divieto regionale totale dell'uso del piombo, pericoloso soprattutto per le specie frequentanti le zone umide e i rapaci delle aree alpine. L'iter burocratico per vietare la caccia nei terreni di proprietà è inutilmente complesso. Tutto questo in una provincia, quella di Vicenza, dove l'attività venatoria è ancora molto intensa: nelle  ultime due stagioni delle quali disponiamo di dati, i cacciatori hanno segnato nei loro tesserini più di un milione di uccelli abbattuti, quasi un milione di uccelli migratori». Sulla caccia di frodo poi non ci sono dati, ma per Lipu lo scenario rimane allarmante. Non è tenero nemmeno Fabio Cappelletto, uno dei volti emergenti di Europa verde nel Vicentino che argomenta così il suo punto di vista: «Con il sit-in organizzato a campo Marzo portiamo in piazza non solo le incongruenze ambientali del nuovo Piano faunistico venatorio, ma anche le disuguaglianze sociali che genera: di fatto chi vuole tutelare la fauna selvatica veneta, per esempio chiudendo i propri campi alla caccia, ha più impedimenti burocratici rispetto a quelli con cui si facilita la deregulation cara ai cacciatori. E ancora: sappiamo che le minacce non sono rappresentate solo dalla caccia, ma anche da molte altre attività umane come inquinamento, colate di asfalto, pesticidi, distruzione degli habitat.. Allora perché non sono previste azioni di contrasto a tutto ciò? Nel 2021 la tutela della fauna dovrebbe essere la priorità assoluta del nuovo piano. Ne va di ciò che rimane di bello della nostra terra veneta».

BACCHETTATE ALL'INDIRIZZO DI PALAZZO FERRO FINI
Ieri hanno preso parte alla manifestazione il consigliere regionale Andrea Zanoni del Pd e la verde Cristina Guarda. I quali oltre a ribadire le critiche già messe nero su bianco dal mondo ecologista durante un recente convegno a Arcugnano hanno anche fatto sapere però che l'attuale piano faunistico sta incontrando diverse difficoltà in consiglio regionale. Da settimane infatti si parla di una maggioranza di centrodestra divisa anche perché il piano sarebbe indigesto al settore turistico e alberghiero, una lobby potente nel Veneto, che vede la nuova disciplina troppo «sdraiata» sui desiderata dei cacciatori «che socialmente - attacca Zanoni - non rappresentano che loro stessi e la loro voglia di divertire ammazzando animali, una pratica non solo esecrabile eticamente ma che stressa duramente gli ecosistemi e che è pure pericolosa per la gente. Il Vicentino peraltro - spiega ancora il consigliere Zanoni - è ancora peggio perché per tutta una serie di ragioni anche legate al mancato rispetto di parecchie tutele questa provincia è una sorti di bengodi, di far west della caccia dove le doppiette sono state abituate a fare un po' come vogliono». Sul punto è intervenuta pure Guarda, la quale ai microfoni di Vicenzatoday.it ha sottolineato come ci sia la necessità che il piano faunistico oggi allo studio di palazzo Balbi debba essere stravolto per diventare un vero piano faunistico e non uno venatoria travisato da piano per la fauna.

IL DOSSIER E IL PROGETTO
Tuttavia le rivendicazioni in materia ambientale durante la giornata di ieri non si sono limitate al capoluogo berico. Il fronte del progetto del bacino sul torrente Astico rimane infatti caldo anche perché nei giorni passati non erano mancate le bacchettate verso l'amministrazione regionale. Poche ore fa presso la Chiesetta Trissino a Sandrigo gli attivisti del laboratorio civico «Astico Tesina» hanno dato vita ad una mostra intitolata «Bacino di laminazione sul torrente Astico: limiti, criticità, alternative». In un volantino di una pagina il gruppo ha precisato nero su bianco le motivazioni di una scelta del genere. Nel pieghevole peraltro sono anche indicate alcune iniziative ulteriori organizzate dal gruppo. Francesco Lovo e Teresa Santini (due attivisti del laboratorio civico) ai microfoni di Vicenzatoday.it peraltro hanno dato conto dei motivi che li hanno spinti ad agire in quella direzione spiegando che auspicano che l'esposizione diventi un momento di confronto aperto sul problema.

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ASCOLTA L'INTERVISTA A LOVO E SANTINI

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