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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il caso Pfas torna nelle scuole venete

Dopo l'esperienza dello scorso anno, dalle province di Verona, Vicenza e Padova, riparte una iniziativa di sensibilizzazione curata da un gruppo di associazioni del territorio: frattanto per le indagini sulla Miteni Legambiente premia il Noe di Treviso

Il gruppo educativo «Zero pfas» una delle molte sigle che da anni si battono sul territorio regionale per sensibilizzare l'opinione pubblica dopo la deflagrazione del caso di contaminazione da derivati del fluoro che ha colpito il Veneto centrale, scalda i motori. L'obbiettivo è quello di dare vita ad un progetto che proprio nell'opera di sensibilizzazione coinvolga direttamente il mondo delle scuole. L'iniziativa che ha preso il via ai primi del mese è divenuta di dominio pubblico ieri quando la coordinatrice del progetto, l'arzignanese Donata Albiero, ha diramato una nota in cui sono stati illustrati i dettagli della proposta.

«In questi giorni - scrive la Albiero - abbiamo inviato nelle tre province maggiormente interessate dal caso Pfas, ovvero le province di Verona, Vicenza e Padova, ben venticinque lettere indirizzate a scuole considerate sensibili alla problematica: scuole che si trovano in zone ritenute particolarmente contaminate da questi temibili derivati del fluoro. Il programma riguarda ovviamente l'anno scolastico 2019-2020». Il progetto si intitola «Pfas nel Veneto. I rischi per la salute sono reali: conoscere per capire e agire».

Ma quali sono i temi che saranno affrontati nelle scuole delle tre province nell'ambito di questa iniziativa di sensibilizzazione? Stando al documento indirizzato ad inizio agosto ai présidi degli istituti le direttrici principali sono due. La prima è quella dell'«impoverimento delle risorse idriche non inquinate». La seconda riguarda i meccanismi di interferenza in forza dei quali «le sostanze Pfas - rimarca Albiero - compromettono la fertilità delle future generazioni». La proposta però ha anche un valore civico e sociale dal momento in cui tra gli obiettivi di lungo corso vengono identificati la formazione delle nuove generazioni «cui vanno forniti gli strumenti culturali e morali» idonei affinché si possa per fare fronte alle grandi sfide «che caratterizzano la nuova realtà del pianeta e della società...», nonché il coinvolgimento «dei docenti, per affrontare le nuove tematiche con gli studenti». Si tratta di una piattaforma precisa pensata per creare una certa qual «consapevolezza» nei genitori come negli insegnanti in merito alle «attuali criticità che, se non affrontate per tempo» col piglio dovuto in futuro rischiano di compromettere in maniera «dolorosamente significativa - sottolinea ancora la Albiero - vita e salute dei nostri giovanissimi, di coloro che possiamo considerare tutti nostri figli».

Per vero associazioni e gruppi veneti che hanno aderito a questa iniziativa sono parecchi. Nel dettaglio si tratta di Acqua libera dai Pfas, Cillsa, Isde - medici per l'ambiente, Comitato zero Pfas Agno-Chiampo, Comitato zero Pfas Padova, Rete vicentina Gas, Legambiente, Mamme no Pfas, Medicina democratica, Climate defense units, Libera e Pfasland.

Ad ogni buon conto il documento inviato ai primi di agosto alle scuole è stata l'occasione per gli organizzatori per dare corpo ad un consuntivo per l'iniziativa dell'anno passato. Una iniziativa pensata sulla falsariga di quella di quest'anno e che tra Padovano e Vicentino (il Veronese era rimasto escluso) aveva coinvolto oltre 1500 studenti. Più in generale l'affaire Pfas, un caso di contaminazione da derivati del fluoro che ha interessato le falde di una porzione importante del Veneto, è deflagrato nel 2014 allorché le autorità regionali e poi la magistratura accesero i propri riflettori sulla Miteni, una industria chimica di Trissino nel Vicentino, finita in una inchiesta di ampia portata che ha fatto clamore anche a livello nazionale. È di queste ore tra l'altro una novità che riguarda proprio l'affaire dei derivati del fluoro. Ieri Legambinete nazionale ha conferito una menzione speciale nell'ambito del Premio legalità ai Carabinieri del Noe di Treviso proprio in ragione dell'indagine condotta da questi ultimi, dietro mandato della procura di Vicenza, sulla condotta della Miteni.

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